Macchinari vecchi: Dario Di Vico ha trovato il colpevole

Caro Operai Contro, prima da sindacalista dirigente della Uil, poi dalle pagine del Corriere della sera, da decenni Dario Di Vico è un accanito sostenitore della politica dei sacrifici, della cosidetta flessibilità, delle misure che hanno causato un tracollo della condizione operaia per salvaguardare i profitti dei padroni. Tanto per fare degli esempi: dall’abolizione della scala mobile, al pacchetto Treu, dalla legge Biagi al Jobs act e chi più ne ha più ne metta. Corresponsabile come i tanti del suo girone, nell’aver conciato la pelle degli operai, Di Vico vorrebbe ora dimostrarne, i presunti benefici sociali avuti come contropartita, […]
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Caro Operai Contro,

prima da sindacalista dirigente della Uil, poi dalle pagine del Corriere della sera, da decenni Dario Di Vico è un accanito sostenitore della politica dei sacrifici, della cosidetta flessibilità, delle misure che hanno causato un tracollo della condizione operaia per salvaguardare i profitti dei padroni. Tanto per fare degli esempi: dall’abolizione della scala mobile, al pacchetto Treu, dalla legge Biagi al Jobs act e chi più ne ha più ne metta.

Corresponsabile come i tanti del suo girone, nell’aver conciato la pelle degli operai, Di Vico vorrebbe ora dimostrarne, i presunti benefici sociali avuti come contropartita, ma nonostante occupi una pagina intera del Corriere, (13 febbraio 2016), può esibire solo dati negativi e se la prende col macchinario industriale che in Italia è troppo vecchio.

Dario Di Vico sempre preso a dare addosso agli operai, non lo sapeva. Lo ha appreso dal recente studio dell’Ucimu-Confindustria che: “l’età media del macchinario italiano non è stata mai così alta e invecchiata negli ultimi 40 anni”.

Puntando il dito contro il macchinario vecchio quale responsabile della mancata ripresa, Di Vico non si rende conto che in realtà il dito lo punta contro se stesso. Infatti è grazie a quelli come lui (padroni in testa), che riducendo al lumicino la condizione operaia, il macchinario vecchio, ammortizzato, rende alti profitti ed evita ai padroni nuovi investimenti.

Gli operai bruciati vivi nei vecchi impianti della Thyssen Krupp, lo dimostrano: la fabbrica doveva chiudere ma, se non esplodeva avrebbe continuato ancora per cento anni!

Una pagina intera del Corriere con sei grafici, per dire che i consumi interni sono al palo, che l’export va meglio, e che, solo farmaceutica e autoveicoli “hanno sorretto la ripresina”.

Di Vico non si vergona. Dovrebbe nascondersi, ma evidentemente trova “naturale” che sia toccato agli operai subire il tracollo della propria condizione, per una contropartita sociale che non poteva esistere, sorretta da un costante “togliere”, con la promessa del sempre futuro, “dare”. E’ sotto gli occhi di tutti che gli operai oggi, stanno cento volte peggio di ieri.

Di Vico se la prende col macchinario vecchio, ma il vero vecchiume sono quelli come lui, dalla parte di un sistema sociale fondato sullo sfruttamento degli operai, che ha fatto il suo tempo, ma che non morirà da solo.

Per questo condivido la costruzione del Partito Operaio.

Saluti da un estimatore di Operai Contro.

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