TEMPESTA BANCARIA ALL’ORIZZONTE

L’ultimo bluff di Mario Draghi ha suscitato una certa euforia che, in realtà, cela una situazione tutt’altro che allegra. In allegato due articoli che illustrano che cosa si profila all’orizzonte. Nel primo articolo leggiamo che:  «la banca per i regolamenti internazionali, BRI (BIS, Bank for International settlements), è preoccupata che recenti fattori di disturbo nei mercati azionari potrebbero rappresentare il segno che un’altra crisi finanziaria sia attualmente in fermentazione. In un sobrio rapporto intitolato “Una strana calma è il segno d’avvio di una turbolenza ” la BRI dichiara ben poco allegramente che: “Quello a cui stiamo assistendo potrebbe non […]
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L’ultimo bluff di Mario Draghi ha suscitato una certa euforia che, in realtà, cela una situazione tutt’altro che allegra.

In allegato due articoli che illustrano che cosa si profila all’orizzonte.
Nel primo articolo leggiamo che:
 «la banca per i regolamenti internazionali, BRI (BIS, Bank for International settlements), è preoccupata che recenti fattori di disturbo nei mercati azionari potrebbero rappresentare il segno che un’altra crisi finanziaria sia attualmente in fermentazione. In un sobrio rapporto intitolato “Una strana calma è il segno d’avvio di una turbolenza ” la BRI dichiara ben poco allegramente che: “Quello a cui stiamo assistendo potrebbe non essere un qualche fulmine sparso a ciel sereno ma piuttosto l’avvisaglia dell’imminenza di una tempesta le cui nuvole si stanno accumulando già lungo tempo”».
I, sintesi, i punti di preoccupazione sono:

– I profitti calano inesorabilmente.
–  Profitti giù e mercati azionari nei guai

– La Cina cresce più lentamente, i prezzi del petrolio sono andati in caduta libera e restano bassi, i mercati emergenti sono stati colpiti da fughe di capitali e i profitti da obbligazioni ad alto rischio salgono senza sosta.
– L’incontro del G-20 a Shangai si è concluso senza concludere nulla.
– La politica delle banche centrali ha sedotto le multinazionali nel prendere prestiti enormi che poi hanno investito in buybacks (ricomprare le proprie stesse azioni per gonfiarne artificialmente il prezzo) e dividendi, e nessuna delle due cose in grado di creare i flussi di rendita necessari a ripagare i debiti. Anziché investire nel futuro delle compagnie (gli investimenti commerciali sono al record negativo) le multinazionali si sono comportate allo stesso modo delle banche di Wall Street prima del crash del 2008.
 
Il secondo articolo, molto breve, ci tocca da vicino. Avverte:

Le grandi banche europee sono l’anello più debole della crisi prossima ventura. Dopo aver ricevuto, nel 2008, l’astronomica cifra di 661miliardi di euro di fondi pubblici, a titolo di salvataggio, oggi le banche sono decapitalizzate (una parte dei loro attivi vale meno di quello che viene dichiarato ovvero, in altre parole, sono attivi tossici) e sono in difficoltà a pagare a breve termine i loro passivi.

Le cifre sottolineano i sintomi più evidenti di tale difficoltà..

Il valore dei cosiddetti “CoCos“, i titoli di debiti di alcune delle principali banche europee, è sceso drammaticamente. Stiamo parlando di Deutsche Bank, Santander, Unicredit e del Banco Popular (e la stessa cosa avviene con la BNP Paribas).

– Questo significa che le principali banche della Spagna, della Germania, della Francia e dell’Italia si trovano sull’orlo dell’abisso.

Buona letturad. e.

Tempesa bancaria all’orizzonte

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