BOLOGNA: PRESIDIO AL TRIBUNALE OPERAIE MR.JOB – YOOX

Redazione, Questa mattina dalle 9.00 S.I.COBAS e solidali si sono riuniti davanti all’ingresso del Tribunale Civile di Bologna in Via Farini per promuovere un presidio in occasione della prima udienza di apertura del processo contro Federico Gatti, responsabile di MR.JOB Società Cooperativa appaltante presso il magazzino del blocco 4.2 dell’Interporto di Bologna-Bentivoglio. La scorsa estate già di per sè torrida è diventata incandescente quando la rabbia e la ferrea volontà di riscatto delle operaie MR.JOB hanno avuto il sopravvento sui soprusi morali e fisici perpetrati tutti i giorni per tutto il giorno da Gatti e seguaci nel capannone rovente […]
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Redazione,

Questa mattina dalle 9.00 S.I.COBAS e solidali si sono riuniti davanti all’ingresso del Tribunale Civile di Bologna in Via Farini per promuovere un presidio in occasione della prima udienza di apertura del processo contro Federico Gatti, responsabile di MR.JOB Società Cooperativa appaltante presso il magazzino del blocco 4.2 dell’Interporto di Bologna-Bentivoglio.

La scorsa estate già di per sè torrida è diventata incandescente quando la rabbia e la ferrea volontà di riscatto delle operaie MR.JOB hanno avuto il sopravvento sui soprusi morali e fisici perpetrati tutti i giorni per tutto il giorno da Gatti e seguaci nel capannone rovente d’estate e gelido in inverno. La moda ed il lusso dei capi d’abbigliamento lavorati dalle operaie (oltre il 90% della forza-lavoro è tuttora costituita da personale femminile) che viaggiano paralleli alle condizioni di schiavismo, fascismo e sessismo declinati lungo tutta la giornata lavorativa.

Condizioni imposte di almeno 120 capi da imbustare e preparare all’ora, pena l’impossibilità di recarsi alla macchinetta del caffè e/o al bagno; dipendenti per la quasi totalità migranti e di fede mussulmana, apostrofati con delicate motivazioni quali “Me ne fotto del vostro Ramadan. Qui dentro lo stipendio ve lo pago io, quindi sono io il vostro Dio. Qui dentro non c’è Allah” oppure “Meno capi della quota stabilita: sei la solita incapace” fino all’apoteosi “Devo raccontare in giro cosa fai a letto…” (omissis sugli epiteti sessisti) . Sfortunatamente, il gerarca disponeva e dispone di tutti e quattro gli arti, che puntualmente si allungavano a ledere la dignità delle operaie.

Tre scioperi che hanno condotto la calda estate all’Interporto, lunga distesa di cemento e catrame grande quanto un paese alle porte di Bologna, hanno portato repressione della solita sovrastruttura, capace di trascinare uomini e donne inermi e sedute davanti ai bilici fino a causare ferite ed escoriazioni, oltre alle solite denunce e lettere di richiamo. YOOX, società per azioni multinazionale quotata in Borsa, si è più volte richiamata al proprio “codice etico” garantendo “l’allontanamento di chi non lo rispetta”.

Oggi, ad un anno di distanza dalla battaglia delle operaie, la guerra non pare ancora vinta, per quanto l’importante risultato di fermare comportamenti indecenti al limite dell’umano sia stato raggiunto: la repressione si fa più sottile, seppure bene esplicita, attraverso richiami scritti per ogni minima e futile motivazione. Il presidio di stamane serve a testimoniare ai dormienti cosa avviene nei luoghi dove “si produce ricchezza”, agli smemorati cosa sia accaduto un anno fa, ed a tutti quanti a ribadire che le lotte condotte grazie ad una insperata unità operaia per il riscatto, l’orgoglio e la dignità sono ben presenti nella memoria e nell’esperienza di tutte le operaie, pronte in qualsiasi momento attraverso la propria organizzazione a contrastare i nuovi (e mai sopiti) attacchi padronali in nome del profitto. Alla faccia dello “scopo mutualistico” inserito di prassi negli statuti delle ormai stranote “cooperative”.

Saluti Operai da Bologna

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