I nuovi decreti attuativi del Jobs Act

Redazione, Ieri il consiglio dei ministri ha presentato altri due decreti attuativi della nefasta riforma del lavoro Jobs Act che Matteo Renzi e Poletti hanno voluto a tutti i costi per aiutare i loro amici padroni ad aggravare ulteriormente lo sfruttamento quotidiano degli operai. I nuovi decreti che devono essere ora approvati dalle Camere per completare definitivamente la legge si aggiungono a i precedenti decreti che hanno riguardato i contratti a tutele crescenti e i nuovi sussidi di disoccupazione ( Naspi e Dis-Coll ). Eliminazione dei contratti co.co.pro e tipologie   Uno dei decreti attuativi del Jobs Act prevede […]
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Redazione,

Ieri il consiglio dei ministri ha presentato altri due decreti attuativi della nefasta riforma del lavoro Jobs Act che Matteo Renzi e Poletti hanno voluto a tutti i costi per aiutare i loro amici padroni ad aggravare ulteriormente lo sfruttamento quotidiano degli operai. I nuovi decreti
che devono essere ora approvati dalle Camere per completare definitivamente la legge si aggiungono a i precedenti decreti che hanno riguardato i contratti a tutele crescenti e i nuovi sussidi di disoccupazione ( Naspi e Dis-Coll ).

Eliminazione dei contratti co.co.pro e tipologie

 

Uno dei decreti attuativi del Jobs Act prevede infatti che i contratti di collaborazione a progetto non potranno piu’ esserne attivati (quelli gia’ in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, spiega il comunicato del Consiglio dei Ministri, a partire dal 1. gennaio 2016, ai rapporti di collaborazione personali che si concretizzino in prestazioni di lavoro continuative ed etero-organizzate dal datore di lavoro saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente piu’ rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni.

Vengono confermati il contratto a tempo determinato, il contratto di somministrazione (fissando il limite del 20% all’utilizzo calcolato sul totale dei dipendenti ‘fissi’), il contratto a chiamata, il lavoro accessorio (elevando il tetto dell’importo per il lavoratore fino a 7.000 euro e introducendo la tracciabilita’), l’apprendistato (introducendo un sistema per il quale il conseguimento dei titoli, rispettivamente, del livello secondario di istruzione e formazione e del livello terziario, potra’ avvenire anche attraverso l’apprendimento presso l’impresa) e il part-time.
Per quest’ultima tipologia, il datore di lavoro puo’ chiedere al lavoratore lo svolgimento di lavoro supplementare seppur in misura non superiore al 25 per cento delle ore di lavoro settimanali concordate con il diritto del lavoratore ad una maggiorazione onnicomprensiva della retribuzione pari al 25 per cento per le ore di cui e’ variata la collocazione o prestate in aumento.

Viene inoltre prevista la possibilita’, per il lavoratore, di richiedere il passaggio al part-time in caso di necessita’ di cura connesse a malattie gravi o in alternativa alla fruizione del congedo parentale.

Dal 1 gennaio 2016, scattera’ un meccanismo di stabilizzazione dei collaboratori e dei lavoratori autonomi che hanno prestato attivita’ lavorativa a favore dell’impresa.

Demansionamento

Una delle novità più controverse, destinata a creare polemiche, è quella che riguarda il demansionamento ossia la possibilità di cambiare ruolo e funzioni ai dipendenti delle aziende.
Il decreto attuativi introdurrà la
possibilità per l’impresa di cambiare l’inquadramento del dipendente destinandolo allo svolgimento di mansioni anche di grado inferiore rispetto a quelle svolte solitamente.
Quando potrà essere messo in atto il demansionamento? Il cambio di mansione potrà avere luogo solamente in caso di esigenze di riorganizzazione e non potrà portare a un abbassamento di stipendio, né a una modifica della categoria professionale di appartenenza. Ovvero viene previsto
che il lavoratore puo’ essere assegnato a qualunque mansione del livello di inquadramento, cosi’ com’e’ previsto nel lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione purche’ rientranti nella medesima categoria e non piu’ soltanto a mansioni “equivalenti”, a mansioni, cioe’, che implicano l’utilizzo della medesima professionalita’. Viene altresi’ prevista la possibilita’ di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione.

La cassa integrazione: durata massima Cig 24 mesi, 36 con solidarieta’

 

Una delle novità più attese è quella riguardante la cassa integrazione. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, infatti, ci sarà uno snellimento dei sussidi per i disoccupati attualmente esistenti.
Dal 2017 scomparirà l’indennità di mobilità mentre dal 2016 verrà eliminata la cassa integrazione in deroga.
Quali sono le novità introdotte dal Jobs act per il ricorso alla cassa integrazione ordinaria? Verrà previsto
un meccanismo bonus/malus con uno sconto sui contributi da pagare per le aziende che usano poco la cassa integrazione. Le imprese che invece ricorreranno più spesso alla cassa integrazione subiranno un incremento dei contributi, variabile nel tempo.

Le norme prevedono anche la cassa integrazione per le imprese sopra i 5 dipendenti.

La cassa integrazione viene fissata a non oltre 24 mesi in un quinquennio, fatti salvi solo gli accordi già in essere. Solo l’utilizzo di contratti di solidarietà, il cui assegno però non potrà ora superare l’80% della retribuzione, darà la possibilità alle aziende di usufruire di un periodo più lungo, fino a 36 mesi. Ma il fondo di integrazione salariale non sarà attivo prima del luglio 2016.

Sono state trovate risorse per evitare che a partire dal 2017 la Naspi, nuova prestazione che ha sostituito i precedenti sussidi di disoccupazione, duri non più 24 mesi ma solo 18. “

L’operazione di riordino degli ammortizzatori sociali e l’intervento di politiche attive producono risorse che porteranno a stabilizzare a 24 mesi la durata della Naspi che in caso contrario, per mancanza di fondi, nel 2017 sarebbe scesa a 18 mesi“.

 

Congedi parentali

In arrivo novita’ anche in tema di congedi parentali. Tra i decreti del jobs act, il Governo ha previsto un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilita’ del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) – si legge nel comunicato del Consiglio dei Ministri – viene portato dai 3 anni di eta’ a 6 anni; per le famiglie meno abbienti tale beneficio puo’ arrivare sino ad 8 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.Viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti, la possibilita’ di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti. Sono inoltre state introdotte norme volte a tutelare la genitorialita’ in caso di adozioni e affidamenti prevedendo estensioni di tutele gia’ previste per i genitori naturali. Importante l’estensione dell’istituto della automaticita’ delle prestazioni (ovvero l’erogazione dell’indennita’ di maternita’ anche in caso di mancato versamento dei relativi contributi) anche ai lavoratori e alle lavoratrici iscritti alla gestione separata non iscritti ad altre forme obbligatorie.

Agenzia nazionale per l’occupazione


Gli ultimi decreti attuativi del Jobs act porteranno all’istituzione della nuova Agenzia nazionale per l’occupazione. Quali saranno le competenze di questa agenzia? L’Agenzia nazionale per l’occupazione avrà competenze per quanto riguarda la gestione degli ammortizzatori sociali (quindi della Naspi) e si occuperà del ricollocamento nel mondo del lavoro di disoccupati e inoccupati.
Nelle politiche per il reimpiego è prevista la collaborazione con soggetti privati e il coinvolgimento dei sindacati.
In questo nuovo organismo confluiranno i dipendenti degli attuali Centri per l’Impiego.

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