QUESTIONI DI PARTITO

RIPUBBLICHIAMO LO SCRITTO DI E. A. Prima questione Per arrivare a concepire la necessità e la possibilità di un partito operaio indipendente occorre innanzitutto riconoscersi come classe sociale particolare. Siamo operai e cioè produttori diretti della ricchezza materiale, noi oggettiviamo il nostro lavoro in un prodotto materiale. Ma questa caratteristica appartiene ai produttori diretti dall’inizio della storia dell’umanità. Noi operai moderni ci distinguiamo da quegli altri produttori per il fatto che produciamo la ricchezza materiale in un rapporto sociale particolare: quello del lavoro salariato. Siamo i diretti agenti della produzione materiale sotto il comando del padrone e possiamo produrre […]
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RIPUBBLICHIAMO LO SCRITTO DI E. A.

Prima questione Per arrivare a concepire la necessità e la possibilità di un partito operaio indipendente occorre innanzitutto riconoscersi come classe sociale particolare. Siamo operai e cioè produttori diretti della ricchezza materiale, noi oggettiviamo il nostro lavoro in un prodotto materiale. Ma questa caratteristica appartiene ai produttori diretti dall’inizio della storia dell’umanità. Noi operai moderni ci distinguiamo da quegli altri produttori per il fatto che produciamo la ricchezza materiale in un rapporto sociale particolare: quello del lavoro salariato. Siamo i diretti agenti della produzione materiale sotto il comando del padrone e possiamo produrre questa ricchezza alla sola condizione che il padrone realizzi, dal nostro lavoro, un profitto. Noi non collaboriamo alla produzione delle merci, noi le produciamo. Siamo in un rapporto sociale in cui, come operai, siamo costretti in una contraddizione esplosiva: o produrre sotto il padrone per renderlo sempre più ricco e potente, o morire di fame pur essendo gli agenti diretti della produzione. O moderni schiavi nei luoghi di lavoro o poveri a chiedere sussidi negli uffici pubblici.

Seconda questione È chiaro che gli operai che iniziano a capirsi come schiavi di un rapporto sociale di tal genere inizino a cercare la strada per spezzarlo, anche perché questo rapporto di sottomissione al padrone diventa tanto più brutale nella crisi: da un lato le condizioni di lavoro peggiorano dall’altra è il padrone stesso che, in alcuni settori e per lunghi periodi, può fare a meno di noi buttandoci in mezzo ad una strada. Oltre il danno la beffa. Ogni lotta che gli operai ingaggiano contro i padroni ha al suo interno la critica del rapporto sociale che li sottomette, ma questa critica è mischiata a tante illusioni, sepolta in un mare di mistificazioni. Solo nei momenti in cui la lotta si fa più dura, senza tante mediazioni, solo se la lotta è condotta dagli operai stessi la critica al sistema del lavoro salariato emerge con tutta la sua forza. Qui, minoranze di operai capiscono che alla fine il problema si pone semplicemente: o i padroni o gli operai, o una produzione per la società o una produzione per il profitto dei padroni e di tutti i loro agenti.

Terza questione La società moderna ha una struttura complessa, non ci sono solo operai e padroni, ci sono gli artigiani, i commercianti, gli impiegati privati e dello stato, una piccola borghesia a stipendio, una media e grande borghesia industriale e finanziaria. Un ceto politico borghese vasto e ramificato. Il loro reddito, nelle diverse forme economiche che assume, è pur sempre lavoro non pagato estorto agli agenti diretti della produzione, gli operai. Viene da sé che qualunque progetto politico di riforma sociale, di protesta contro il funzionamento dello Stato che si produce negli strati superiori non tocca in nessun modo la condizione operaia, non si pone neppure lontanamente il problema della liberazione degli operai, ne nega addirittura la necessità in quanto non esisterebbe nessuna schiavitù. Ma è successo molte volte nella storia che gli operai vengano utilizzati dalle classi superiori per i loro movimenti e poi traditi miseramente. L’indipendenza di un movimento politico degli operai è necessaria per imporre i propri interessi, una necessità per non farsi usare più da nessuno. La questione si pone solo in questi termini: o un lavoro da schiavi sotto il dominio di un padrone, o un lavoro libero di uomini liberi.

Quarta questione Qualunque classe che vuole mettere mano al funzionamento della società si costituisce in movimento politico, si organizza in modo proprio, di parte. Per gli operai che vogliono capovolgere i rapporti economici su cui si fonda questa società diventa assolutamente necessario darsi una propria organizzazione, costituirsi in partito. Il rivolgimento del rapporto sociale che ci ha resi schiavi richiede la conquista del potere, un nuovo governo costituito dagli operai di ogni settore o attività, una nuova forma di potere pubblico. Quella che chiamano crisi della politica è crisi di gestione del loro potere, la crisi economica ha tolto ai partiti la loro base di massa, metà del corpo elettorale li ha abbandonati, nessuno li vota. Se parliamo, poi, dell’organizzazione territoriale siamo allo sfascio completo. I partiti oggi sono solo il mezzo per conquistarsi un reddito da borghesi, per favorire gli affari di amici imprenditori, la politica è l’attività atta allo scopo. In realtà i partiti sono aziende private, con impiegati locali e centrali che operano nello Stato e si mantengono tramite il finanziamento statale. L’organizzazione politica degli operai, che chiamiamo per semplificare partito, ha tutt’altra fattura. Il suo obiettivo non è la conquista del parlamento ma il suo scioglimento; la sua politica è la fine della politica come attività separata dall’economia. La politica del partito operaio è la gestione della lotta degli operai come classe contro i padroni, è la lotta per l’emancipazione economica degli operai dai loro padroni. La politica del partito operaio è la lotta per la conquista del potere da parte degli operai, per un rovesciamento delle strutture economiche della società.

Quinta questione La fase che la società sta vivendo è di transizione, il vecchio ceto politico non ha soluzioni per come uscire dalla crisi. Il governo apertamente punta sugli “imprenditori” perché risolvano il problema, interventi per sostenere i loro interessi sono all’ordine del giorno, ma l’economia non riparte ed interi settori della piccola borghesia, oltre agli operai sono spinti alla miseria. La società è marcia dalle fondamenta e sono in tanti ad accorgersene, l’impero costruito sul profitto e sulla proprietà privata può crollare. Le classi rovinate o ridimensionate dalla crisi cercano soluzioni, si inventano soluzioni contro lo straniero, contro l’euro, contro la corruzione, nessuno, proprio nessuno colpisce nel segno, nessuno ha interesse ad attaccare direttamente il capitale, i padroni, la corsa al profitto che ha avvelenato la nostra epoca, sostenere la liberazione degli operai. Il movimento di Grillo è un esempio lampante, arriva in parlamento, ma lì finisce. Circondato e reso impotente, non rappresenta una vera rottura col sistema, se la prende con l’Europa, vuol salvare il medio e piccolo imprenditore, non convincerà mai gli operai ribelli, tanto meno i borghesi grandi che hanno paura dell’instabilità. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto tante parti della piccola borghesia, ma questa oscilla. E tanti suoi esponenti si fanno facilmente comprare. La presenza degli operai nella lotta politica è fondamentale, ma non gli operai opportunisti che sognano ancora un partito di sinistra alla Landini. Quel tipo di approccio politico, tipo Rifondazione è frusto, consunto, non più credibile. Strati sociali consistenti stanno cercando soluzioni più radicali, di fronte alla corruzione che emerge a Roma non basta più la promessa di sostituire gli uomini, di metterli in galera, tanto escono. Forse è il tempo di una rivoluzione che li mandi tutti a lavorare in fabbrica, che i consigli operai delle fabbriche gestiscano direttamente la cosa pubblica, naturalmente senza staccarsi dalla produzione. Gli operai organizzati in partito possono veramente rappresentare un’alternativa a questa società in rovina.

Sesta questione Le fabbriche sono il territorio naturale dove il Partito operaio può costituirsi. Il problema è fare arrivare in ogni fabbrica la proposta, ed in ogni fabbrica o luogo di lavoro svolgere un lavoro di organizzazione per formare vere e proprie sezioni di Partito. Dove c’è un minimo di consistenza decidere anche chi tiene i collegamenti con le altre sezioni e con un centro che è in via di formazione. Per i collegamenti con altre realtà il web a questo livello può essere un utile strumento. Nella storia della lotta alla INNSE se ha avuto un significato, è quello che in essa ha agito il Partito operaio, che dovunque gli operai si uniscono ed agiscono come classe sono una forza indistruttibile. L’adesione all’Associazione per la Liberazione degli Operai, che proponiamo oggi è il primo passo verso il Partito operaio, la sua costituzione formale, la sua comparsa sulla scena politica.

E.A.

IL PARTITO OPERAIO

Da stampare e distribuire alle fabbriche

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