LE SENTENZE DELLA MAGISTRATURA

Cara redazione, in Italia la magistratura assolve i padroni dell’Eternit che hanno assassinato, fino ad oggi più, in maniera atroce più di tremila operai. In Egitto la magistratura assolve Mubarak, dittatore sanguinario colpevole di migliaia di assasinii In USA la magistratura assolve i poliziotti che ammazzano i neri il dittatore egiziano Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, ha assolto Il dittatore Mubarak. Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, sesto Presidente della Repubblica egiziana dall’8 giugno 2014, nonché guida ideologica del colpo di Stato militare che il 3 luglio 2013 mise fine alla breve esperienza governativa dei Fratelli Musulmani In precedenza è […]
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Cara redazione,

in Italia la magistratura assolve i padroni dell’Eternit che hanno assassinato, fino ad oggi più, in maniera atroce più di tremila operai.

In Egitto la magistratura assolve Mubarak, dittatore sanguinario colpevole di migliaia di assasinii

In USA la magistratura assolve i poliziotti che ammazzano i neri

il dittatore egiziano Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, ha assolto Il dittatore Mubarak.

Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, sesto Presidente della Repubblica egiziana dall’8 giugno 2014, nonché guida ideologica del colpo di Stato militare che il 3 luglio 2013 mise fine alla breve esperienza governativa dei Fratelli Musulmani

In precedenza è stato comandante in capo delle Forze armate egiziane, Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) e ministro della Difesa e della produzione bellica, dal 12 agosto 2012 al 26 marzo 2014.

Al Sisi è stato il fedele braccio destro dell’assassino Mubarak

Gli operai egiziani, i giovani egiziani, devono ricordarsi che la borghesia egiziana non condanna la borghesia egiziana.

I cani dei padroni egiziani finiranno

Un giovane operaio egiziano

 

 

Hosni Mubarak, l’ex presidente egiziano, non doveva essere processato. E’ quanto deciso dal giudice della Corte d’Assise del Cairo, stabilendo il proscioglimento per l’ex capo di Stato che per 30 anni, dal 1981 al 2001, ha guidato il Paese. Una decisione , scrive Al Jazeera, dovuta a un “errore tecnico” della Procura. Sentenza diversa, invece, per l’ex ministro dell’Interno, Habib al-Adli, e per sei agenti dei servizi segreti egiziani che sono stati tutti assolti dalle imputazioni a loro carico. Nè assolto nè condannato, quindi, dall’accusa di responsabilità per la morte di 239 manifestanti, durante la Primavera Araba del 2011, che portò alle dimissioni di Hosni Mubarak. Assoluzione anche per le accuse di corruzione in un caso di vendita di gas a Israele e per tangenti.

Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, noto generalmente come al-Sisi (in arabo: عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي, ʕæbdel.fætˈtæːħ sæˈʕiːd ħeˈseːn xæˈliːl esˈsiːsi; Il Cairo, 19 novembre 1954), è un militare e politico egiziano, sesto Presidente della Repubblica egiziana[3] dall’8 giugno 2014, nonché guida ideologica del colpo di Stato militare che il 3 luglio 2013 mise fine alla breve esperienza governativa dei Fratelli Musulmani (accusati di “incitamento alla violenza e disturbo della sicurezza generale e della pace”).

In precedenza è stato comandante in capo delle Forze armate egiziane, Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) e ministro della Difesa e della produzione bellica, dal 12 agosto 2012 al 26 marzo 2014.[4]

“Finalmente il verdetto ha provato che non ho commesso reati. Me l’aspettavo, avevo fiducia in Dio e nella mia innocenza: non ho mai dato l’ordine di uccidere i manifestanti. Assolutamente no”. Ha manifestato così la sua soddisfazione per la decisione Hosni Mubarak, al telefono con la tv semigovernativa Saba al Balad dalla sua stanza d’ospedale. Anche il suo avvocato, Hossam Bahgat, aveva commentato a caldo affermando che giustizia era stata fatta: “Il nostro sistema giudiziario – ha detto – ha agito rapidamente per ristabilirli (i diritti dell’ex rais, ndr), come fa per tutti gli altri egiziani. Il giudice ha deciso che l’accusa per la morte dei manifestanti era tecnicamente inammissibile: la procura ha infatti tecnicamente sbagliato ad accusare Mubarak tre mesi dopo la sua cacciata, perché non c’erano le basi per un processo penale”.

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La decisione della Corte d’Assise ribalta la sentenza del 2 giugno 2012, quando l’ex rais venne condannato, insieme al suo ministro dell’Interno, all’ergastolo per le accuse riguardanti gli scontri del 2011. Un verdetto che, poi, fu annullato, dando vita a un nuovo processo. Mubarak, però, rimane in carcere per scontare una condanna definitiva a 3 anni di reclusione per sottrazione di fondi pubblici che dovevano essere impiegati per il restauro del palazzo presidenziale.

L’ex presidente 86enne è arrivato al Tribunale del Cairo in elicottero dall’ospedale militare Maadi, dove sta scontando la sua pena. Al momento della sentenza, in aula si è levato un applauso che ha segnato la fine delle vicende giudiziarie dell’ex rais. Il verdetto era atteso per il 27 settembre scorso, ma il giudice aveva deciso di aggiornare l’udienza perché non aveva avuto il tempo di terminare di scrivere il faldone di 2mila pagine di capi d’accusa.

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