GLI OPERAI NON VOTANO PIU’

Redazione di Operai contro, ho letto la lettera “CHI SONO I NON VOTANTI?”  «Operai Contro». n. 701, 30 maggio 2014. viene da chiedersi CHI SONO I VOTANTI? A questo punto, resta da domandarsi Chi vota e perché vota? Socialmente, chi sono i 26.804.195 votanti? Prima di tutto padroni & padroncini, politicanti & porta borse (con parenti & amici), affaristi & faccendieri, manager & magnaccia. A parte questa gran bella combriccola (circa un milione e mezzo), è direttamente coinvolta e interessata alla gestione della «cosa pubblica» (ormai molto privata, ovvero «cosa loro»), quel nuovo ceto medio proliferato in Italia negli […]
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Redazione di Operai contro,

ho letto la lettera “CHI SONO I NON VOTANTI?”  «Operai Contro». n. 701, 30 maggio 2014.

viene da chiedersi

CHI SONO I VOTANTI?

A questo punto, resta da domandarsi Chi vota e perché vota? Socialmente, chi sono i 26.804.195 votanti? Prima di tutto padroni & padroncini, politicanti & porta borse (con parenti & amici), affaristi & faccendieri, manager & magnaccia. A parte questa gran bella combriccola (circa un milione e mezzo), è direttamente coinvolta e interessata alla gestione della «cosa pubblica» (ormai molto privata, ovvero «cosa loro»), quel nuovo ceto medio proliferato in Italia negli anni Novanta del Novecento e che ha trovato spazio e linfa soprattutto nelle attività di intermediazione finanziaria e immobiliare. Gli operatori di questo settore sono molto sensibili alle politiche normative e fiscali che, in questi anni, gli hanno lasciato ampi margini di manovra (e di lucro). In gran parte costoro hanno costituito la base elettorale di Forza Italia (oggi il vento sta però cambiando). Accanto a loro, ci sono poi i «giovani rampanti» delle nuove professioni hi-tech (la punta dell’iceberg del «cognitariato»), sono creativi, dinamici & flessibili; a loro, Renzi ha fatto balenare la prospettiva di un «radioso futuro». Benché in Italia questi strati sociali di nuovo conio siano pletorici (circa tre milioni), non comprendono ovviamente tutto l’universo schedaiolo, anche se ne costituiscono lo «zoccolo duro», il popolo delle convention e delle primarie. Sopravvive pur sempre l’italico parco buoi dei vecchi ceti medi: artigiani e commerciali, professionisti di basso rango, tecnici, insegnanti che, per quanto strapazzati, non perdono il vizio fantozziano di cercare un santo in paradiso, cui delegare il proprio futuro, sperando nel «meno peggio» … che non esiste. Si è visto con il fascismo, da cui la piccola borghesia trasse qualche vantaggio, per poi finire nel calderone della guerra. Oggi, i vantaggi sono assai più risicati di allora, mentre il tritacarne della crisi è già all’opera. Nel mio articolo La democrazia è nuda: il gioco si fa duro (27 maggio 2014) concludevo:

«Di fronte alla catastrofe che si profila, solo chi è connivente con una banda di ladri e di assassini può aver votato, vedi il successo in Piemonte di Chiamparino, l’ultrà nello sporco affare dell’alta velocità. Oppure a votare sono i residui di una piccola borghesia sciocca e retriva e qualche proletario rincoglionito che sperano di salvar la ghirba, a scapito di altri. Oscillando tra il razzismo xenofobo di Marine Le Pen e le corbellerie «progressiste» di Alexis Tsipras».

d. e., Milano, 31 maggio 2014.

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