FATALITÀ, CASO, DISTRAZIONE? NO, SOLO CORSA AL PROFITTO!

Redazione, La strage di Modugno? È stata una fatalità, quel lavoro è pericoloso, tutto può accadere! È stato un caso, nessuno avrebbe mai voluto un disastro del genere, con quel tipo di lavoro può capitare! È stata una distrazione, un banale errore umano, una volta ogni tanto può succedere! Tante chiacchiere sono state diffuse, ad arte, dagli specialisti della disinformazione e dell’inganno per nascondere la verità sulle cause della strage di Modugno, 10 morti, di cui 8 operai, nello scoppio della ditta pirotecnica Bruscella. Nel paese alle porte di Bari si organizzano marce silenziose, si accendono candele, si mormorano […]
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Redazione,

La strage di Modugno?

È stata una fatalità, quel lavoro è pericoloso, tutto può accadere!

È stato un caso, nessuno avrebbe mai voluto un disastro del genere, con quel tipo di lavoro può capitare!

È stata una distrazione, un banale errore umano, una volta ogni tanto può succedere!

Tante chiacchiere sono state diffuse, ad arte, dagli specialisti della disinformazione e dell’inganno per nascondere la verità sulle cause della strage di Modugno, 10 morti, di cui 8 operai, nello scoppio della ditta pirotecnica Bruscella. Nel paese alle porte di Bari si organizzano marce silenziose, si accendono candele, si mormorano preghiere, in memoria dei 10 morti, si piange sulla scomparsa di una ditta che ha dato “lustro” al paese.

È stata una disgrazia, piangiamo e mettiamoci una pietra sopra, non solo tombale. Questo è il messaggio che passa, questo si fa in modo che senta, viva e commenti la coscienza popolare.

Eppure, chi per mestiere compie indagini sullo scoppio mortale sta pervenendo a conclusioni diverse. L’esplosione che ha distrutto l’intera ditta, spazzata via come se fosse stata colpita da una bomba ad alto potenziale, è stata tanto forte da non essere casuale.

Gli inquirenti hanno formulato una ipotesi che, per quanto debba essere ancora confermata dagli esami degli specialisti, è già un punto fermo. Essi sono convinti che nella “fabbrica della morte” sia stato commesso un grave “errore”: i fuochi di artificio, che di norma, per ragioni di sicurezza, devono essere assemblati sul posto dove devono essere accesi, invece erano già pronti in azienda, provvisti di miccia e innesco già a contatto con la polvere da sparo.

Ciò è accaduto perché i giorni precedenti lo scoppio erano stati giorni di superlavoro per la ditta Bruscella: carichi di fuochi pirotecnici dovevano essere spediti a Roma, in Calabria, in Puglia e in altre regioni centromeridionali dove fra luglio e agosto si concentra la maggior parte delle feste patronali con tanto di fuochi d’artificio finali. E per accelerare i tempi pare che la ditta si fosse portata “avanti” con il lavoro, assemblando i botti prima della partenza.

E così gli inquirenti stanno indagando l’unico sopravvissuto dei Bruscella per disastro colposo e omicidio plurimo. Poi, chissà, come al solito tutto decanterà e svanirà in una bolla di sapone, non ci sarà alcuna condanna. Resta però che i fatti sono fatti!

Resta la denuncia della moglie, Jatinger Kaur, dell’operaio indiano, Harbajam Bhangei, deceduto nello scoppio, sulle pessime condizioni di lavoro: “Mio marito aveva paura di andare a lavorare, quel lavoro, come lo facevano, era molto pericoloso”. E poi aggiunge che, benché il contratto prevedesse quattro ore di lavoro al giorno, “mio marito lavorava otto ore e, negli ultimi giorni, ancora di più, perché c’era tanto lavoro e bisognava fare tutto in fretta per consegnare!”.

Sono parole che significano sfruttamento, ritmi esasperati, lavoro in nero, mancato rispetto di ogni norma di sicurezza e del contratto di lavoro e così via. Di fronte a tutto questo la Cgil ha organizzato una irruzione simbolica nella sede dell’Ispettorato del lavoro e un sit-in silenzioso per chiedere più sicurezza per il lavoro! Sindacalisti pagliacci giocano con il sangue degli operai e fanno il gioco dei padroni ai quali queste gite fuori porta fanno un baffo!

Il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, dà la colpa di “incidenti” come quello di Modugno alla scarsa o assente sindacalizzazione nelle piccole fabbriche con meno di 15 dipendenti. Una balla vera e propria, se si pensa, giusto per fare un esempio, alla strage silenziosa e quotidiana che si consuma all’Ilva di Taranto, dove da decenni, da sempre, non passa quasi giorno che un operaio non si faccia male o non muoia fra l’indifferenza generale e in primo luogo dei sindacati e della Cgil in particolare!

Altro che fatalità, caso o distrazione! È la corsa al profitto che ha determinato la strage di Modugno (e che siano morti anche due titolari della ditta non cambia nulla, anzi conferma che tutti, anche essi, erano impegnati in un superlavoro dal quale gli operai avrebbero ricavato un misero salario e i padroni un molto consistente profitto!). Chi nasconde la verità è complice di una delle più gravi stragi di operai mai commessa in Italia.

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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