Natale, Gesù bambino non nasce in una banca

Redazione di Operai Contro, dovete scusarmi se vi mando questo scritto di Ferrara. Francesco mi ha talmente nauseato che non trovo di meglio Un pensionato di arezzo di Gianluca Ferrara | 23 dicembre 2015 Un paio d’anni fa a Viareggio il giorno di Natale portai mio figlio a vedere il presepe sito sull’incantevole lungomare. Giunto alla capanna rimasi senza fiato. Al fianco del bambinello era posto un cartello su cui – a caratteri cubitali – c’era scritto: “Sinceri auguri di buone feste dalla tua banca”. In altre parole il potere bancario sponsorizzava la nascita di Gesù. Già ipotizzare che […]
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Un paio d’anni fa a Viareggio il giorno di Natale portai mio figlio a vedere il presepe sito sull’incantevole lungomare. Giunto alla capanna rimasi senza fiato. Al fianco del bambinello era posto un cartello su cui – a caratteri cubitali – c’era scritto: “Sinceri auguri di buone feste dalla tua banca”. In altre parole il potere bancario sponsorizzava la nascita di Gesù. Già ipotizzare che un presepe potesse avere uno sponsor lo trovai disgustoso, che fosse una banca mi sembrò un atto blasfemo.

Quell’immagine ben fotografa i nostri tempi: il dominio della finanza e la sua colonizzazione di ogni settore sociale, dalla politica al sacro. L’egemonia della finanza anche nel nostro Paese è sempre più evidente: si lasciano morire di disperazione i truffati ma si salvano sempre i truffatori.

Gesù fu giustiziato dal potere del suo tempo con l’accusa di essere un sobillatore politico ma il suo messaggio cardine, che è quello di rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili, è stato sempre più disinnescato. Più di 20 anni fa don Tonino Bello, come augurio Natale, scrisse una lettera che ancora oggi è una frustata di consapevolezza. Una sferzata ai tanti cittadini mutati in consumatori che si apprestano a festeggiare un rito pagano che è l’antitesi del significato della nascita di Betlemme.

Gli “auguri scomodi” di don Tonino sembrano oggi, ancor più di ieri, rivolti a una classe politica che ha fatto della propaganda e dell’immagine la propria essenza: “Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi buon Natale senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. (…) Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate”.

Don Tonino, quando divenne vescovo di Molfetta, non mutò il proprio stile di vita che restò sobrio. Continuò a guidare la sua 500 a indossare il crocefisso di legno e aprì le porte del palazzo vescovile ospitando famiglie in difficoltà.

Nella sua lettera di Natale scrisse: “Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame”.

Dopo 20 anni le sue parole sono ancora attuali ed evidenziano quanto ipocrita sia diventata la festa del Natale. Un Natale dei tanti presunti cristiani che abbondano in politica, a partire dal presidente del Consiglio che la domenica va a messa e il lunedì autorizza l’acquisto degli F-35. Miliardi di euro investiti per la guerra che invece potrebbero essere usati per trovare dimore ai tanti “Giuseppe e Maria” di oggi che non hanno una casa dove dimorare.

Nel nostro Paese, la mancanza di lavoro e di abitazioni spinge tanti alla disperazione fino al suicidio, ma la politica continua ad essere prona degli interessi delle lobby delle armi. Interessi che sono più forti di quelli di tanti studenti che potrebbero avere delle scuole dignitose. Come calcolato da Giulio Marcon, con i circa 15 miliardi, somma destinata agli F-35, si potrebbero costruire 45 mila asili nido pubblici, creando oltre 200 mila posti di lavoro oppure mettere in sicurezza più di 13 mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio.

Auguri scomodi anche a personaggi come Matteo Salvini, che nei giorni scorsi ha usato persino il presepe per racimolare del consenso, ignorando che Giuseppe e Maria erano dei forestieri che non trovarono un alloggio dove dormire perché anche allora c’erano persone incapaci di accogliere il prossimo in difficoltà.

Questo Natale sembra essere illuminato dalle funesti luci della guerra. Una terza guerra mondiale combattuta a pezzi come sostenuto dal Papa. Finché non si comprenderà che il sangue di ogni donna e uomo è rosso a prescindere dalla razza, dal colore della pelle, dalla religione e dall’etnia e che ogni essere umano è unico e prezioso, non ci sarà mai pace.

Segnalo a chi si trovasse a Napoli, che la notte di Natale a partire dalle ore 23 padre Alex Zanotelli alla stazione Centrale celebrerà la messa. Gesù bambino non nascerà in un caveau di una banca circondato da uomini in giacca e cravatta, ma su di un carrello porta pacchi accolto da senza tetto e tanti che credono ancora che il Natale sia una festa rivoluzionaria perché abbatte le strutture dei potenti e innalza la semplicità degli ultimi.

Auguri

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