Ospedali: nuovi lazzaretti. Prevenzione: un miraggio

Redazione di Operai contro, Con i 2,3 miliardi tagliati da Renzi compresi 205 esami clinici, arrivano a 30 miliardi di euro i tagli alla sanità negli ultimi 5 anni. Molti ospedali fungono da cronicari e per degenze pre morienti. Per i pazienti che non possono curarsi privatamente, l’unica prevenzione è sperare di non ammalarsi, altrimenti sono cazzi amari. Non solo molti ospedali diventano i nuovi lazzaretti, ma anche la prevenzione diventa un miraggio. Allego qui un estratto dal Fatto Quotidiano. Saluti Bruno Casca. A Matera per una visita oncologica bisogna mettersi in coda un anno prima. E ben dieci […]
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Redazione di Operai contro,

Con i 2,3 miliardi tagliati da Renzi compresi 205 esami clinici, arrivano a 30 miliardi di euro i tagli alla sanità negli ultimi 5 anni. Molti ospedali fungono da cronicari e per degenze pre morienti. Per i pazienti che non possono curarsi privatamente, l’unica prevenzione è sperare di non ammalarsi, altrimenti sono cazzi amari. Non solo molti ospedali diventano i nuovi lazzaretti, ma anche la prevenzione diventa un miraggio. Allego qui un estratto dal Fatto Quotidiano. Saluti Bruno Casca.

A Matera per una visita oncologica bisogna mettersi in coda un anno prima. E ben dieci mesi per quella neurologica. A Vibo Valentia otto per una mammografia. A Latina quattro per vedere un cardiologo. Una settimana in più per un appuntamento dal gastroenterologo ad Avellino. Le liste d’attesa negli ospedali sono da parecchio tempo un tasto dolente della sanità italiana.

A Roma, 4 anni per togliere un tumore benigno Intanto il dramma delle liste infinite si incancrenisce. A Padova, per esempio, Alberto è in attesa da due mesi di un intervento per la rimozione di un aneurisma cerebrale e di un altro per asportare un cancro al fegato. Ad Ancona, il padre di Andrea deve fare una tac urgente al torace prima di iniziare le radioterapie per un tumore alla gola. Il primo posto libero è fra un mese e mezzo a cento chilometri di distanza. In regime privato, dopo tre giorni al costo di 250 euro. A Verona Luigi è affetto da diabete insulino-dipendente (la forma più grave) e deve verificare che la malattia non gli abbia provocato danni alla retina. Se avesse aspettato i tempi del pubblico (tre mesi per la prima visita) molto probabilmente a quest’ora non ci sarebbe più stato niente da fare per la sua vista. Ha fissato una visita a pagamento (120 euro) nel giro di una settimana e subito dopo la diagnosi ha iniziato una terapia laser per prevenire la maculopatia (la malattia alla retina che porta alla cecità). Il conto alla rovescia di Sonia, che deve farsi togliere un fibroadenoma al seno, un tumore di tipo benigno, dura, invece, da oltre quattro anni a Roma.

Solo alcune delle storie che arrivano dagli ospedali di tutta Italia. Di cui le cronache locali sono piene. Al Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, su oltre 24mila segnalazioni arrivate nel 2013, il 23,7 per cento (il 5,3 per cento in più rispetto al 2012) riguarda le difficoltà di accedere alla cure soprattutto a causa delle liste d’attesa interminabili (nel 58 per cento dei casi), dal peso dei ticket (31,4 per cento) e dall’intramoenia troppo cara per il portafoglio (10 per cento). Striscia la notizia, il tg satirico di Canale 5, al problema ha perfino dedicato uno spazio settimanale chiamato “Le previsioni d’attesa ospedaliera”. E alla luce dei nuovi tagli, le code si allungheranno ancora. Non sono immuni gli ospedali privati, che anzi durante l’ultimo congresso europeo Aiop (l’associazione delle strutture private) al San Raffaele hanno lanciato l’allarme.

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