COMITATO AUTOCONVOCATO DI LOTTA

Redazione di Operai Contro, accolgo il tuo invito e ti mando una pagina del COMITATO AUTOCONVOCATO DI LOTTA degli operai della Marcegaglia di Milano Mi trovo d’ accordo sulla costituzione del Comitato Il comunicato è ancora un pò confuso e non mi trovo d’accordo quando parlano del lavoro. Noi operai siamo costretti a lavorare come schiavi per poter vivere. La crisi economica pone il problema di affossare il lavoro salariato Sarà una mia impressione. Mi sembra che il comitato sia un pò da vecchio sindacalismo. Un operaio di Sesto San Giovanni In ogni caso ecco il Comunicato: NON DELEGHIAMO […]
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Redazione di Operai Contro,

accolgo il tuo invito e ti mando una pagina del COMITATO AUTOCONVOCATO DI LOTTA degli operai della Marcegaglia di Milano

Mi trovo d’ accordo sulla costituzione del Comitato

Il comunicato è ancora un pò confuso e non mi trovo d’accordo quando parlano del lavoro.

Noi operai siamo costretti a lavorare come schiavi per poter vivere.

La crisi economica pone il problema di affossare il lavoro salariato

Sarà una mia impressione. Mi sembra che il comitato sia un pò da vecchio sindacalismo.

Un operaio di Sesto San Giovanni

In ogni caso ecco il Comunicato:

NON DELEGHIAMO A NESSUNO LA DIFESA DEI
NOSTRI INTERESSI!
SOPRATTUTTO NON LO LASCIAMO FARE AL PADRONE O AL
DIRETTORE…

La doccia fredda è arrivata, l’azienda ha dichiarato la sua volontà di chiudere questa fabbrica in cui
lavoriamo da anni, e immediatamente si è instaurato un clima da “si salvi chi può”.
È chiaro che se ognuno di noi pensa a ciò che può fare da solo a partire da se stesso di fronte al
ricatto “o questa minestra o la finestra” è facile che scelga la pappina che i tagliatori di teste
dell’azienda hanno preparato per raggiungere, col minimo costo possibile, gli “OBIETTIVI
AZIENDALI”.
Da soli si sa contiamo poco, e l’uso della zizzania e della contrattazione individuale (incentivi, livelli,
prestiti, cenette) ha contribuito in tutti questi anni a tenerci ben divisi. DIVIDI E IMPERA diceva Giulio
Cesare, e qui ha funzionato a lungo così.
Ora l’azienda per raggiungere il suo vero obiettivo, e cioè liberarsi di almeno un centinaio di lavoratori
(unico risparmio vero da questo “trasferimento”) deve mantenerci divisi, anzi ci deve far proprio
litigare, per mantenere il caos, non farci ragionare e restare nella paura nera che il suo annuncio ha
creato. Le usa tutte, la disinformazione innanzitutto, il discredito sui delegati e sindacati che non
vogliono accettare, e non credete che come ha sempre fatto in passato non abbia elargito promesse
individuali di rosei futuri nella nuova grande azienda.
NOI CI RIFIUTIAMO DI PENSARE INDIVIDUALMENTE, NOI VOGLIAMO RAGIONARE
COLLETTIVAMENTE E RAGGIUNGERE IL NOSTRO OBIETTIVO: IL POSTO DI LAVORO!
Da soli siamo finiti, tutti insieme possiamo farcela!
Quali sono i modi possibili:
1. La fabbrica resta qua e Marcegaglia investe a Milano. E se proprio deve liberare si
sposta qua attorno.
2. Attraverso le istituzioni (Ministero, Regione) si trova un altro imprenditore interessato
ad acquisire azienda e lavoratori.
3. In base all’articolo 43 della costituzione si nazionalizza la fabbrica e si crea un comitato
di gestione dei lavoratori per mandarla avanti.
4. Comuni, provincia, regione, ministero ci trovano altrettanti posti di lavoro quanti siamo
non disponibili al trasferimento, a tempo indeterminato, a parità di salario in aziende
pubbliche o private nei dintorni.
5. Come hanno fatto almeno un sessantina di aziende, alcune molto simili alla nostra, si
occupa e si gestisce il lavoro.
Queste possibilità possono mescolarsi tra loro e diventarne di più, ma solo se abbiamo l’obiettivo
comune di avere un futuro vero e non accettare la miseria offerta dall’azienda assieme a uno o due
anni di mobilità e rischiare di rimanere una vita disoccupati, di perdere la nostra casa, ecc..
Per rendere davvero possibile il nostro futuro non abbiamo altra strada che la lotta. E per lottare
dobbiamo essere organizzati e uniti.
Sostenere la delegazione sindacale significa organizzarci per far si che le nostre mobilitazioni siano
poco costose per noi e molto efficaci nei confronti dell’azienda, delle istituzioni e dei mezzi di
comunicazione di massa. Noi abbiamo deciso di costituire un comitato autoconvocato di lotta per
rendere più efficace possibile la nostra battaglia.
Vogliamo costruire attorno alla nostra battaglia per il lavoro, contro la speculazione dell’azienda e
delle aziende sulle vite dei lavoratori, il più ampio movimento di solidarietà e di sostegno.
Crediamo che se stiamo fermi, se aspettiamo che l’azienda gonfi l’incentivo ci facciamo massacrare.
La buona uscita è l’esigenza più individuale che esiste. C’è chi glie ne basta 30, chi 40, chi
cinquanta, chi 100 chi lo stipendio fino al giorno della pensione. Così restiamo a pensare
ognuno per se. Così facciamo il gioco dell’azienda.
Noi cominciamo a muoverci. Le indicazioni nelle assemblee sono venute fuori. Blocchi improvvisi,
dentro e fuori, autoriduzione dei ritmi, partecipazione a tutte le manifestazioni di lotta sociale sul
territorio e fuori in maniera tale da costruire legami solidali con altri lavoratori e lavoratrici, precari
ecc. per costruire quella rete di rapporti che, come già è successo alla INNSE PRESSE dove dopo
un anno di lotta la fabbrica è rimasta e addirittura stanno assumendo, ci verrà a dar man forte
quando sarà necessario.
Il primo maggio siamo stati alla MAY DAY, abbiamo costruito un forte legame con l’enorme
rete di precari e precarie che costruisce quell’immensa manifestazione. Quell’enorme folla
dovrà essere qui con noi quando se sarà necessario dovremmo impedire colpi di mano
dell’azienda.
Ora certo non dobbiamo perdere salario con scioperi lunghi e costosi. Ma intanto possiamo sfruttare,
come ci hanno detto alcuni delegati e sindacalisti, le giornate in cui ci metteranno in libertà con la
cassa integrazione (vogliono farcela vivere come una punizione) per organizzare presidi e blocchi
presso istituzioni sorde o meglio ancora blocchi delle merci (e non del personale) presso stabilimenti
produttivi Marcegaglia che lavorano. Le rsu di quegli stabilimenti saranno solidali (ne abbiamo già
parlato).
Da oggi a ottobre (quando hanno dichiarato voler spostare la prima macchina) tempo ce n’è,
proviamo a fare qualcosa per cambiare questa bruttissima situazione. A star fermi, ad accettare il
ricatto di chi si sente forte perché siamo divisi, può solo peggiorare.
L’azienda vuole l’accordo subito per cominciare a farci andare a casa, a farci auto licenziare, per la
paura di non prendere nulla. Così a ottobre saremo già molti meno, e nel caso dovesse cambiare i
suoi piani saremo ancora più deboli nei numeri e nel morale. L’azienda stessa dice che il
trasferimento è una scommessa, che può andare anche male…
Chi vuole patteggiare, chi vuole esitare, chi vuole 30 denari per togliersi di torno, chi ha fatto accordi
individuali per garantirsi una determinata posizione a Pozzolo, o a via delle case, chi pensa per se
insomma è libero di farlo. Ma non può pretendere che chi vuole stare insieme, chi vuole unirsi
ed organizzarsi per dare un futuro ai propri figli non lo faccia!
Sosteniamo la rsu e il sindacato che dice “lavoro per tutti!” con la
nostra battaglia. Se diamo battaglia possiamo vincere o perdere ma se
non lo facciamo abbiamo già perso!
PROVIAMOCI!
Comitato Autoconvocato di Lotta
Per il posto di lavoro per tutti!

 

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