SICILIA: SI ABOLISCONO LE PROVINCIE MA LE CASE CROLLANO E LA GENTE SI DA’ FUOCO.

La Sicilia in questi giorni  è al centro dell’attenzione perché sta perfezionando l’abolizione delle Provincie, iniziata circa un anno fa. Al solito cambierà tutto per non cambiare niente, ma è necessario, di questi tempi distogliere l’attenzione dai problemi reali, e a volte non basta. Come non è bastato ad un povero cristo che l’altro giorno si è dato fuoco, a Leonforte (ormai ex provincia di Enna). È avvenuto nell’edificio del comune, lo sventurato è salito sul tetto dell’edificio, si è cosparso di benzina è si è dato fuoco. Ironia della sorte è stato salvato dal Sindaco, di professione vigile […]
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La Sicilia in questi giorni  è al centro dell’attenzione perché sta perfezionando l’abolizione delle Provincie, iniziata circa un anno fa. Al solito cambierà tutto per non cambiare niente, ma è necessario, di questi tempi distogliere l’attenzione dai problemi reali, e a volte non basta. Come non è bastato ad un povero cristo che l’altro giorno si è dato fuoco, a Leonforte (ormai ex provincia di Enna). È avvenuto nell’edificio del comune, lo sventurato è salito sul tetto dell’edificio, si è cosparso di benzina è si è dato fuoco. Ironia della sorte è stato salvato dal Sindaco, di professione vigile del fuoco, ben addestrato, quindi, ad affrontare simili situazioni: si è scottato pure lui, ma il  poveretto si è salvato ed adesso è in gravi condizioni nell’ospedale di Palermo, dove è stato trasportato in elisoccorso, ma non sembrerebbe in pericolo di vita. Quale è stato il motivo del disperato gesto? La mancata assegnazione di una casa popolare. La torcia umana leonfortese, disoccupato con tre figli, senza arte ne parte, è stato escluso dal sorteggio per l’assegnazione di una casa. Tutta la famiglia del poveretto, aveva partecipato, tempo addietro all’occupazione dei locali del comune per reclamare il diritto alla casa. Dell’episodio ho dato cronaca su queste pagine alcuni mesi fa. Come allora la stampa locale si è divisa su chi avesse diritto all’assegnazione dell’alloggio, una pretestuosa discussione tra chi sarebbe da ritenersi disperato e meritevole di elemosina. Fomentano la guerra tra poveri,  su questo fondano il loro potere. Quando avverrà che i poveri cristi capiranno quali sono i loro veri nemici?

Come ho detto in altre occasioni, è paradossale avere problemi di abitabilità in un paese come Leonforte dove, negli anni passati, si è devastato il territorio, per costruire e cementificare senza ritegno, tagliando e spianando colline. Anche un parco urbano, con pini secolari, è stato cementificato, cambiando la destinazione d’uso. La rendita edilizia viene prima, se poi il territorio si sgretola, poco importa, i costi ricadranno sulla collettività. Paradossalmente, però,  è stata proprio l’espansione edilizia a creare la crisi del settore, la scure della sovrapproduzione si abbatte senza pietà in ogni settore produttivo, è una regola del capitalismo. Dopo aver costruito freneticamente, negli anni passati, le imprese sono rimaste al palo, e non possono neanche più restaurare perché le case del centro storico sono disabitate. Intanto i prezzi delle case sono crollati, per eccesso di offerta (si aggirano a circa 1000€ al metro quadro), e non coprono neanche il costo di costruzione. Senza lavoro, però, non ci sono nemmeno quei pochi soldi per pagarsi un affitto, o comprarsi qualche catapecchia da restaurare. In questa situazione il comune riuscirà ad assegnare solo 13 case rispetto e qualche centinaio di domande. Ma la casa non dovrebbe essere un diritto da garantire a tutti?

La situazione leonfortese non è un’eccezione ma la regola in Sicilia (e non solo), in tutta l’Isola ci sono circa 35000 persone senza casa,  perché non possono permettersi l’affitto, ma l’assegnazione degli alloggi popolari non riesce minimamente a soddisfare le esigenze, allora si occupano (giustamente) le case sfitte o edifici pubblici inutilizzati. Nel territorio palermitano si è avuta l’occupazione di case popolari ancor prima che fossero finite, per timore di non vedersi assegnati gli alloggi completati. La disperazione è tanta, ormai ci si attacca ad ogni pretesto per fare “scifiu” , come si dice da queste parti. Gli sfratti per morosità aumentano a ritmo esponenziale, la gente non ha i soldi per pagarsi l’affitto, i fondi sociali, in comuni ed enti locali dissestati, sono assolutamente insufficienti. Eppure in Sicilia,come nel resto d’Italia si è costruito, e parecchio anche, in epoche di “vacche gasse” si è “investito sul mattone”,  cioè si è speculato sulla rendita edilizia. Intanto, però, i poveri cristi rimangono senza casa, il territorio è devastato, rimangono tante abitazioni inutilizzate, ma i centri storici cadono a pezzi. A Palermo, ormai, non fa più notizia, un giorno  si e l’altro pure cadono edifici del centro storico che si sta letteralmente sbriciolando. Sono migliaia le abitazioni fatiscenti, da tempo disabitate, a fronte di una periferia che si estende a dismisura. Altro prodotto della speculazione edilizia, frutto di una società che produce per il profitto e non per i bisogni.

In una Sicilia ricca di contraddizioni neanche da morti si trova pace: al comune di Messina  a circa 600 bare non si riesce proprio a trovare una collocazione, rimangono in un deposito collettivo senza sepoltura dove, quando piove si bagnano, con pericoli igienici. Per circa la metà di feretri si è trovata una collocazione, ma circa 200 bare non si sa proprio dove collocarle. I poveri cristi non trovano posto neanche da morti. Ma intanto hanno abolito le provincie.

PIERO DEMARCO

 

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