L’ALTALENA NELLA MERDA DEI BORDELLI

Redazione di operai Contro, ormai solo i due venditori di preservativi bucati, insistono a dire che in italia tutto va bene. La carta moneta regalata da Draghi alle banche non basta più La produzione in tutto il mondo diminuisce Operai il capitalismo non crollerà da solo Operai rafforziamo il  nostro partito Operai, liquidiamo i parassiti dell’aristocrazia operaia Operai prepariamoci ad instaurare la nostra dittatura Operai ricordiamoci che per noi non esistono nazioni e  confini Operai a morte i bordelli e i padroni Un Operaio   Cronaca ANSA Nuova seduta nervosa in Borsa dopo il lunedì nero per le Borse europee […]
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Redazione di operai Contro,

ormai solo i due venditori di preservativi bucati, insistono a dire che in italia tutto va bene.

La carta moneta regalata da Draghi alle banche non basta più

La produzione in tutto il mondo diminuisce

Operai il capitalismo non crollerà da solo

Operai rafforziamo il  nostro partito

Operai, liquidiamo i parassiti dell’aristocrazia operaia

Operai prepariamoci ad instaurare la nostra dittatura

Operai ricordiamoci che per noi non esistono nazioni e  confini

Operai a morte i bordelli e i padroni

Un Operaio

 

Cronaca ANSA

Nuova seduta nervosa in Borsa dopo il lunedì nero per le Borse europee che ha fatto bruciare 310 miliardi di euro di capitalizzazione e ha fatto tornare la paura anche per lo spread. Dopo un avvio leggermente in positivo Piazza Affari ha girato improvvisamente in negativo con il listino bloccato da congelamenti per eccesso di volatilità ed è arrivata a cedere il 3% a 15.941 punti. Milano ha poi girato nuovamente in positivo con l’indice Ftse Mib in rialzo dello 0,2% a 16.480 punti. Sprint di Enel Gp (+1,78%), seguita da Enel (+1,2%), Campari (+0,92%), Generali (+0,59%), Luxottica (+0,8%), Telecom (+0,89%) ed Eni (+0,17%). Positiva anche Bpm (+0,58%), mentre resta debole Ubi (-1,86%) e banco Popolare contiene il calo allo 0,5%. Lieve rialzo per Intesa (+0,09%), bene Unicredit (+1,2%).

Girano in calo tutte le Borse europee a parte Londra (+0,39%), mentre anche i futures Usa cambiano di segno e si portano in territorio negativo. Atene (-1%) è la peggiore, preceduta da Milano (Ftse Mib -0,78%), a cui oggi va la palma della maggior oscillazione, con il Ftse Mib salito fino a quota 16.604 punti e sprofondato fino a 16.441 punti. In poche ore l’indice è arrivato a scendere fino al 3%, ma la fluttuazione media è stata dello 0,98%. Sotto pressione le materie prime con Antofagasta (-6,48%), Arcelor (-5,61%) e Anglo American (-4,44%), mentre in campo bancario le peggiori sono Ubi (-6,14%), le greche Eurobank (-6,19%) ed Alpha (-5,36%). Sotto tiro Ubs (-3,51%), Mediobanca (-3%), Unicredit (-3%) Bpm (-2,59%) e Intesa (-2,53%). Congelato Banco Popolare (-5% teorico). Difficoltà per gli automobilistici Ferrari (-4,08%) ed Fca (-2,14%), insieme a Volkswagen (-1,98%) e Peugeot (-1,06%). In campo energetico pesa Saipem (-2,37%), corre Vestas (+7,42%) dopo i conti e sale Tullow (-2,11%) in parità Eni.

Tonfo a Tokyo – La Borsa di Tokyo termina gli scambi con un tonfo del 5,4%, bruciando 918,86 punti, fino a quota 16.085,44: l’indice Nikkei, che ha segnato una perdita intraday di quasi 1.000 punti (la peggiore da maggio 2013), sconta il crollo di Wall Street e il brusco apprezzamento dello yen sul dollaro, superiore al 2%.

Spread che questa mattina apre in rialzo sopra i 150 punti – Lo spread tra Btp e Bund apre ancora in rialzo superando i 150 punti (154,2) portandosi sui livelli dell’estate 2015 con un rendimento all’1,74%. Il differenziale tra i Bonos spagnoli e il decennale tedesco si porta oltre 160 punti (161) con un tasso all’1,8%. Ieri lo spread aveva chiuso a 146 punti dopo un’apertura a 123.

A pesare è anche il crollo della produzione industriale in Germania – La produzione industriale tedesca a dicembre è scesa inaspettatamente per il secondo mese consecutivo dell’1,2% su novembre. Le stime indicavano un possibile incremento dello 0,5%. Germania che vede comunque un boom dell’export. L’export tedesco ha segnato un nuovo record nel 2015, segnando un aumento del 6,4% rispetto al 2014. Complessivamente, lo scorso anno la Germania ha esportato merce per un valore di 1.195,8 miliardi di euro. La merce importata ammonta a 948 miliardi (+4,2%). I dati, divulgati dall’ufficio di statistica generale Destatis, mostrano pero’ una flessione dell’1,6% a dicembre rispetto al mese precedente.

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