L’uscita dalla crisi

Redazione di operai Contro mentre passano le immagini in Tv delle riunioni ai massimi livelli, a Kiev e Mosca, tra capi di stato (Merkel, Hollande, Putin, Poroshenko), e i giornalisti ci raccontano le loro balle sugli “sforzi fatti per la pace” in Ucraina, non solo le immagini sul campo di battaglia li smentiscono, ma ben altri preparativi e incontri pongono le basi di un confronto militare di ben più ampia portata. Una settimana fa, all’ultimo incontro annuale della NATO, Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg ha avvertito con preoccupazione che la Russia sta aumentando sensibilmente la spesa militare […]
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Redazione di operai Contro

mentre passano le immagini in Tv delle riunioni ai massimi livelli, a Kiev e Mosca, tra capi di stato (Merkel, Hollande, Putin, Poroshenko), e i giornalisti ci raccontano le loro balle sugli “sforzi fatti per la pace” in Ucraina, non solo le immagini sul campo di battaglia li smentiscono, ma ben altri preparativi e incontri pongono le basi di un confronto militare di ben più ampia portata.

Una settimana fa, all’ultimo incontro annuale della NATO,

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg ha avvertito con preoccupazione che la Russia sta aumentando sensibilmente la spesa militare … «Osserviamo da parte russa un forte aumento dei suoi investimenti nella difesa, nonostante la crisi economica»

Jens Stoltenberg, politico norvegese, messo a capo della NATO il primo ottobre del 2014, dopo che come primo ministro del suo paese ha incrementato costantemente le spese militari, ha pertanto esortato i governi dell’alleanza a un cambio di rotta, rilevando che nel 2014 i paesi della

Nato hanno speso [soltanto! e alla faccia dei disoccupati e della loro miseria, ndr] 250 miliardi di dollari nel settore della difesa, in calo del 3% rispetto al 2013.

Ora, non è tanto l’assurdità che la pace si possa ottenere costruendo armi, che ci interessa rilevare, quanto la correlazione che è stata posta tra le dispute territoriali, la crisi economica e la produzione industriale per la guerra. Stoltenberg, per esempio, post-laurea in economia, ministro dell’industria e dell’energia, poi delle finanze è uno che non può non sapere quanto vantaggio, da sempre, le industrie hanno tratto dalle commesse militari dello Satto: è da tempo un loro servo stipendiato.

Che oggi in Russia la produzione industriale di armi abbia un forte incremento mentre il resto dell’apparato industriale produce profitti con margini sempre più ridotti, “non offre lavoro” e licenzia gli operai, indica chiaramente quale strada ha ormai preso “nonostante la crisi”, anzi proprio per la crisi, il sistema di produzione capitalistico russo. Che, poi, anche negli altri paesi a capitalismo avanzato si segua lo stesso percorso, o lo si abbia già iniziato è solo questione di tempi.

Gli interessi materiali economici spingono a questa stessa uscita dalla crisi tutti i padroni dei vari paesi, i politici dei partiti borghesi e i vari governi delle borghesie nazionali fanno il loro sporco lavoro di preparazione del clima necessario, i nazionalismi crescenti stanno facendo il resto. Gli strati improduttivi della società, rovinati dalla crisi, incapaci nel criticare radicalmente il sistema, balbettanti sul suo superamento, ma sempre pronti a farsi andare il sangue al cervello quando gli viene prospettato un bel nemico esterno, forniranno il materiale umano nelle piazze plaudenti e militaresche. Fu così negli anni trenta del secolo scorso, dopo la crisi del ’29: “uscirono dalla crisi” nel ’36, entrarono in guerra apertamente nel ’39. Sta succedendo adesso, nuovamente.

R.P.

Citazioni da il Sole24ore del 31/1/2015

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