AL SISI IL COMPARE DI RENZI DURERA’ POCO

Redazione di Operai Contro, Al Sisi farà una brutta fine La violenza della polizia e dell’esercito, il servilismo della magistratura saranno spazzati via da una nuova rivolta. Un lettore 3 febbraio 2016, Nena News – Migliaia di dottori egiziani sono scesi in piazza ieri per protestare contro la violenza della polizia. I fatti che sono base dell’agitazione dei camici bianchi risalgono allo scorso 28 gennaio: dopo essersi rifiutato di trattare la ferita di un agente con dei punti, un dottore dell’ospedale Matariya al Cairo sarebbe stato aggredito, insieme ad un suo collega, prima da un agente e, successivamente, da altri […]
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Redazione di Operai Contro,

Al Sisi farà una brutta fine

La violenza della polizia e dell’esercito, il servilismo della magistratura saranno spazzati via da una nuova rivolta.

Un lettore

3 febbraio 2016, Nena News – Migliaia di dottori egiziani sono scesi in piazza ieri per protestare contro la violenza della polizia. I fatti che sono base dell’agitazione dei camici bianchi risalgono allo scorso 28 gennaio: dopo essersi rifiutato di trattare la ferita di un agente con dei punti, un dottore dell’ospedale Matariya al Cairo sarebbe stato aggredito, insieme ad un suo collega, prima da un agente e, successivamente, da altri nove poliziotti. Ad esacerbare i malumori dei medici ci ha poi pensato ieri il procuratore di stato che ha sì interrogato i poliziotti coinvolti nell’aggressione, ma li ha infine rilasciati.

Sul banco degli imputati vi è soprattutto il ministro degli interni che è accusato dai manifestanti di non aver punito gli agenti responsabili delle violenze. Al danno potrebbe seguire la beffa: non tutelati dalle istituzioni, i medici scesi in piazza ieri potrebbero ora essere incriminati per la “legge anti-protesta” del 2013  secondo la quale non è possibile manifestare senza prima aver ottenuto un permesso dalle autorità. In una conferenza stampa affollata, il sindacato dei medici ha chiesto le dimissioni del ministro della salute perché non avrebbe tutelato i diritti dei dottori e ha minacciato di iniziare uno “sciopero parziale” qualora le loro richieste di giustizia non dovessero essere soddisfatte.

La protesta di ieri nelle strade della capitale colpisce ancora di più perché a scendere in piazza non sono i tanto vituperati “Fratelli Musulmani”, ma una delle categorie professionali più rispettate del Paese come dimostra la grande solidarietà che l’agitazione ha incassato sui social network, in particolar modo su Twitter dove l’hashtag “sostieni il sindacato dei medici” è stato molto condiviso in rete. C’è stato chi ha voluto collegare le violenze subite dai medici al clima generale repressivo che si vive nell’Egitto di as-Sisi. Tra questi vi è l’associazione per i diritti umani “L’iniziativa egiziana per i diritti della persona (Eipr)”. Eipr ritiene che l’aggressione subita dal personale sanitario dell’ospedale di Matariya a fine gennaio riflette “l’abuso di autorità” delle forze dell’ordine.

Nel clima politico egiziano estremamente polarizzato non poteva mancare chi, invece, ha dato un’opposta lettura alla mobilitazione dei camici bianchi. Raggiunto dall’Afp, un ufficiale di polizia che ha preferito restare anonimo ha detto che i dottori che si stanno mobilitando sono affiliati al movimento dei Fratelli Musulmani (fuorilegge dal 2013). Un’accusa, in realtà, non originale che spesso viene utilizzata dalle autorità per silenziare qualunque dissenso al governo del presidente as-Sisi.

Le violenze delle forze dell’ordine, del resto, non devono sorprendere: alcuni giorni fa un tribunale della città di Ismailiyya ha condannato a 8 anni di prigione un poliziotto che aveva picchiato a morte un veterinario. Senza dimenticare poi gli oltre mille oppositori uccisi da polizia e dagli agenti di sicurezza egiziani (migliaia gli arrestati). Tra questi, anche il ricercatore italiano Giulio Regeni.

“I poliziotti sono criminali”

Erano tanti ieri i dottori che sono scesi in piazza di fronte alla sede del sindacato dei dottori egiziani al Cairo. Di fronte alla determinazione dei camici bianchi di punire i responsabili delle violenza, a poco è servito il tentativo in extremis del primo ministro egiziano di sospendere temporaneamente i due agenti responsabili delle violenze compiute nell’ospedale di Matariya. “Sono una dottoressa, chi metterà i punti alla mia ferita” recitava un cartello retto da una giovane donna. “I poliziotti sono dei criminali” era scritto su un altro. Altri manifestanti, invece, portavano la foto dei dottori detenuti. Tra questi, vi era quello di Ahmed Said, chirurgo e attivista dei diritti umani arrestatato a novembre per la sua militanza politica.

Di fronte alle violenze contro i medici, ieri il sindacato di categoria ha minacciato di convocare entro due settimane uno sciopero parziale qualora le autorità locali non dovessero soddisfare tre loro richieste: punizione degli agenti coinvolti nelle violenze dell’ospedale Mataraya; fine delle intimidazioni e dele aggressioni della polizia contro il personale sanitario; dimissioni del ministro della salute. L’organizzazione dei medici ha poi comunicato che “ogni ospedale in cui il personale medico è stato aggredito sarà chiuso”.

Alla folla di manifestanti scesi per strada ieri, il presidente del sindacato dei dottori, Hussein Khairi, ha lanciato un messaggio chiaro: “siamo ad un punto di svolta nella nostra storia come organizzazione dei medici. Gli aggressori, siano essi dottori o poliziotti, devono essere puniti”.

Di tutt’altro avviso sono i media legati al regime. Commentando le proteste di ieri, tv e stampa pro-Sisi hanno detto che l’agitazione dei medici di questi giorni è in realtà solo un pretesto per attaccare il governo as-Sisi e va, pertanto, al di là della violenza della polizia. Alcuni commentatori, in modo nemmeno troppo velato, hanno lasciato intendere che a guidare l’insofferenza dei dottori vi sarebbero i sostenitori dei Fratelli Musulmani. In un Paese profondamente diviso, c’è chi invece ha letto gli eventi di questi giorni con tutt’altro stato d’animo. Uno di questi è lo scrittore Mahmoud Mohammed Hegazi che, sul suo account Facebook, ha scritto: “la rivoluzione di gennaio non è morta – ha scritto sul suo account Facebook – oggi si apre un nuovo capitolo”. Nena News

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