L’OPPORTUNISMO DI TSIPRAS

Redazione di Operai Contro, La vittoria del partito della sinistra radicale Syriza e del suo segretario Alexis Tsipras alle ultime elezioni politiche aveva sollevato in molti grosse aspettative. In Grecia gran parte dell’opinione pubblica, e in primo luogo la massa della piccola borghesia rovinata dalla crisi, ha salutato Tsipras come il salvatore del paese. All’estero molti, o sinistri annebbiati dalla fiducia nel voto quale magico risolutore di tutti i problemi o altri suggestionati dal suo successo elettorale, lo hanno additato come un esempio da seguire. Nei mesi dopo il voto Tsipras e il suo governo hanno cercato di elemosinare […]
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Redazione di Operai Contro,

La vittoria del partito della sinistra radicale Syriza e del suo segretario Alexis Tsipras alle ultime elezioni politiche aveva sollevato in molti grosse aspettative. In Grecia gran parte dell’opinione pubblica, e in primo luogo la massa della piccola borghesia rovinata dalla crisi, ha salutato Tsipras come il salvatore del paese. All’estero molti, o sinistri annebbiati dalla fiducia nel voto quale magico risolutore di tutti i problemi o altri suggestionati dal suo successo elettorale, lo hanno additato come un esempio da seguire.

Nei mesi dopo il voto Tsipras e il suo governo hanno cercato di elemosinare dall’Ue e dal Fmi compromessi e condizioni di favore per dilazionare la restituzione del colossale debito pubblico contratto dalla Grecia negli anni scorsi. Ma senza alcun risultato positivo. I creditori non ci stanno a perdere altro tempo e denaro.

Ora Tsipras ha affidato al “popolo” la decisione di approvare o meno le misure restrittive imposte dall’Ue e dal Fmi, cioè ulteriori rapine a danno degli operai, dei pensionati poveri, di tutti coloro che sono stati già affamati dalle misure degli ultimi anni.

Così se vincerà il “sì” potrà o dimettersi e lavarsene le mani e aprire la strada a nuove elezioni politiche oppure varare le misure Ue con l’“avallo del popolo”. In ogni modo consegnerà gli operai e le masse popolari greche nelle mani degli strozzini dell’Ue e del Fmi.

Se invece vincerà il “no”, potrà perseverare nel tira e molla con le istituzioni europee e mondiali per ritornare al punto di partenza, perché i creditori non sono affatto disposti a perdere il loro denaro.

In Italia e altrove si legge e si dice che il debito statale greco (pari a più del 175% del Pil) è tutta colpa dei Greci (di tutti i Greci), che per anni questi avrebbero vissuto sopra le loro possibilità, godendosi salari altissimi, ferie e riposi in continuazione, assistenze di vario tipo, e così via. E che perciò siano i Greci a darsi da fare per restituire il loro debito, senza pretendere troppi aiuti e senza creare problemi alla zona euro!

Ma queste sono bugie messe in giro ad arte per nascondere la realtà. Sono ben altre le cause dell’enorme debito statale greco.

In Grecia i grandi proprietari e la Chiesa non pagano tasse. Gli armatori, proprietari della seconda flotta mercantile al mondo, godono di una pressoché totale esenzione fiscale, prevista addirittura dalla costituzione approvata nel 1975. La Chiesa ortodossa è il più grande proprietario terriero del paese, possiede hotel, centri turistici, proprietà immobiliari, imprese e non paga neanche gli stipendi dei propri preti. Gli uni e l’altra hanno trasferito nei paradisi fiscali esteri enormi ricchezze (circa 600 miliardi di euro, quasi il doppio del debito attuale). Inoltre operano in Grecia più di 6.500 compagnie industriali costituite all’estero (offshore), di cui solo 34 pagano le tasse.

La Grecia spende il 3,1% del Pil in spese militari, più di Francia e Gran Bretagna. Tra il 2005 e il 2009, gli anni in cui il debito si è gonfiato, la Grecia è stata uno dei cinque maggiori importatori di armi in Europa: fra l’altro ha comprato 26 F16 dalla statunitense Lockheed Martin e 25 Mirage 2000 dalla francese Dassault, con un contratto di 1,6 miliardi di euro.

Le spese per le Olimpiadi del 2004 sono costate oltre 20 miliardi di euro, ben più dei 7 miliardi previsti. Proprio nel 2004 il debito statale è salito da 182 a 201 miliardi di euro. Miliardi finiti sui conti di imprese greche e straniere, fra cui alcune italiane.

L’elevata corruzione degli alti funzionari pubblici viene favorita dalle imprese greche e estere che ne beneficiano nell’assegnazione di appalti, favori, sconti.

Ultima causa, gli interessi enormi sul debito di Stato: negli ultimi anni sono stati circa 6 miliardi di euro gli interessi pagati dalla Grecia, a favore degli altri stati europei, delle grandi banche europee e del Fmi. Come ha evidenziato il rapporto preliminare della “Commissione per la verità sul debito pubblico greco” costituita ad aprile e coordinata dal belga Eric Toussaint del Comitato per l’annullamento del debito del Terzo mondo (Cadtm), presentato il 17 giugno al Parlamento greco, “i meccanismi di crescita del debito pubblico hanno salvato le grandi banche d’affari, le istituzioni europee e mondiali sono consapevoli di aver creato un debito impagabile e insostenibile, gli accordi del 2010 hanno prodotto costi aggiuntivi non necessari, i debiti delle banche sono stati trasferiti su creditori istituzionali come il Fondo europeo di stabilità i cui soldi sono entrati direttamente nei forzieri degli istituti finanziari esposti, anziché avvantaggiare il popolo greco, i piani di aggiustamento si sono tradotti in misure lesive dei diritti umani del popolo greco”.

Così, negli ultimi 15 anni in Grecia i padroni, i preti e i burocrati si sono arricchiti e hanno continuato a fare la bella vita. Invece gli operai e tutti i proletari si sono impoveriti ancora di più: non sono stati certamente essi a godersi i grossi prestiti ricevuti dalla Grecia.

Secondo dati dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) oggi in Grecia la disoccupazione è al 27,6%, tra i giovani sotto i 35 anni è sopra il 60%; i disoccupati che ricevono sussidi sono diminuiti del 63,7%; i giovani a rischio di povertà sono il 44%; dal 2010 a oggi la perdita di salario per chi lavora è del 38%, per i pensionati è del 45%; i redditi delle famiglie sono diminuiti del 39%; la mortalità infantile è cresciuta del 42,8%; il 20% dei bambini non ha potuto essere vaccinato; un milione di Greci (su 10) non hanno più assistenza sanitaria; il 44% delle famiglie non può sostenere le spese di riscaldamento; oltre 800.000 persone sono registrate presso le Ong e i servizi caritativi della Chiesa per ottenere un aiuto alimentare e non morire di fame.

Come è una falsità che tutti i Greci abbiano folleggiato per anni con i soldi dell’Europa e di mezzo mondo, così è una menzogna, inventata ad arte per accusare i Greci, che questi “non vogliono mai lavorare”. Sempre secondo dati dell’Osce (2012), i lavoratori greci sono al primo posto in Europa come ore lavorate annue: 2.017 ore annue di lavoro pro capite (quindi con un altissimo tasso di sfruttamento per gli operai), e al terzo fra i 34 paesi dell’Ocse, dopo i lavoratori sud-coreani (2.193 ore di lavoro l’anno) e quelli cileni (2.068 ore).

Di tutto questo Tsipras, Syriza e il governo greco sono pienamente consapevoli. E che cosa fanno? Da opportunisti quali sono si limitano a scaricare le responsabilità solo sulle istituzioni internazionali, ma senza far uscire la Grecia dall’Ue e dalla zona euro, perché sanno che poi la finanza internazionale li travolgerebbe ancora di più. E cincischiano e prendono tempo e vendono fumo con un referendum.

Quello di Tsipras non è certo un governo operaio, alla faccia di chi aveva auspicato che lo diventasse. Non guiderà mai gli operai e i proletari contro i padroni e i preti greci, i primi responsabili di tale situazione, né contro i padroni e i banchieri europei.

Ma Tsipras e i suoi uomini non hanno futuro, di questo passo la marea operaia e popolare a breve li travolgerà.

 

SPARTACUS

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