LA GUERRA CIVILE IN LIBIA

Redazione di Operai Contro, dopo la Cirenaica e la volta della Tripolitania. TRIPOLI – È di almeno 2 morti e 55 feriti il bilancio provvisorio degli scontri a Tripoli secondo il governo libico. Un attacco armato contro la sede del Parlamento libico, a sud di Tripoli. Colpi d’arma da fuoco, esplosioni, fumo nero dall’Aula. Le notizie sono molto confuse, ma alcuni uomini armati sarebbero entrati nell’edificio a caccia di deputati islamisti e hanno appiccato un incendio. Poco prima del blitz la sede del Parlamento, già attaccato lo scorso aprile, era stata evacuata. I deputati “rapiti”. Secondo alcuni testimoni, sarebbero stati rapiti almeno […]
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Redazione di Operai Contro,

dopo la Cirenaica e la volta della Tripolitania.


I deputati “rapiti”. Secondo alcuni testimoni, sarebbero stati rapiti almeno due parlamentari, tra cui il presidente dell’Aula Abu Sahmein, che però ha successivamente smentito ad Al Jazeera. Il corrispondente del Guardian da Tripoli, Chris Stevens, ha scritto su Twitter che gli scontri si sono subito estesi anche in altre zone della capitale.


Chi è Khalifa Haftar. Ad attaccare sarebbero stati due gruppi di milizie, Al Qaaqaa e Sawaaq, fedeli a Khalifa Haftar, ex generale in pensione già scomunicato dal governo e ora a capo di un esercito paramilitare che da settimane sta mettendo a ferro e fuoco la Libia “contro le milizie islamiche che destabilizzano il Paese”. Haftar era capo dell’esercito con Gheddafi, ma negli anni Ottanta lasciò il suo posto. Dopo la guerra civile del 2011, era stato chiamato a ristrutturare le forze armate, per essere però rimosso subito dopo. Poi a febbraio scorso, in un video online, ha annunciato di “voler salvare la nazione”, ufficializzando praticamente la sua sfida agli estremisti islamici ma anche al governo centrale, secondo lui troppo indulgente.

Haftar è finanziato dai governi occidentali e dagli USA


Chi supporta Haftar.  In serata Haftar ha chiesto addirittura lo scioglimento del Parlamento. “Il Congresso è il cuore della crisi, lo Stato supporta gli estremisti islamici”, ha aggiunto il portavoce di Haftar, Mohamed Al Hegazi. Sempre in tarda serata, è comparso in video, su una tv nazionale, il generale Mokhtar Farnana, negli anni scorsi a capo dei ribelli contro Gheddafi nell’ovest nel Paese e in passato critico verso Hiftar. Nel messaggio, piuttosto criptico, Farnana ha annunciato “al mondo il Paese non può essere un covo di terroristi” e che “i lavori del Parlamento sono sospesi”, facendo intuire di esser passato dalla parte di Hiftar, che pure in passato ha contrastato non poco.

Comunque, l’obiettivo delle forze fedeli ad Haftar, alle quali si è opposta la resistenza di altri militari, sono gli islamisti presenti in Parlamento, responsabili, a loro giudizio, di fornire protezione alle milizie ribelli di Bengasi e dintorni. La potente milizia Qaqaa, della città di Zintan, in passato ha spesso accusato gli islamisti di dominare parlamento e governo. Insieme a Sawaaq, quindi, avrebbero quindi deciso di sostenere l’esercito paramilitare del generale Khalifa Haftar, che venerdì ha lanciato un’offensiva a Bengasi contro gli “estremisti”. Non a caso, proprio le brigate antiislamiste di Zintan tengono prigioniero un figlio di Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e si sono sempre rifiutate di consegnarlo a Tripoli.

L’offensiva a Bengasi. Da venerdì scorso, dunque, Haftar ha lanciato, senza l’autorizzazione del governo, una durissima offensiva militare contro le milizie islamiste di Bengasi, capoluogo della Cirenaica, impiegando anche velivoli e truppe governative. Nella circostanza, almeno 79 persone hanno perso la vita e 141 sono rimaste ferite. Di fronte all’ennesima crisi, il governo di Tripoli ha accusato Haftar di voler mettere in atto un colpo di stato e le forze armate hanno vietato tutti i voli sulla città orientale considerata il cuore della zona petrolifera. Nel confermare che l’offensiva continuerà fino a quando “la Libia non sarà liberata” dagli estremisti, un portavoce di Haftar ha chiesto agli abitanti di diversi quartieri di Bengasi di lasciare le proprie case per non finire al centro dei combattimenti.

Nella notte uomini armati hanno attaccato la base aerea militare di Benina a Bengasi, senza causare vittime. Lo rende noto il comandante della base, il colonnello Saad al Werfalli.
“Ci sono stati lanci di razzi contro la base, ma non hanno causato nulla di grave”, afferma Werfalli, accusando dell’attacco gruppi islamisti radicali.

Un lettore

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