LA GUERRA IN SIRIA

Redazione di operai Contro, cerchiamo di vedere quali sono le forze in campo in Siria – Le forze armate del dittatore Assad con gli alleati Russi e Iraniani e Hezbollah libanesi – Gli USA con i suoi crociati: Francesi, Inglesi, Italiani, Arabia Saudita, Turchi ecc – Gli oppositori Siriani di Assad, in parte controllati dai crociati di Obama – Gruppi armati Kurdi,   al servizio di chi fornisce armi: USA e RUSSI – ISIS alleata con alcuni gruppi armati anti ASSAD Intanto il 29 gennaio 2016 a Ginevra crociati filo Assad e crociati anti Assad con alcuni gruppi dell’opposizione anti […]
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Redazione di operai Contro,

cerchiamo di vedere quali sono le forze in campo in Siria

– Le forze armate del dittatore Assad con gli alleati Russi e Iraniani e Hezbollah libanesi

– Gli USA con i suoi crociati: Francesi, Inglesi, Italiani, Arabia Saudita, Turchi ecc

– Gli oppositori Siriani di Assad, in parte controllati dai crociati di Obama

– Gruppi armati Kurdi,   al servizio di chi fornisce armi: USA e RUSSI

– ISIS alleata con alcuni gruppi armati anti ASSAD

Intanto il 29 gennaio 2016 a Ginevra crociati filo Assad e crociati anti Assad con alcuni gruppi dell’opposizione anti Assad partecipano ai colloqui di pace di Ginevra.

Inutile dire che i colloqui di Ginevra sono sola una buffonata, perchè la principale forza in campo L’ISIS non partecipa e perchè tra i Turchi e Russi lo scontro è aperto come è aperto lo scontro tra Arabia Saudita e Iran

Cronaca dal Corriere

L’offensiva

I russi hanno condotto quasi 6 mila incursioni aeree, non hanno badato troppo a chi ci fosse sotto, hanno messo a disposizione artiglieria e razzi a lungo raggio dall’impatto pesante, hanno impiegato in alcuni scontri le loro forze speciali, hanno mandato al fronte alti ufficiali. Gli iraniani, gli Hezbollah, le milizie sciite (composte da iracheni, afghani) hanno svolto un ruolo chiave affiancando le unità locali. Damasco ha usato reparti scelti, lasciando ai paramilitari Ndf il compito di presidiare. Assad avrebbe anche cambiato di recente il comandante della Guardia Repubblicana, uno dei perni dell’apparato, affidandola a Talal Makhlouf, uno dei suoi cugini. I consiglieri inviati da Putin hanno aiutato i lealisti ad adeguare – per quanto possibile – le tattiche, hanno fornito nuovi mezzi e i risultati – al netto della propaganda – sono arrivati anche se è stato pagato un prezzo pesante. Gli analisti continuano a dubitare sulla capacità del presidente di tenere il territorio perché non possiede abbastanza uomini per farlo. Per contro i ribelli sono risoluti, determinati, anche se divisioni profonde e faide li indeboliscono nei momenti critici.

Rifornimenti

L’obiettivo – come ha indicato Elijah Magnier, giornalista di Al Rai con fonti russo-iraniane – è di tagliare i due principali corridoi di rifornimenti: quello che parte dalla Turchia e l’altro che arriva dalla Giordania. In queste settimane i caccia di Putin hanno martellato senza soste le vie di comunicazione vicino al confine turco incenerendo i camion e i loro carichi. Colpite duramente le fazioni sostenute da Ankara. Possibile che il comando voglia prendere il controllo di al Bab contando anche sulla progressione dei curdi da Est su Manbij. Se vi riuscirà avrà in mano uno snodo e potrà arginare eventuali iniziative della Turchia che da mesi parla di un intervento nella stessa zona.

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Latakia e il fronte nord

L’offensiva a oriente di Latakia ha permesso di rinsaldare le posizioni governative in una regione dove è alta la presenza alawita, la comunità alla quale appartiene il raìs. Prima dell’intervento della Russia era in pericolo, oggi la situazione è migliorata con il regime che è riuscito a prendere località importanti, come Salma e ora vuole proseguire spingendosi verso nord. Gli insorti, che pure erano ben organizzati all’interno di rifugi protetti, hanno resistito, per poi cedere ai distruttivi raid su difese e bunker. L’altro settore da seguire quello di Aleppo. I contendenti stanno concentrando reparti, i qaedisti di al Nusra hanno appena inviato una lunga colonna di oltre 200 veicoli senza che un singolo caccia (russo, governativo, americano) la prendesse di mira. Il movimento Nur al Din al Zenki ha lasciato la zona sostenendo di non aver ricevuto materiale bellico adeguato dall’estero, un riferimento anche ai missili Tow. A Est, il regime ha rotto l’assedio alla base di Kweires ma deve vedersela con l’Isis. E sempre lo Stato Islamico ha stretto ancora di più la morsa su Deir ez Zour, nel nord est, dove la guarnigione resiste da mesi e può essere rifornita solo dal cielo.

Il fronte Sud

I lealisti hanno conquistato Sheikh Miskin mettendo in difficoltà formazioni dell’Fsa e c’è di nuovo battaglia sul fronte di Kuneitra. Gli insorti hanno attribuito il rovescio all’incessante azione dei velivoli russi, ad una riduzione nel flusso di armi, ai rapporti difficili con il centro di coordinamento in Giordania, dove sedevano anche gli americani. Lamenti che ritroviamo anche da parte di brigate ribelli presenti in altre regioni, accuse accompagnate dalla denuncia di pressioni da parte di Washington per accettare la trattativa. Mentre indiscrezioni parlano di contatti tra Amman e Mosca per una tregua locale. Di certo c’è che l’uso dei missili anti carro Tow nelle prime tre settimane è crollato. Ne hanno di meno? I lealisti hanno adottato tecniche per ridurne l’impatto?

La zona curda

E’ come un piccolo grande gioco. I curdi siriani Ypg giocano tra due sponde. La prima è rappresentata dagli Usa. Grazie alla copertura dell’aviazione statunitense i separatisti hanno conquistato villaggio dopo villaggio spingendosi a ovest dell’Eufrate. Non è poco in quanto il fiume rappresentava la linea rossa invalicabile tracciata dalla Turchia. Il loro target è la cittadina di Manbij, anche se vorrebbero arrivare a Jarabulus, sul confine turco. L’altra meta, complessa, è Raqqa, una delle capitali dell’Isis. La seconda sponda per l’Ypg è rappresentata dalla Russia, ben lieta di usarli in chiave anti-Ankara. Mosca ha già fornito delle armi e promesso assistenza. Mosse delle superpotenze che ruotano attorno a punti geografici precisi. Gli americani hanno allungato una vecchia pista a Rmeilan e schierato reparti d’élite. Ufficialmente è un appoggio per «operazioni umanitarie», in realtà si tratta di un avamposto che potrebbe svolgere un giorno un ruolo più importante. I russi hanno risposto mandando una cinquantina di commandos a Qamishli, sempre nella zona curda, cittadina che dispone di un aeroporto. Così hanno riempito una casella del risiko siriano, sempre molto instabile dove hanno pesato, certamente, le divisioni degli avversari di Assad che si presenta ad un eventuale negoziato in condizioni migliori rispetto all’estate. Adesso tocca all’opposizione rispondere.

Un lettore

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