Il caso Quarto

Redazione di Operai Contro, La vicenda che sta coinvolgendo l’amministrazione comunale di Quarto, cittadina in provincia di Napoli, guidata da un sindaco del movimento 5 stelle merita alcune riflessioni. La cronaca è nota ma è meglio ripercorrere gli avvenimenti essenziali. Il Sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, si è trovata nel fuoco di una indagine giudiziaria che ha svelato che uno dei consiglieri comunali eletti nelle file del suo movimento politico era in realtà il portavoce di interessi economici vicino alla camorra. Per indurre il sindaco a compiere scelte amministrative che assecondassero quegli interessi il consigliere sembra abbia ordito insieme […]
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Redazione di Operai Contro,

La vicenda che sta coinvolgendo l’amministrazione comunale di Quarto, cittadina in provincia di Napoli, guidata da un sindaco del movimento 5 stelle merita alcune riflessioni.

La cronaca è nota ma è meglio ripercorrere gli avvenimenti essenziali. Il Sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, si è trovata nel fuoco di una indagine giudiziaria che ha svelato che uno dei consiglieri comunali eletti nelle file del suo movimento politico era in realtà il portavoce di interessi economici vicino alla camorra. Per indurre il sindaco a compiere scelte amministrative che assecondassero quegli interessi il consigliere sembra abbia ordito insieme ad altri un dossier in cui si rivelava un presunto abuso edilizio commesso dal marito del sindaco nell’abitazione attuale del primo cittadino di Quarto.

La storia ha generato una serie di contrasti politici culminati nell’indagine condotta dalla magistratura e tuttora in corso e nelle dimissioni del consigliere nonché nella sua espulsione dal movimento 5 stelle. Stessa sorte è toccata al Sindaco stesso, espulsa dal movimento. Fin qui i fatti.

Su questa vicenda, tipica di molte amministrazioni comunali, si è innescato un putiferio che guadagna da diversi giorni le prime pagine delle cronache nazionali. L’intento evidente è quello di sputtanare i grillini e additarli come dei malfattori al pari degli altri. Il PD sta conducendo in prima battuta questa campagna nonostante che i fatti dimostrino che il sindaco avesse respinto sistematicamente tutte le richieste del consigliere in odore di camorra. Dunque una campagna mediatica il cui fondamento risiede nel fatto che le intercettazioni condotte dalla magistratura hanno palesato il fatto che pezzi delle organizzazioni criminali, annusata la vittoria, abbiano fatto campagna elettorale per i pentastellati. Il PD dunque, nonostante molti dei suoi esponenti siano coinvolti in numerose inchieste giudiziarie che hanno condotto addirittura alle dimissioni del sindaco della capitale e che abbia guidato, alternandosi con il centrodestra, lo stesso Comune, sciolto per infiltrazioni camorristiche per ben due volte, ha avuto la faccia tosta di presentarsi come un difensore della legalità. I democratici, che mal sopportano la presunta verginità morale dei 5stelle, non hanno esitato a gettare fango sul Sindaco di Quarto che in fin dei conti nulla ha ceduto di fronte alle pressioni del consigliere in odore di camorra.

Per i grillini si tratta di una amara lezione. Sono anni che hanno impugnato la bandiera ideologica dell’onestà e hanno costruito il loro totem basandosi sul presupposto che “il governo degli onesti” avrebbe rivitalizzato la nazione. Hanno eluso completamente la natura oggettiva dell’amministrazione pubblica e ancor di più dell’organizzazione statale. Hanno ignorato che il governo della macchina pubblica è lo strumento con il quale i ceti sociali dominanti, pure in un piccolo territorio, si assicurano anche la gestione dei traffici economici e il controllo sociale del territorio, alternando strumenti di repressione e prebende per i poveri cristi. Il movimento cinque stelle è peraltro esso stesso espressione di quegli strati sociali intermedi che in una “democrazia evoluta e prospera” avrebbero ottenuto un posto al sole ma che la crisi ha rovinosamente trascinato verso il basso. Sono dunque portatori di una fede che intende condurre gli “esclusi del potere” nelle stanze dei bottoni. Nel fare questo riproducono tutte le credenze e le illusioni di cui questi ceti sono portatori. Nella crisi la fame accaparratoria della borghesia si accresce. E’ vitale e necessario accentrare le risorse, immiserire i produttori della ricchezza (gli operai) e marginalizzare entro certi limiti gli strati intermedi. Anche a livello locale si riproducono queste dinamiche. Quasi dappertutto crescono i sindaci-sceriffi che disinvoltamente gestiscono sempre di più gli affari in alleanza con la cerchia di notabili del posto immiserendo la condizioni dei ceti popolari. La crisi restringe le risorse e l’illusione della gestione della macchina pubblica come cassa di compensazione degli interessi sociali cade miseramente. Di questa illusione sono invece ancora intrisi i giovani pentastellati. Cercano disperatamente di rallentare il proprio declino, trincerandosi dietro l’onestà, nella speranza che il buongoverno possa salvare le proprie sorti e redistribuire una piccola fetta della ricchezza tra gli “esclusi dal potere”. Chiaramente si tengono alla larga dall’idea di rivoluzionare i rapporti sociali, anzi più di altri rivendicano l’assetto legale dell’attuale società. E in questo quadro rivendicano un posticino al sole che per forza di cose si scontra con gli interessi famelici e consolidati delle varie borghesie locali al potere.

Ora se l’analisi fin qui condotta è giusta, allora è la stessa composizione sociale del movimento politico a costituire il suo principale limite. E’ proprio quella stratificazione sociale orientata ad arginare i colpi della propria crisi sociale impossessandosi della macchina pubblica ad essere oggettivamente votata al compromesso. Ci sarà una parte sempre più consistente che troverà conveniente guadagnare il proprio posto al sole alleandosi direttamente con i settori dominanti nel paese e nei singoli “territori”. Il passaggio di casacca di decine di parlamentari passati nelle formazioni politiche tradizionali intascandosi l’intero stipendio di parlamentare ne è una prova. Una sorta di Scilipoti pentastellati. L’unica possibilità per questi ceti sociali di limitare il tracollo sociale e di conservare i loro privilegi è quella di allearsi, in una posizione servente, con la borghesia sia essa nazionale o locale. Le spinte reazionarie che questo movimento pure esprime ne sono la dimostrazione. La stessa rincorsa “dura e pura” alla onestà è praticamente una chimera, vista la continua propensione dei ceti sociali base elettorale del movimento a ricorrere anche a pratiche discutibili sul piano legale per garantire i propri interessi. Infatti la stessa presenza nelle liste e fra gli eletti del comune di Quarto di un sospetto portavoce della camorra dimostra come certe spinte “disoneste” siano carne e sangue del corpo elettorale di riferimento dei pentastellati. Da questo punto di vista essi stanno percorrendo la stessa strada di Di Pietro che con la sua Italia dei Valori è riuscito a far entrare in parlamento figure squallidissime, perfettamente in linea con gli altri parlamentari dei partiti di maggioranza.

Ecco, la vicenda dalla Capuozzo dimostra tutta l’inconsistenza di cui sono portatori i grillini. Ed è per questo che l’espulsione decretata da Grillo e dai suoi sceriffi assume i contorni del ridicolo.

Certo lo scontro è destinato ad acuirsi. Ed in questo scontro la natura oggettiva dei rapporti tra le classi e dei suoi rappresentanti politici si chiarirà e non avrà più la fantasiosa forma della lotta fra onesti e disonesti, ma fra chi è per la perpetuazione del furto del lavoro altrui, ossia dello sfruttamento operaio, e questa classe che questo furto vuole abolire.

Un compagno di Napoli

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