I progenitori dello Stato torturatore

Caro Operai Contro, solo dal 1995 lo Stato italiano con il governo Dini, ha ammesso in modo sommario la guerra chimica del fascismo contro l’Etiopia. Il fascismo era la forma di potere espresso dalla borghesia. Sarebbe troppo comodo come fanno i borghesi, staccare le responsabilità del fascismo dalla borghesia che l’ha prodotto. La borghesia in Italia ha sempre cercato di nascondere lo sterminio di decine di migliaia di militari e civili etiopi, fatto dalle truppe e dall’aviazione italiana agli ordini di Badoglio e Graziani. I progenitori dell’odierno Stato torturatore in Italia, una classe politica e i suoi benpensanti “puritani”, […]
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Caro Operai Contro,

solo dal 1995 lo Stato italiano con il governo Dini, ha ammesso in modo sommario la guerra chimica del fascismo contro l’Etiopia. Il fascismo era la forma di potere espresso dalla borghesia. Sarebbe troppo comodo come fanno i borghesi, staccare le responsabilità del fascismo dalla borghesia che l’ha prodotto. La borghesia in Italia ha sempre cercato di nascondere lo sterminio di decine di migliaia di militari e civili etiopi, fatto dalle truppe e dall’aviazione italiana agli ordini di Badoglio e Graziani. I progenitori dell’odierno Stato torturatore in Italia, una classe politica e i suoi benpensanti “puritani”, che esultano per i bombardamenti dell’imperialismo americano, che con la popolazione civile sbriciolano intere città, mentre trasalgono indignati contro le violenze dell’Isis. Anche per la borghesia italiana, la guerra e la violenza è giusta o sbagliata a secondo dei propri interessi.

L’uso sistematico del gas in Etiopia è stato sempre negato dallo Stato italiano, o al più relegato ad un fatto episodico. Oggi le prove inconfutabili che il gas fu usato in un preciso piano di sterminio, soprattutto dall’aviazione, non potevano certo venire dallo Stato.

Un libro recensito in questi giorni dal Corriere della Sera, documenta in modo circonstanziato la carneficina, “L’infamia del gas negato” in Etiopia 1935 – 1936. Allego un estratto della recensione. Saluti da un estimatore di Operai Contro.

 

“ La guerra d’Etiopia. Il 3 ottobre 1935-9 maggio 1936 ? fu per l’Italia la vergognosa guerra del gas, la guerra del colonialismo più becero, dei crimini più efferati: «Alla vista di questi indigeni nasce in noi l’orgoglio che prima non conoscevamo: quello di esser bianchi». (È la testimonianza di una camicia nera, Niccolò Giani, scritta in un libro di memorie, che rappresenta bene lo spirito del tempo).Il saggio di Belladonna è rigoroso, addirittura ossessivo, come dovrebbe essere ogni ricerca storica. Allarga il suo raggio d’azione all’eterno pregiudizio espresso dalla frasetta mitologica «italiani brava gente»: la digressione è utile, il saggio racconta anche quel che successe nei Balcani nel 1942, le gesta impunite di Mario Roatta che in Croazia ordinò di incendiare case, di fucilare ostaggi, di arrestare i famigliari dei partigiani. Il generale andò anche oltre i desideri di Mussolini: «Deve cessare il luogo comune che dipinge gli italiani come sentimentali e incapaci di essere duri quando occorre. Questa tradizione di leggiadria e tenerezza soverchia va interrotta». La guerra del gas, dunque, pervicacemente negata dagli anni Trenta del Novecento ad appena ieri. In Etiopia fu usato ogni tipo di proiettile caricato a fosfene, arsine, iprite. Micidiale, poi, la bomba C.500.T: goccioline corrosive e mortali dall’odor di senape. Qualche azione, tra le molte altre: l?11, il 12 e il 15 febbraio 1936 quegli ordigni furono usati contro l’Amba Aradam; il 16 marzo sei bombe C.500.T caddero su Quoram dove, fino agli ultimi giorni del mese, furono lanciate 125 bombe all’iprite. Secondo il Diario storico del Comando della Regia Aeronautica, tenuto a lungo nascosto, dal 22 dicembre 1935 al 31 marzo 1936 furono 991 le bombe C.500.T gettate sull’esercito etiopico. Il 23 gennaio migliaia di donne e bambini asserragliati nella grotta di Zeret furono uccisi da 9.724 kg di aggressivi chimici e da 10.868 kg di iprite. I marescialli Badoglio e Graziani furono gli esecutori senza mai un dubbio, risulta, degli ordini del duce: l’acritica apologia del regime, il culto vitalistico della guerra furono la loro religione”.

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