Tanto va di moda l’economicismo, che ci lascia l’abitudine. Così succede che la critica alle proposte avanzate da Federmeccanica siano indirizzate unicamente alla “parte salariale”, puntando a stuzzicare il superficiale malcontento di pancia degli operai verso i bisogni più immediati, tralasciando volutamente i grevi aspetti della sottoscrizione del testo unico sulla rappresentanza e senza citare nemmeno una volta l’applicazione del Jobs Act e dei suoi decreti attuativi, dalla soppressione dell’articolo 18 peraltro già eroso dall’intervento della Fornero fino alla videosorveglianza degli operai. FIOM-CGIL continua inoltre a sostenere il rinnovo annuale della parte economica del CCNL e l’aumento del 3% secco, a fronte di un’inflazione reale che ha raggiunto e superato in Italia il 5%. Ciò abbinato alla continua accettazione dell’indice IPCA che falsa il calcolo inflattivo a tutto vantaggio dei padroni.
Alla faccia del “pronti ad occupare le fabbriche”.
Tanto va di moda l’economicismo, che ci lascia l’abitudine. Così succede che la critica alle proposte avanzate da Federmeccanica siano indirizzate unicamente alla “parte salariale”, puntando a stuzzicare il superficiale malcontento di pancia degli operai verso i bisogni più immediati, tralasciando volutamente i grevi aspetti della sottoscrizione del testo unico sulla rappresentanza e senza citare nemmeno una volta l’applicazione del Jobs Act e dei suoi decreti attuativi, dalla soppressione dell’articolo 18 peraltro già eroso dall’intervento della Fornero fino alla videosorveglianza degli operai. FIOM-CGIL continua inoltre a sostenere il rinnovo annuale della parte economica del CCNL e l’aumento del 3% secco, a fronte di un’inflazione reale che ha raggiunto e superato in Italia il 5%. Ciò abbinato alla continua accettazione dell’indice IPCA che falsa il calcolo inflattivo a tutto vantaggio dei padroni.
Alla faccia del “pronti ad occupare le fabbriche”.