LA RIVOLTA DEI GIOVANI IN TUNISIA

Redazione di Operai Contro, le menzogne della stampa dei padroni si scoprono. La Tunisia veniva presentata come una pacifica democrazia borghese. La Tunisia è un paese in mano ad un dittatore. I giovani si ribellano e non sono mai cessate le manifestazione di protesta. Per ottenere la possibilità di sopravvivere occorre la rivolta. E necessario seppellire il capitalismo Un lavoratore Tunisino Cronaca Manifestazioni e scontri si susseguono in molte località della Tunisia, da Kairouane a Tunisi. Decine i feriti. A Feriana è morto un poliziotto, ucciso a colpi di pietre mentre era bloccato nella sua auto. La situazione ricorda […]
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Redazione di Operai Contro,

le menzogne della stampa dei padroni si scoprono. La Tunisia veniva presentata come una pacifica democrazia borghese. La Tunisia è un paese in mano ad un dittatore. I giovani si ribellano e non sono mai cessate le manifestazione di protesta. Per ottenere la possibilità di sopravvivere occorre la rivolta. E necessario seppellire il capitalismo

Un lavoratore Tunisino

Cronaca

Manifestazioni e scontri si susseguono in molte località della Tunisia, da Kairouane a Tunisi. Decine i feriti. A Feriana è morto un poliziotto, ucciso a colpi di pietre mentre era bloccato nella sua auto. La situazione ricorda quella che nel 2011 innescò le primavere arabe.

Le proteste sono partite dalla provincia di Kasserine, dove sabato un giovane si è suicidato mentre contestava la sua eliminazione da un concorso per un posto di lavoro, e si sono estese a tutto il Paese. Come 5 anni fa, le ragioni della protesta sono innanzitutto economiche.

“Stiamo difendendo il nostro diritto di lavorare” spiega un dimostrante. “L’unico sistema per essere ascoltati dal governo sono gli scontri. Non c‘è altro modo. Lo abbiamo chiesto per cinque anni, ma non hanno mai risposto.”

“Siamo una famiglia di otto persone, chi ci mantiene? Mia sorella! Lavora come spazzina nonostante abbia una laurea. Guadagna 100 euro al mese. Potete immaginare come viverci in otto? Siamo in affitto, il padrone di casa cerca di buttarci fuori da tre anni. Per me, l’alba di ogni nuovo giorno non è sinonimo di speranza.”

Di fronte alle proteste, ieri il governo ha annunciato aiuti per la regione di Kesserine, come l’assunzione di 6.000 disoccupati, e un’inchiesta sulla corruzione. Ma la mobilitazione non è cessata.

La crisi economica del Paese è aggravata dal crollo del settore turistico, in seguito ai recenti attentati.

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1 Comment

  1. campagnadiprimavera

    Mi sembra che il nocciolo della questione sia in fondo abbastanza semplice e alla “portata di tutti”: L’unico sistema per essere ascoltati è lo scontro perché smaschera i persuasori occulti e i loro tentativi di far apparire che tutto è sopportabile e/o migliorabile.