IRLANDA E GRECIA RIPRENDONO A GIOCARE CON LA FINANZA

Redazione di Operai Contro, Come se niente fosse successo per due Paesi così simbolici per la crisi innescata dalla finanza nel 2008 come Irlanda e Grecia. Nelle edizioni del 7 gennaio, in contemporanea, il quotidiano francese “Le Monde” e quello greco “Ekathimerini” pubblicavano notizie di nuove emissioni di obbligazioni da parte di Dublino ed Atene. Nel primo caso, si tratta delle prime corpose manovre finanziare da parte dello Stato a seguito dell’uscita coincisa con la fine del 2013 dal piano di aiuti concordato con la troika di UE, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea per l’ammontare di 14 miliardi di euro. Già dal 2010 il […]
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Redazione di Operai Contro,

Come se niente fosse successo per due Paesi così simbolici per la crisi innescata dalla finanza nel 2008 come Irlanda e Grecia.

Nelle edizioni del 7 gennaio, in contemporanea, il quotidiano francese “Le Monde” e quello greco “Ekathimerini” pubblicavano notizie di nuove emissioni di obbligazioni da parte di Dublino ed Atene.

Nel primo caso, si tratta delle prime corpose manovre finanziare da parte dello Stato a seguito dell’uscita coincisa con la fine del 2013 dal piano di aiuti concordato con la troika di UE, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea per l’ammontare di 14 miliardi di euro. Già dal 2010 il Paese era formalmente commissariato a causa di un già precedente prestito di 85 miliardi di euro.

Dublino ha emesso un obbligazione da 3,75 miliardi di euro con scadenza a dieci anni, ad un tasso di pagamento degli interessi definito dalla stessa Agenzia Nazionale del Tesoro irlandese decisamente inferiore ai livelli di marzo 2013” periodo nel quale l’Irlanda ha emesso l’ultima misura emissione in ordine di tempo.

Si può facilmente immaginare come l’EIRE abbia affrontato finora la crisi globale ed il periodo di forte indebitamento dovuto all’intervento internazionale. Riassume sommariamente il quadro Cristophe Blot, dell’Osservatorio economico di Sciences-Po (OFCE) di Parigi: “L’uscita dal piano di assistenza riflette il successo della politica di austerità fiscale. Nonostante prospettive di crescita più incoraggianti in Irlanda rispetto a Portogallo, Spagna o Italia, va sottolineato che il prodotto interno lordo di Dublino è oggi inferiore del 12% rispetto al periodo pre-crisi. Il tasso di disoccupazione inoltre supera il 12%, accompagnato dall’aumento delle diseguaglianze sociali“.


In Grecia l’aria che tira è la medesima, con governi e potentati impegnati ad alimentare la causa stessa degli enormi problemi emersi negli ultimi 5 anni, in un malsano gioco del cane che si morde la coda: anche Atene ieri ha messo mano alle sue obbligazioni semestrali emettendo oltre 1,5 miliardi di valori finanziari ad un tasso di interesse del 4,10%; venerdì 10 gennaio avverrà l’asta.

buoni del tesoro detenuti dalla Grecia ammontano a 15 miliardi di euro circa, finanziati dalle banche del Paese che a loro volta li ricomprano depositandoli come garanzia in cambio di liquidità dalla Banca Centrale Europea.

Gli effetti della cosiddetta “cura” della troika UE-FMI-BCE sono ben noti sulla popolazione che continua a registrare insolvenze, debiti, disoccupazione crescente, università al palo, uffici pubblici ridotti all’osso e carenze di medicinali anche primari negli ospedali. Il tutto condito da quasi 6 miliardi di euro di debiti dello Stato, inclusa la mancata applicazione delle riduzioni fiscali previste da ciò che rimane delle politiche sociali, e dai fastidiosi dati dell’economia reale sempre più a secco che configurano scenari da periodo pre-bellico: anovembre 2013 rispetto all’anno precedente Atene registra un calo delle importazioni del 15,3% e delle esportazioni del 22,6% per un disavanzo di 700 milioni di euro circa.


Ma l’obiettivo resta “i conti a posto“: la regola delle regole in tutta Europa, Italia compresa.
A cura di M.L. – Pavia

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