La truffa democratica ha fatto il suo tempo

Caro Direttore, domenica 18 ottobre 2015 si è fermata al 16% l’affluenza alle urne nella prima fase delle elezioni legislative in Egitto. Nonostante le autorità avessero concesso ai lavoratori, mezza giornata di permesso elettorale per agevolare l’afflusso. Non solo in Italia e in Europa l’astensionismo la fa da padrone nelle elezioni borghesi, fondate sulla farsa per la quale: tutti i voti hanno lo stesso peso, a prescindere dalla posizione e condizione sociale di ciascun votante. Un sistema perfetto per la borghesia al potere, di mantenere l’esistente e dominarlo a proprio favore, magari ciurlando nel manico con cambi di governi […]
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Caro Direttore,

domenica 18 ottobre 2015 si è fermata al 16% l’affluenza alle urne nella prima fase delle elezioni legislative in Egitto. Nonostante le autorità avessero concesso ai lavoratori, mezza giornata di permesso elettorale per agevolare l’afflusso.

Non solo in Italia e in Europa l’astensionismo la fa da padrone nelle elezioni borghesi, fondate sulla farsa per la quale: tutti i voti hanno lo stesso peso, a prescindere dalla posizione e condizione sociale di ciascun votante. Un sistema perfetto per la borghesia al potere, di mantenere l’esistente e dominarlo a proprio favore, magari ciurlando nel manico con cambi di governi e relativa casacca.

Gli operai e le fasce meno abbienti dell’Egitto, non hanno impiegato mezzo secolo per capire l’antifona. Hanno disertato in massa le urne, nonostante sia solo la seconda volta che in Egitto si vota in “libere elezioni”. Come si ricorderà, la prima volta nel 2012 (dopo la primavera araba) vinsero i Fratelli Musulmani con Morsi, che pur vincitore del “suffragio universale”, nel 2013 fu destituito da al Sisi a capo dei militari (e qui la farsa è più che mai palese), perché non governava come volevano loro; loro i militari che avevano perso le elezioni.

Con la destituzione di Morsi i Fratelli Musulmani furono messi fuori legge, e accusati di terrorismo. In centinaia processati e condannati a morte, Morsi compreso. Anche l’opposizione liberale è stata repressa.

Alle elezioni del 18 e 19 ottobre 2015, si sono presentate nove liste, ma la maggior parte dei circa cinquemila candidati appoggia il governo in carica di al Sisi e fa parte della sua coalizione “Per amore dell’Egitto”, guidata da Sameh Seif Elyazal, ex funzionario dei servizi segreti. La formazione include anche importanti uomini d’affari e ex membri del Partito nazionale democratico (sciolto nel 2011) dell’ex presidente Hosni Moubarak.

C’è poi il partito salafita di al Nour, unico partito apertamente islamista in corsa. Per accreditarsi come il più ostile al governo in carica di al Sisi, durante la campagna elettorale ha cercato di convincere gli elettori che l’ideologia dei suoi esponenti è diversa e ormai lontana da quella dei Fratelli musulmani! Nour, colui che pretende di presentarsi come il più accanito oppositore di al Sisi, è invece il suo primo alleato nel fare tabula rasa dei Fratelli Musulmani che avevano vinto le precedenti e uniche elezioni! Altre formazioni di opposizione, come El Dostour e Karama, hanno deciso di boicottare il voto: sostengono che il sistema elettorale favorisca i candidati indipendenti piuttosto che i partiti e che l’esito sarà semplicemente una conferma dell’attuale regime.

Saluti da un estimatore di Operai Contro

 

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