IL MANIFESTO DI ZIMMERWALD

Abbiamo deciso come redazione di pubblicare, a cento anni della carneficina della prima guerra mondiale, il manifesto della  conferenza tenutasi a  Zimmerwald ( Wald cantone di Berna Svizzera) dal 5 al 8 settembre del 1915, a cui parteciparono 36 delegati in rappresentanza di altrettanti paesi Europei. Questo manifesto è una chiara e limpida dimostrazione concreta di un gruppo di delegati , che intravidero la possibilità di costruire un fronte internazionale di opposizione alla guerra dei padroni, un atto di accusa nei confronti del capitalismo Europeo che spedì al fronte milioni di operai e contadini, che si macellarono gli uni […]
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Abbiamo deciso come redazione di pubblicare, a cento anni della carneficina della prima guerra mondiale, il manifesto della  conferenza tenutasi a  Zimmerwald ( Wald cantone di Berna Svizzera) dal 5 al 8 settembre del 1915, a cui parteciparono 36 delegati in rappresentanza di altrettanti paesi Europei.

Questo manifesto è una chiara e limpida dimostrazione concreta di un gruppo di delegati , che intravidero la possibilità di costruire un fronte internazionale di opposizione alla guerra dei padroni, un atto di accusa nei confronti del capitalismo Europeo che spedì al fronte milioni di operai e contadini, che si macellarono gli uni contro gli altri per gli interessi della propria borghesia nazionale.

Ancora  a distanza di cento anni, la stampa ed i media Italiani, tratteggiano la guerra come una commemorazione di un  atto eroico di una nazione in armi “contro il nemico comune”.

Mentre, per noi operai, invece, fu un massacro di milioni di uomini (operai e contadini) che si ammazzarono nelle trincee di tutta Europa per gli interessi della propria borghesia nazionale .

 

Manifesto di Zimmerwald

Proletari d’Europa

La guerra continua da più di un anno. Milioni di cadaveri coprono i campi di battaglia; milioni di uomini sono rimasti mutilati per tutto il resto della loro esistenza. L’Europa è diventata un gigantesco macello di uomini. Tutta la civiltà che era il prodotto del lavoro di parecchie generazioni, è distrutta. La barbarie più selvaggia trionfa oggi su tutto quanto costituiva l’orgoglio dell’umanità.

Quali che siano le responsabilità immediate dello scatenamento di questa guerra, una cosa è certa: la guerra che ha provocato tutto questo caos è il prodotto dell’imperialismo.

 

Essa è nata dalla volontà delle classi capitalistiche di ciascuna nazione di vivere nello sfruttamento del lavoro umano e delle ricchezze naturali del mondo. In tale modo, le nazioni economicamente arretrate o politicamente deboli, cadono sotto il giogo delle grandi potenze, le quali mirano in questa guerra a rimaneggiare, col ferro e col sangue,  la carta mondiale secondo il loro interesse.  Ne risulta che popolazioni intere, come quelle del Belgio, della Polonia, degli Stati balcanici, dell’Armenia, sono minacciate di servire il gioco della politica di compenso e di essere annesse in tutto o in parte.

I motivi di questa guerra, a mano a mano che si sviluppa, appaiono in tutta la loro ignominia.  I veli che fin qui hanno nascosto agli occhi dei popoli il carattere di questa catastrofe mondiale, si lacerano gli uni dopo gli altri. I capitalisti, che dal sangue versato dal proletariato traggono la rossa moneta dei profitti di guerra, affermano, in ogni paese, che la guerra serve alla difesa della patria, della democrazia, alla liberazione dei popoli oppressi.

Essi mentono. La verità è infatti che essi seppelliscono, sotto le case distrutte , la libertà dei loro popoli insieme all’indipendenza delle nazioni.

Nuove catene, nuovi pesi saranno la conseguenza di questa guerra, e sarà il proletariato di tutti i paesi, vincitori e vinti, che dovrà sopportarli.

Invece dell’aumento di benessere, promesso al principio della guerra, noi riscontriamo miserie e privazioni, disoccupazione e rincaro dei viveri, le malattie e le epidemie. Per decine di anni le spese di guerra assorbiranno le risorse migliori dei popoli, comprometteranno la conquista di miglioramenti sociali e impediranno ogni processo. Barbarie, crisi economica, reazione politica: ecco i risultati tangibili di questa guerra crudele.

In tal modo, la guerra rivela il vero carattere del capitalismo moderno e dimostra che esso è inconciliabile non solamente con gli interessi dei lavoratori, non solamente con le esigenze dell’evoluzione storica, ma anche con i bisogni più elementari dell’esistenza umana.

Le istituzioni del regime capitalistico, che disponevano della sorte dei popoli: i governi tanto monarchici tanto repubblicani, la diplomazia segreta, le potenti organizzazioni padronali, i partiti borghesi, la stampa capitalistica, la Chiesa: portano la responsabilità di questa guerra, sorta da un ordine sociale che li nutre, che essi difendono e che non  serve che ai loro interessi.

Operai !

Voi, ancora ieri, gli sfruttati, gli oppressi, voi, i disprezzati, non appena dichiarata la guerra, quando è occorso mandarvi al massacro e alla morte, la borghesia, vi ha invocati come suoi fratelli e compagni. E adesso che il militarismo vi ha salassati, decimati, umiliati, le classi dominanti esigono che voi rinunziate ai vostri interessi, abdichiate al vostro ideale. In una parola esigono una sottomissione da schiavi alla pace sociale.

 

Vi si toglie ogni possibilità di manifestare i vostri sentimenti, le vostre opinioni, i vostri dolori. Vi si impedisce di presentare e di difendere le vostre rivendicazioni. La stampa è legata, calpestati la libertà e i diritti politici.

È il regno della dittatura militare dal pugno di ferro.

Noi non possiamo e non dobbiamo restare più a lungo indifferenti a questo stato di cose minacciante tutto l’avvenire dell’Europa e dell’umanità.

Durante lunghi anni il proletariato socialista ha condotto la lotta contro il militarismo:  con un apprensione crescente i suoi rappresentanti si preoccupavano nei suoi congressi nazionali e internazionali dei danni di guerra sempre più minacciosi che l’imperialismo faceva. A Stoccarda, a Copenaghen, a Basilea, i congressi socialisti internazionali hanno tracciato la via che il proletariato deve seguire.

Ma i partiti socialisti e le organizzazioni operaie di alcuni paesi, pur avendo contribuito all’elaborazione di quelle  deliberazioni, fin dallo scoppio della guerra sono venuti meno ai doveri che esse loro imponevano. I loro rappresentanti hanno indotto il proletariato ad abbandonare la lotta di classe, vale a dire il solo mezzo efficace dell’emancipazione proletaria. Essi hanno accordato i crediti militari alle classi dominanti. Si sono posti al servizio dei governi per delle ragioni diverse ed hanno tentato, con la loro stampa e con i loro emissari, di guadagnare i paesi neutri alla politica dei loro governanti.

Essi hanno mandato al potere borghese dei ministri socialisti, come ostaggi per il mantenimento  « Unione sacra ». E così, davanti alla classe operaia, hanno accettato di dividere con le classi dirigenti le responsabilità attuali e future di questa guerra, dei suoi scopi, dei suoi metodi. E mentre ciascun partito separatamente veniva meno al suo compito, la rappresentanza ufficiale dei socialisti di tutti i paesi: il «Bureau socialiste International », ha mancato completamente al suo.

Queste le cause per le quali la classe operaia, che non aveva ceduto alo smarrimento generale, o che aveva saputo in seguito liberarsene, non ha ancora trovato nel secondo anno della carneficina dei popoli i mezzi per intraprendere in tutti i paesi una lotta efficace e simultanea per la pace.

In questa situazione intollerabile, noi, rappresentanti dei partiti socialisti, dei sindacati e delle loro minoranze, noi, Tedeschi, Francesi, Italiani, Russi, Polacchi, Lettoni, Rumeni, Bulgari, Svedesi, Norvegesi, Olandesi, Svizzeri, noi che non ci collochiamo sul terreno della solidarietà nazionale con i nostri sfruttatori, noi che siamo rimasti fedeli alla solidarietà internazionale del proletariato ed alla lotta di classe, ci siamo riuniti per riallacciare i rapporti internazionali fra i proletari di diversi paesi, per richiamare la classe operaia ai suoi doveri verso essa stessa e per indurla alla lotta per la pace.

Questa lotta è al tempo stesso lotta per la libertà e per la fraternità dei popoli e per il socialismo.

Si tratta d’impegnare un’azione per una pace senza annessioni e senza indennità di guerra. Questa pace non è possibile che condannando anche l’idea di una violazione dei diritti e delle libertà dei popoli. Essa non deve condurre ne’ all’occupazione di paesi interi ne’ a delle annessioni parziali.

Nessuna annessione effettiva o mascherata, nessun assoggettamento economico che diviene ancora più intollerabile per la perdita dell’autonomia politica che cagiona. Il diritto dei popoli di disporre di se medesimo deve essere il fondamento incrollabile nell’ordine dei rapporti fra nazioni.

Proletari!

Fin dall’inizio della guerra voi avete messo tutte le vostre forze, il vostro coraggio, la vostra costanza al servizio delle classi possidenti, per uccidervi scambievolmente. Adesso si tratta, restando sul terreno della lotta di classe irriducibile, di agire per la nostra propria causa, per la causa del socialismo, per l’emancipazione dei popoli oppressi e delle classi asservite.

 

I socialisti dei paesi belligeranti hanno il dovere di condurre questa lotta con ardore e energia; i socialisti dei paesi neutri hanno il dovere di sostenere con mezzi efficaci i loro fratelli in questa lotta contro la barbarie sanguinosa.

Mai fu nella storia del mondo una missione più nobile, più elevata e più urgente. La sua realizzazione deve essere nostra opera comune. Nessun sacrificio troppo grande, nessun fardello troppo pesante per raggiungere questo scopo: il ristabilimento della pace fra i popoli.

Operai e operaie, madri e padri, vedove ed orfani, feriti e mutilati, a voi tutti, vittime della guerra, noi diciamo: al di sopra delle frontiere, al di sopra dei campi di battaglia, al di sopra delle campagne e delle città devastate :

 

PROLETARI  DI TUTTI I PAESI UNITEVI !

il manifesto di Zimmerwald

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