Il legame di sangue come corpo di reato

Redazione Le norme liberticide approvate dal governo a febbraio 2015, ufficialmente per ostacolare l’adesione di cittadini italiani all’Isis, hanno manifestato subito la loro natura reazionaria e fascista. L’occasione è data dalla decisione di andare a vivere in Siria, nei territori occupati dall’Isis da parte di Maria Giulia Sergio, accusata perciò dalle autorità italiane di essere una combattente dello stato islamico. In realtà qui non ci interessa discutere se è dimostrata e dimostrabile la partecipazione di Maria Giulia Sergio ad azioni armate. Si tratta immediatamente di notare come per lo stato italiano non siano perseguibili i numerosi mercenari italiani che […]
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Le norme liberticide approvate dal governo a febbraio 2015, ufficialmente per ostacolare l’adesione di cittadini italiani all’Isis, hanno manifestato subito la loro natura reazionaria e fascista. L’occasione è data dalla decisione di andare a vivere in Siria, nei territori occupati dall’Isis da parte di Maria Giulia Sergio, accusata perciò dalle autorità italiane di essere una combattente dello stato islamico. In realtà qui non ci interessa discutere se è dimostrata e dimostrabile la partecipazione di Maria Giulia Sergio ad azioni armate. Si tratta immediatamente di notare come per lo stato italiano non siano perseguibili i numerosi mercenari italiani che si trovano sugli scenari di guerra di tutto il mondo, spesso organizzati da vere e proprie agenzie perfettamente legali e tollerate sul territorio italiano, mentre l’adesione anche solo ideologica all’Isis sia immediatamente repressa. Lo spirito persecutorio si è talmente spinto in là che non solo la magistratura ha spiccato mandato di cattura nei confronti di Fatima Zahra, il nome da convertita di Maria Giulia Sergio, ma ha addirittura arrestato tutti i familiari di lei, con l’accusa di essere in procinto di partire per la Siria. Eppure appare del tutto evidente dalle stesse telefonate intercettate, che nessuno di costoro aveva l’intenzione di recarsi a combattere per lo stato islamico, ma tutt’al più di recarsi a vivere in quel paese per stare accanto alla figlia. Il legame di parentela viene nei fatti utilizzato qui come corpo di reato. Siamo di fronte all’estensione del tutto originale del principio biblico per cui le colpe dei padri ricadranno sui figli, trasformato per l’occasione nel suo rovescio: le colpe, o presunte tali, della figlia ricadono su tutta la famiglia. Un vero e proprio schiaffo ad uno dei concetti base del diritto in uno stato borghese, per cui le responsabilità e le colpe sono di natura esclusivamente personale. Ma perché, fra l’altro, c’è da chiedersi non si perseguitano ugualmente anche i familiari dei mafiosi e dei camorristi, che certamente traggono agi e profitti dal frutto delle attività criminose dei loro parenti? Oppure perché non si sono puniti anche i figli di Berlusconi, una volta che questi è stato condannato? E dove sono finite tutte quelle anime belle, pronte a cantare le ragioni e la superiorità delle democrazie occidentali, ma incapaci anche di una sola flebile critica di questo scempio della civiltà giuridica che tanto osannano?

Un lettore

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