L’APPELLO……

Pubblichiamo questa lettera di critica all’appello di alcuni senatori del Pd L’appello dei senatori democratici italiani a mister “we can” “Signor Presidente: Dandole il benvenuto in Italia, con il debito rispetto le segnaliamo un caso importante che è presente nelle nostre coscienze e riguarda il rispetto dei diritti umani. Sicuramente lei è stato informato che da 15 anni tre cittadini cubani: Ramón Labañino, Gerardo Hernández e Antonio Guerrero, sono reclusi nelle prigioni degli Stati Uniti. Le ragioni per cui sono prigionieri sono controverse, ma le precarie condizioni di salute e le difficoltà in cui vivono sono reali. Per la […]
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Pubblichiamo questa lettera di critica all’appello di alcuni senatori del Pd

L’appello dei senatori democratici italiani a mister “we can”

“Signor Presidente:
Dandole il benvenuto in Italia, con il debito rispetto le segnaliamo un caso importante che è presente nelle nostre coscienze e riguarda il rispetto dei diritti umani.
Sicuramente lei è stato informato che da 15 anni tre cittadini cubani: Ramón Labañino, Gerardo Hernández e Antonio Guerrero, sono reclusi nelle prigioni degli Stati Uniti.
Le ragioni per cui sono prigionieri sono controverse, ma le precarie condizioni di salute e le difficoltà in cui vivono sono reali.
Per la gravità del suo stato di salute, i familiari di Ramón Labañino hanno sottoposto il caso al Presidente della Commissione dei Diritti Umani del Senato della Repubblica Italiana.
Signor Presidente, conosciamo la sua sensibilità e confidiamo che lei realizzi almeno un gesto di clemenza, se non vuole concedere giustizia ai tre prigionieri.
La sua indulgenza sul caso sarebbe un gesto concreto per far sì che Ramón Labañino, Gerardo Hernández e Antonio Guerrero possano tornare dalle loro famiglie.
L’America democratica che lei rappresenta come autorità nel mondo sarà concretamente più forte e più aperta al dialogo con tutte le Nazioni.
Con stima”(seguono le firme di 17 senatori)
Ecco come si butta il tempo, la carta e i soldi dei contribuenti che mantengono questi signori, mentre la maggior parte del paese langue e fatica a tirare la fine del mese. Obama è (e lo sta dimostrando) una mezza calzetta che non va neppure al cesso senza aver prima consultato i suoi grandi elettori interni ed esterni( lobby economico-finanziarie, FMI, NATO, Banca Mondiale…), figuriamoci se impegnerà anche uno dei suoi sterili secondi per far tornare tre comunisti a casa loro, misteriosamente impacchettati da chi l’ha preceduto nei diversi lager che punteggiano il grande paese-guida della democrazia mondiale. Cuba da tre lustri chiede la liberazione dei suoi cittadini, senza condizioni, ogni volta che si presenta l’occasione nelle sedi internazionali ma L’Avana non è TelAviv, quindi messaggio non pervenuto. Adesso hanno voluto provarci i senatori di una sinistra perennemente seduta, parolaia e da tempo assente nei luoghi di produzione, con risultato analogo; sarà già tanto se il foglietto arriverà oltre oceano. L’Italia sta a cuore degli yankees quando hanno bisogno di giovanotti da mandare a morire nei loro territori di caccia, della base di Aviano per bombardare il “cattivo” di turno (vero signor D’Alema?) o del voto diplomatico per sostenere i piani di occupazione del pianeta; per tutto il resto è considerata una normale repubblica delle banane. Cuba ha cessato di esserlo dal 1 gennaio del 1959.
Carlo Curti, Lugano

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