Brasile, ancora una imponente manifestazione per chiedere le dimissioni di Dilma Rousseff

dalla Repubblica Circa 900mila persone in strada, in tutto il Brasile, per chiedere le dimissioni della presidente Dilma Rousseff, chiamata indirettamente in causa da una lunga serie di casi di corruzione che hanno coinvolto persone a lei vicine. Dal caso Petrobras, l’azienda petrolifera nazionale, di cui Rousseff è stata presidente prima di essere chiamata al governo del suo predecessore, Louiz Ignacio Lula da Silva (a sua volta indagato in un altro caso), ai fondi ottenuti dal Partito dei Lavoratori, di cui è stata leader e il cui tesoriere è stato arrestato ad aprile. La folla, inneggiando uno slogan semplice […]
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Circa 900mila persone in strada, in tutto il Brasile, per chiedere le dimissioni della presidente Dilma Rousseff, chiamata indirettamente in causa da una lunga serie di casi di corruzione che hanno coinvolto persone a lei vicine. Dal caso Petrobras, l’azienda petrolifera nazionale, di cui Rousseff è stata presidente prima di essere chiamata al governo del suo predecessore, Louiz Ignacio Lula da Silva (a sua volta indagato in un altro caso), ai fondi ottenuti dal Partito dei Lavoratori, di cui è stata leader e il cui tesoriere è stato arrestato ad aprile.

La folla, inneggiando uno slogan semplice e diretto, “Dilma vattene”, e cantando l’inno nazionale, ha attraversato la capitale Brasilia, Rio de Janeiro, San Paolo e di altre 200 città. Le stime parlano di 866mila persone in strada in tutto il Brasile. E’ stata la terza manifestazione di protesta contro Rousseff dopo quelle di marzo, con 1 milione di partecipanti, e di aprile, con 600.000. Il tutto a pochi mesi dalla vittoria di misura (solo il 3,3% di scarto) dello scorso ottobre che le è valso il secondo mandato presidenziale. Il governo ha minimizzato, scrivendo in un comunicato del ministero delle comunicazioni, che i cortei si sono svolti “all’interno del quadro democratico”, ma è palpabile l’imbarazzo di fronte alla triplice tempesta che ha travolto l’ex guerrigliera. Da parte sua Rousseff, una volta popolarissima, passata in due anni da un gradimento del 65% e ora apprezzata dall’8% appena della popolazione, sostiene che quanti chiedono il suo impeachment vogliono in realtà un golpe. Accusa possibile per lei autentica vittima della dittatura militare e che fa sempre presa sul Paese.

Ad aggravare la situazione la progressiva decadenza economica del Paese, il Brasile, una volta corrispondente alla prima lettera dell’acronimo “Brics”, che indicava le potenze emergenti (Brasile, Russia, India, Sudafrica). La settima potenza economica mondiale sta precipitando in recessioni, a causa del crollo della domanda mondiale di materie prime e commodities, e il rating del suo debito è vicino allo status di titoli spazzatura. Una figura chiave della fragile coalizione di governo, il presidente della Camera, Eduardo Cunha (a sua volta indagato per una presunta mazzetta da 5 milioni di dollari) ha abbandonato il Partito dei Lavoratori a luglio e starebbe valutando se avviare le procedure di impeachment.

 

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