Comitato di Lotta Cassintegrati e Licenziati Fiat

COMUNICATO STAMPA: STAMATTINA E’ STATA EMESSA LA SENTENZA DEI 5 LICENZIATI FIAT POMIGLIANO: IL GIUDICE DEL TRIBUNALE DI NOLA SEZIONE LAVORO DOTT.SSA D’ANTONIO RIGETTA IL RICORSO E CON UN PROVVEDIMENTO DEL TUTTO POLITICO CONFERMA I LICENZIAMENTI ED ESPELLE DI FATTO I 5 MILITANTI COBAS RAPPRESENTATIVI E CON ESSI QUALSIASI OPPOSIZIONE SINDACALE E DI LOTTA ALL’INTERNO DELLA FIAT DI POMIGLIANO. LA LOTTA CONTINUA..E NON SI ARRESTA!! I 5 licenziati fanno appello ad una grande mobilitazione contro quest’ennennesima farsa a partire dal 14 giugno a BOLOGNA per un’assemblea nazionale, e domani ore 18 tutti a villa medusa a Bagnoli. La vergognosa […]
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COMUNICATO STAMPA:

STAMATTINA E’ STATA EMESSA LA SENTENZA DEI 5 LICENZIATI FIAT POMIGLIANO: IL GIUDICE DEL TRIBUNALE DI NOLA SEZIONE LAVORO DOTT.SSA D’ANTONIO RIGETTA IL RICORSO E CON UN PROVVEDIMENTO DEL TUTTO POLITICO CONFERMA I LICENZIAMENTI ED ESPELLE DI FATTO I 5 MILITANTI COBAS RAPPRESENTATIVI E CON ESSI QUALSIASI OPPOSIZIONE SINDACALE E DI LOTTA ALL’INTERNO DELLA FIAT DI POMIGLIANO.

LA LOTTA CONTINUA..E NON SI ARRESTA!!
I 5 licenziati fanno appello ad una grande mobilitazione contro quest’ennennesima farsa a partire dal 14 giugno a BOLOGNA per un’assemblea nazionale, e domani ore 18 tutti a villa medusa a Bagnoli.
La vergognosa vicenda del licenziamento dei 5 rappresentanti sindacali COBAS della Fiat di Pomigliano ha aggiunto oggi un nuovo tassello al mosaico raccapricciante che da anni ormai stanno realizzando Marchionne, padronato, sindacati asserviti e forze dell’ordine, all’appello mancherebbe solo la chiesa e le banche per concludere il peggio dell’universo massonico.
La storia forse non è nota a tutti e merita di essere brevemente descritta. La scorso mese di giugno 5/2014 militanti del Comitato di lotta cassaintegrati e licenziati Fiat/cobas, dopo aver inscenato un finto e caricaturale suicidio di un manichino raffigurante l’ad Sergio Marchionne all’esterno dei cancelli di Pomigliano (che seguiva il suicidio reale dell’operaia Maria Baratto, di cui è moralmente responsabile la stessa Fiat ed il suo primo dirigente) vengono licenziati in tronco per “aver infangato il buon nome dell’azienda”. Un’azione di repulisti dall’interno del movimento operaio pomiglianese, che seguiva decenni di reparti-confino, cassaintegrazioni prolungate e licenziamenti politici de facto, a cui i 5 compagni insiemE ad altri membri del comitato, dei disoccupati di acerra e varie realta di lotta napoletane, si sono sempre opposti pubblicamente, finendo nella black list incrociata di padronato e sindacati gialli .
La loro lotta però non si è esaurita con il loro licenziamento e da un anno oramai inscenano proteste e dure prese di posizioni nei confronti dei soggetti politici che hanno rubato la loro gioventù in fabbrica, per poi spedirli per strada per una semplice esibizione muscolare verso la classe lavoratrice, come le continue contestazioni al PD e al suo “ducetto” Renzi ultima agli ingressi della sata di melfi dove si sono esibiti con vestiti da pagliacci con la machera di renzi, verso le istituzioni locali pomiglianesi e per ultima l’eclatante salita sulla gru di Piazza Municipio da parte di Mimmo Mignano, durata per ben 5 giorni ed evendo risalto nazionale. Ultima la giornata di lotta si è svolta al tribunale di Nola di fronte al giudice del lavoro che doveva esprimersi in merito al loro reintegro in fabbrica, in un clima apparso assurdo sin dal mattino.
Infatti il giorno 16 maggio in concomitanza con l’udienza fu impedito ai solidali accorsi all’esterno del tribunale da Napoli e Bologna (encomiabili i facchini felsinei impegnati nelle lotte della logistica, pronti a scendere al fianco dei compagni napoletani) da parte di un esorbitante schieramento di blindati della polizia e digossini di poter accedere al tribunale, non di assistere al processo ma proprio l’accesso in un luogo pubblico ed aperto a tutti come un palazzo di giustizia.
Altrettanto assurda la cornice in cui fu svolto il processo, in aula fu permesso solo da ben 11 avvocati del collegio di difesa della Fiat e numerosissimi agenti della digos presenti in aula, con il chiaro intento di indirizzare la decisione giudiziaria su canali prettamente “politici”. E cosi’ e stato
Emblematica l’accusa lanciata da uno dei legulei prezzolati dalla Fiat verso il giudice “Accogliendo come legittime questo tipo di proteste si potrebbe correre il rischio di tornare ad un clima da anni di piombo”…
Oramai il limite è stato superato e, tra leggi speciali, misure cautelari immotivate, perquisizioni a sorpresa e altri mille abusi, lo stato di diritto in questo paese è stato definitivamente sospeso, e giornate come quella di oggi lo confermano in pieno.
Comitato di lotta cassintegrati e licenziati fiat/ SI COBAS POMIGLIANO 4/6/2015

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