Cina: scioperi più che raddoppiati

Redazione di Operai Contro, in Cina, operai in sciopero per 3 giorni. Le griffe restano senza scarpe. E’ successo a marzo di quest’anno, la notizia è arrivata in ritardo, ma penso valga la pena pubblicarla lo stesso. Saluti Operai. In 5mila hanno incrociato le braccia per il terzo giorno consecutivo in una fabbrica di scarpe di Donguang, nella Cina meridionale. I manifestanti chiedono anni di mancato pagamento in sussidi per la casa. L’azienda, Stella International Holding, ha tra i suoi committenti diversi marchi calzaturieri internazionali tra cui Guess, Michael Kors e Prada. Circa cinquemila lavoratori hanno incrociato le braccia […]
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Redazione di Operai Contro,

in Cina, operai in sciopero per 3 giorni. Le griffe restano senza scarpe. E’ successo a marzo di quest’anno, la notizia è arrivata in ritardo, ma penso valga la pena pubblicarla lo stesso.

Saluti Operai.

In 5mila hanno incrociato le braccia per il terzo giorno consecutivo in una fabbrica di scarpe di Donguang, nella Cina meridionale. I manifestanti chiedono anni di mancato pagamento in sussidi per la casa. L’azienda, Stella International Holding, ha tra i suoi committenti diversi marchi calzaturieri internazionali tra cui Guess, Michael Kors e Prada.

Circa cinquemila lavoratori hanno incrociato le braccia oggi, mercoledì, per il terzo giorno consecutivo, in una fabbrica di scarpe di Donguang, nella Cina meridionale. Lo hanno riferito all’agenzia Reuters un operaio e due attivisti, spiegando che i manifestanti chiedono anni di mancato pagamento in sussidi per la casa. L’azienda, la Stella International Holding, ha tra i suoi committenti diversi marchi calzaturieri internazionali tra cui Guess, Michael Kors e Prada. Burberry invece “ha interrotto la produzione di scarpe presso Stella footwear nel 2013 e non è pertanto attualmente committente”, come ha precisato l’azienda.

“Vogliamo una spiegazione. Perche’ non ci hanno pagato in tutti questi anni?” chiede Liu Zai cui l’azienda deve otto anni d’indennita’ per la casa. Liu e i due attivisti sostengono che mercoledi’ mattina circa 5000 lavoratori sono tornati a scioperare, alla maggior parte di loro e’ stato intimato di riprendere a lavorare, ma senza successo.

Per la portavoce della compagnia, invece, sono solo un centinaio gli scioperanti. “Sono in corso i colloqui, ma quasi tutti i dipendenti sono tornati a lavoro”. Undici anni fa la compagnia vide migliaia di lavoratori scioperare per protestare contro bassi stipendi, orari massacranti e scarsa qualita’ del cibo. Quasi un anno fa, sempre a Dongguang, circa 40mila impiegati della taiwanese Yue Yuan, che produce per Adidas e Nike, incrociarono le braccia, dando vita al piu’ grande sciopero degli ultimi decenni. Secondo il gruppo di Hong Kong per la difesa dei diritti dei lavoratori, China Labour Bulletin, nel 2014 il numero delle proteste operaie e’ piu’ che raddoppiato, passando dai 656 casi del 2013 ai 1.378 dello scorso anno. Tra le cause principali il rallentamento dell’economia, l’aumento dei costi del lavoro e la diffusione dei social media che hanno contribuito a far maturare quasi una coscienza di classe. Sulle condizioni di lavoro si e’ pronunciato la scorsa settimana anche il premier Li Keqiang, che di fronte ai delegati riuniti per l’Assemblea Nazionale del Popolo, una sorta di Parlamento cinese, ha detto che “il governo perfezionera’ i meccanismi di supervisione per la gestione delle dispute sul lavoro, e fara’ in modo che i diritti e gli interessi degli impiegati saranno protetti dalla legge”.

Tratto da: affaritaliani.it

 

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