SIRIA: LA BATTAGLIA DI ALEPPO

Redazione di Operai Contro, in Siria è in atto una guerra. I padroni occidentali e i padroni Russi massacrano i civili siriani. I curdi continuano a fare i mercenari di chi li paga meglio Un lettore CRONACA DALLA STAMPA giordano stabile inviato a beirut La Turchia parla di politica delle «porte aperte» nei confronti dei profughi in fuga da Aleppo che si stanno ammassando alla sua frontiera. Ma in realtà i siriani restano dall’altra parte del confine, dove Ankara si prepara a costruire un’immensa tendopoli e a creare una «zona cuscinetto umanitaria». Il tutto mentre l’esercito di Bashar al-Assad, […]
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Redazione di Operai Contro,

in Siria è in atto una guerra. I padroni occidentali e i padroni Russi massacrano i civili siriani.

I curdi continuano a fare i mercenari di chi li paga meglio

Un lettore

CRONACA DALLA STAMPA
giordano stabile
inviato a beirut

La Turchia parla di politica delle «porte aperte» nei confronti dei profughi in fuga da Aleppo che si stanno ammassando alla sua frontiera. Ma in realtà i siriani restano dall’altra parte del confine, dove Ankara si prepara a costruire un’immensa tendopoli e a creare una «zona cuscinetto umanitaria». Il tutto mentre l’esercito di Bashar al-Assad, con l’aiuto di migliaia di rinforzi dai Paesi amici sciiti, va all’assalto finale alla metropoli del Nord.

 

Cuscinetto umanitario

Le partite militare e umanitaria si sono intrecciate ieri al vertice dei ministri della Difesa e degli Esteri della Ue ad Amsterdam. Con loro c’era il turco Mevlut Cavusoglu che ha assicurato come Ankara continui «la politica delle porte aperte per la gente che fugge». Ma sulla reale apertura del valico di Oncupinar (Bab al-Salama sul lato siriano) non si ci sono assicurazioni. Fonti europee fanno sapere che il timore è un altro: la Turchia sta implicitamente creando una zona cuscinetto, di emergenza umanitaria, dal lato siriano del confine, e la vede anche come un modo per frenare i guerriglieri curdi dello Ypg. Il governatore della provincia di Kilis ha annunciato ieri che creerà un accampamento in grado accogliere 30 mila persone in Siria.

 

 

Nuovi rinforzi

La mossa si lega alla situazione disperata dei ribelli ad Aleppo e dintorni, circondati su tre fronti: da Ovest premono i curdi dello Ypg, a Est c’è l’Isis, da Sud avanzano i governativi. La svolta è stata resa possibile da due fattori fondamentali secondo gli analisti. Uno è il miglior coordinamento fra truppe di terra, aviazione e reparti speciali. L’altro è il massiccio afflusso di rinforzi dai Paesi sciiti alleati della Siria.

 

Dopo cinque anni di guerra l’esercito siriano era rimasto «senza fanteria» e ha usato le sue forze d’élite, in particolare la Quarta brigata meccanizzata, «fino allo sfinimento». Per supplire sono arrivati rinforzi sciiti oltre che dal Libano, dall’Iraq e dall’Afghanistan. Le forze d’assalto nella battaglia di Aleppo sono composte soprattutto da Hezbollah libanesi (dai 10 ai 20 mila uomini in Siria), iracheni reduci dalle battaglie con l’Isis a Tikrit e gli hazara afghani (minoranza sciita). Gli iraniani hanno un ruolo soprattutto di consiglieri, anche se i ribelli rivendicano l’uccisione, ieri, del generale Mohsen Ghjardyan al fronte.

«Dialetti iracheni»

L’arrivo dei rinforzi iracheni a fianco dei governativi, dai 2500 ai cinquemila, è stato possibile anche grazie ai raid della coalizione arabo-occidentale in Iraq che hanno indebolito lo Stato islamico. «Non ci sono stime sicure, ma le forze ribelli – conferma Hossam Abouzahr dell’Atlantic Council’s Rafik Hariri Center for the Middle East – intercettano un numero sempre maggiore di comunicazioni in dialetti iracheni». Va anche detto che Damasco deve fronteggiare a sua volta una «armata internazionale», soprattutto di islamisti. Nelle formazioni ribelli Jaysh al-Fatah, e Jaysh al-Muhajirin secondo Elijah J. Magnier, analista dell’Al-Rai Media Group, «ci sono uomini provenienti da Arabia Saudita, Cecenia, Daghestan, Uzbekistan».

Intrappolati in una sacca

La battaglia di Aleppo, spiega ancora Abouzahr «è la prima netta dimostrazione di come la combinazione di forza aerea russa e consiglieri sul terreno è riuscita a compensare la mancanza di uomini fra i governativi». Gli aerei russi, tecnologicamente avanzati, volano «così in alto che possono operare in ogni condizione climatica, anche d’inverno». E questo ha cambiato le sorti della battaglia: i ribelli, che sei mesi fa contavano su 22 mila uomini solo ad Aleppo «si sono ridotti a 13-15 mila». E ora rischiano di essere annientati in una sacca, «intrappolati con 350 mila civili, affamati e sottoposti a incessanti bombardamenti».

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