CRONACHE DAL PORTO DI NAPOLI

Redazione di Operai Contro, Il traffico merci via mare nel mediterraneo è in continuo aumento da anni per lo sviluppo delle economie dei paesi asiatici. Il mediterraneo raggiungibile attraverso il canale di Suez è la via migliore verso l’Europa, in particolare quella del sud. Lo sviluppo ha interessato particolarmente il movimento dei container. Mentre però alcuni porti sono in continua crescita, quelli italiani rimangono stabili per movimentazione da circa dieci anni. All’interno del bacino mediterraneo si è accesa una competizione innescata dalla crisi e dall’emergere di nuove realtà portuali come lo scalo marocchino di Tanger Med, che sta registrando […]
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Redazione di Operai Contro,

Il traffico merci via mare nel mediterraneo è in continuo aumento da anni per lo sviluppo delle economie dei paesi asiatici. Il mediterraneo raggiungibile attraverso il canale di Suez è la via migliore verso l’Europa, in particolare quella del sud. Lo sviluppo ha interessato particolarmente il movimento dei container. Mentre però alcuni porti sono in continua crescita, quelli italiani rimangono stabili per movimentazione da circa dieci anni. All’interno del bacino mediterraneo si è accesa una competizione innescata dalla crisi e dall’emergere di nuove realtà portuali come lo scalo marocchino di Tanger Med, che sta registrando aumenti di traffico merci in continuo crescendo (nel 2014 ha movimentato oltre tre milioni di teu (teu sta per “unità equivalente a 20 piedi” ed è la misura standard di volume nel trasporto dei container ISO, corrispondente a circa 40 metri cubi totali), con un +20,7% sul 2013 ed ora ha una quota di mercato del segmento, nel Mediterraneo, di circa il 10%), o lo scalo egiziano di Port Said che è arrivato a quattro milioni di teu, con un +1.500% nel periodo 1995-2013, ma anche come scali storici che stanno recuperando competitività, come il Pireo che nel periodo 1995-2013 è cresciuto del +400% arrivato a movimentare 3,1 milioni di teu e Algeciras che è salito a 4,3 milioni (+300%). In Italia tengono e aumentano i porti a nord del bacino, in particolare Genova e Trieste, al sud le cose non vanno così bene. Napoli è in calo. I dati del 2014 sostanzialmente confermano quelli dell’anno precedente nei teu e un calo generale dei movimenti di oltre il 6%: numeri che però si calcolano su una base già molto negativa, registrata dopo il 2012, quando il tonfo era stato del 12%. In questo contesto si situa la vertenza Conateco. Premessa necessaria è che Co.Na.Te.Co. è una spa con MSC al 70% e Cosco al 30%, ossia gli azionisti sono due grandi società che hanno il potere di decidere dove orientare il traffico marittimo. La Conateco nel corso degli anni ha accumulato milioni di debiti sia nei confronti dell’Autorità Portuale di Napoli, per il mancato pagamento dei canoni di concessione, sia nei confronti della previdenza per contributi non versati, sia nei confronti delle banche e dei fornitori. Debiti che ammontano attualmente a 56 milioni di euro di cui diciassette e oltre per contributi previdenziali sui lavoratori non versati. E’ una crisi che viene da lontano ma che è stata annacquata dal comportamento compiacente dell’autorità portuale che per anni, e ancora adesso, ha coperto la Conateco. Nel bilancio 2014, la Conateco ha dichiarato ricavi per 29.980.296 euro e costi per 45.460.050 euro, con una perdita di 15.460.050 euro. E’ solo l’ultimo dato di una lunga crisi. Di fronte a questo, l’autorità portuale, ma anche i politici, hanno continuato a chiudere gli occhi e ad appoggiare i padroni della Conateco. Perché? Perché da una parte sono direttamente interessati alla sopravvivenza della società (per interessi privati su cui sono in corso anche indagini della magistratura?). Dall’altra sono responsabili dell’immobilismo nella ristrutturazione del porto di Napoli che è una delle cause della sua crisi. I famosi moli LEVANTE che andranno sempre alla CONATECO sembrano bloccati. Mentre padroni amministratori e politici perdono tempo con i loro teatrini e continuano nel frattempo a fare la bella vita con barche faraoniche ormeggiate nel porto, su noi operai si cerca di scaricare tutto il peso della crisi, e se le cose continuano ad andare male rischiamo di perdere anche i contributi che non sono stati versati dalla società. Conateco ha messo in atto una radicale ristrutturazione. Ha buttato fuori più di cento operai, con la cassa integrazione. Ha cancellato il contratto di secondo livello (parliamo di operai che lavorano su più turni 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno) con un taglio netto medio di quattrocento euro al mese sulla busta paga. Mentre si colpiscono gli operai più combattivi e sindacalizzati, mentre c’è la cassa integrazione, il lavoro viene svolto in straordinari e appalti esterni. La reazione operaia non è mancata: il porto è stato bloccato in più occasioni tra luglio e agosto. Oggi però gli operai sono disorientati perché dopo tanti scioperi non hanno concluso molto. Una cosa però ci è risultata chiara: padroni, politici e sindacalisti di mestiere per uscire dalla crisi devono spremere di più noi operai e quindi altri “accordi” peggiorativi sono all’ordine del giorno. Le dilazioni nel tempo giocano a favore di chi ci spreme! Apriamo gli occhi e facciamo pressione su chi ci porta a sperdere. Noi operai dobbiamo far sentire la nostra voce: amministratori, azionisti e politici compiacenti si taglino loro stipendi, benefit e bustarelle. A noi operai non interessa di chi è la colpa e come vogliono sbrogliare la situazione. Noi operai lavoriamo per il salario, per sopravvivere, e il lavoro e il salario dobbiamo difendere.

Un operaio del porto di Napoli

 Nota della Redazione : Ad Agosto é stato sospeso, dopo 40 giorni, lo sciopero dei dipendenti del Conateco (Consorzio Napoletano Terminal Containers), che bloccava il Porto di Napoli.
Sono circa 350 i lavoratori del Consorzio che hanno sottoscritto il 21 luglio un accordo per la Cigs a rotazione per un anno.

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