A RISCHIO POVERTA’ 125 MILIONI DI EUROPEI

Redazione di Operai Contro, la crisi dei padroni sta creando in Europa un enorme esercito di poveri, per gli operai arrivare appena a fine mese non è mai stata una novità, la loro condizione di schiavi moderni oltre ad ingrassare i padroni serviva anche a ottenere il consenso delle classi medie  loro alleate , con la crisi anche la piccola borghesia è completamente rovinata. Un quarto della popolazione europea è a rischio povertà. Queste sono le caratteristiche che definiscono il rischio di povertà secondo la Unione Europea : rischio di povertà  in situazioni di deprivazione materiale sévèra o che […]
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Redazione di Operai Contro,
la crisi dei padroni sta creando in Europa un enorme esercito di poveri, per gli operai arrivare appena a fine mese non è mai stata una novità, la loro condizione di schiavi moderni oltre ad ingrassare i padroni serviva anche a ottenere il consenso delle classi medie  loro alleate , con la crisi anche la piccola borghesia è completamente rovinata.
Un quarto della popolazione europea è a rischio povertà.
Queste sono le caratteristiche che definiscono il rischio di povertà secondo la Unione Europea : rischio di povertà  in situazioni di deprivazione materiale sévèra o che vivono in famiglie a bassissima  intensità di lavoro. Nel 2012 si sono trovate in una di queste condizioni 125 milioni di europei, il 25% della popolazione della UE. Nel 2008 erano il 23,7%.(fonte eurostat 2013)
Impressionante se si analizza il dato nelle singole nazioni:
 In Bulgaria il 50% della popolazione è a rischio povertà, Romania 42%, Lettonia 37%, Grecia 35%.
  Operai prepariamo il Partito Operaio per non non farci coinvolgere dai padroni nella loro rovina.
Un lettore di Operai Contro
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1 Comment

  1. Feliks

    Maledizione, è così frustrante. Purtroppo sono bloccato in casa davanti a internet per cause di forza maggiore, così ultimamente ogni volta che un argomento mi stimola o che leggo un commento particolarmente odioso perdo un sacco di tempo a formulare un punto di vista marxista per condividere questa cultura e fare il poco che posso perché qualcuno si interessi e veda la verità sul marxismo come ho fatto io dopo anni di disorientamento intellettuale. Ma a ogni mio commento, a ogni mio scritto fioccano risposte di odio, di derisione, di accuse di genocidio e altre assurdità del genere. Fossero provenienti solo dal nemico, ad esempio il figlio di un industriale, il fascista di turno, il negoziante, il borghese reazionario etc, mi sembrerebbe normale, ma se così fosse ci sarebbe anche spesso una controparte di classe che sosterrebbe le argomentazioni marxiste, magari anche criticando quello che scrivo volta per volta. Invece quella è una voce che non sento mai parlare. Non parte mai nessun dibattito se non tra me e la controparte, magari composta da più persone. Se avessi scritto in passato un commento di stampo marxista a un giornale io credo si sarebbero formate due fazioni (tralasciamo i limiti tecnici anche se questo ad esempio poteva succedere anche una volta nelle radio libere quando non c’era l’immediatezza di internet), magari sfaccettate al loro interno. Invece adesso ho la forte impressione (la certezza anzi) che anche l’operaio e il lavoratore salariato in generale si attesti su posizioni anticomuniste, prima tra tutte la posizione terzoposizionista tipica al momento dei ‘grillini’ che rifiuta ogni caratterizzazione di classe. Infatti il contrasto più comune alle mie idee è proprio quello contro il concetto di classe. Sembra che nessuno veda più contraddizioni nell’idea populista del ‘siamo tutti nella stessa barca’. Le classi sfruttate si vedono solidali coi loro sfruttatori di media e piccola caratura a causa della loro momentanea difficoltà economica dovuta alle contraddizioni intercapitalistiche. Non vedono oltre il discorso dei soldi. Non si ricordano che il padrone oggi fallito è la stessa persona che prima della crisi lo obbligava a fare straordinari non pagati o in nero o non gli garantiva la sicurezza sul lavoro, o gli dava uno stipendio da fame e tutti i mille piccoli e grandi soprusi che tutti sappiamo sono sempre esistiti nel mondo del lavoro dipendente. Ora il padrone è finito in mutande e si aderisce acriticamente alle sue istanze senza vedere che una volta che tornasse ad essere disponibile per lui lo yacht egli ritirerebbe immediatamente la scaletta e piazzerebbe mitragliatrici tutt’intorno per impedire a chi è rimasto sulla barchetta di salire con lui e tornerebbe alla sua vita di sempre lanciando gli avanzi fuori per gli altri. Questa cosa mi causa una rabbia enorme perchè sento che è una ferita enorme che la colonizzazione culturale capitalista ha aperto nell’unità di classe e non vedo sorgere una forza che vi si opponga con efficacia. Addirittura alcuni compagni abbagliati dall’aspetto ”””rivoluzionario””” delle dichiarazioni di certi movimenti e partiti populisti e reazionari esortano alla partecipazione! Io forse sono un sempliciotto e mi si potrebbe dire che anche Lenin ha colto le opportunità per fare delle alleanze col diavolo al fine di raggiungere i giusti scopi, ma Lenin dirigeva comunque una classe sfruttata che aveva coscienza di se stessa,che non si sarebbe mai potuta confondere con chi la sfruttava perchè le differenze culturali erano enormi, saltavano anche allo sguardo. Non era pensabile per un proletario sentirsi, ad esempio, uguale a un nobile decaduto o a un padrone caduto in bancarotta solo perchè entrambi soffrivano di indigenza…non credo di dover spiegare ulteriormente il perchè… Oggi invece questo è possibile, da una parte per via della passata borghesizzazione della vita quotidiana dei lavoratori salariati negli scorsi decenni, dall’altra per la distruzione di conseguenza della morale proletaria. Ad esempio poco tempo fa vidi un documentario sulla mala milanese e si parlava della cosiddetta ‘liggera’, ovvero di quella malavita spicciola composta da sottoproletari che si occupava di cose come piccoli furti, piccolo contrabbando etc. E che in seguito, con l’esplosione della ‘Milano da bere’ aveva alzato man mano il tiro fino a occuparsi di traffico di droga, estorsioni, gioco d’azzardo e altre attività ad alto rendimento. Il documentario raccontava di come nei quartieri proletari dove agiva la liggera, gli operai avessero verso i suoi rappresentanti un atteggiamento quasi ‘genitoriale’ che tendeva spingere queste persone fuori dal sottoproletariato verso il lavoro onesto, dei valori morali, il guadagnarsi le cose che si avevano etc….ecco, questo intendo come cultura operaia! Un insieme di valori riconosciuti collettivamente all’interno di una classe che contrastavano con quelli della classe avversaria, che erano il profitto a ogni costo, l’edonismo e l’egoismo sociale in generale. Questi ultimi ‘valori’, invece di essere spazzati via o comunque tenuti fuori, hanno divorato i nostri sostituendovisi e lasciando di essi alla meglio l’apparenza ipocrita del ‘politicamente corretto’, un po’come l’ipocrisia cristiana di chi va a messa al mattino per poi essere tutt’altro che pio a casa propria. Grazie a questo ora, in un momento nel quale invece dovremmo essere uniti per sferrare dei colpi mortali al sistema capitalista, sofferente a livello strutturale di base, diamo manforte ai figli di una delle sue contraddizioni che portano avanti delle istanze estremamente reazionarie e con venature militariste (si pensi alle dichiarazioni di molti Forconi sulla figjra militare forte che dovrebbe prendere in mano la situazione dopo che il ‘popolo italiano’ ha mandato i vecchi politici ‘tutti a casa’) In sintesi, o l’enorme paura che ci troviamo di fronte al ripetersi, con diverse caratteristiche, di una fase del ciclo storico come quellancye ha dato linfa al fascismo qui in italia o al nazismo in Germania durante weimar. Non è uguale, niente ritirna uguale a se stesso, ma i meccanismi si ripropongono e ho paura che in questa riproposta le forze progressiste non siano solo deboli ma praticamente assenti a livello nazionale. Certo ci sono mille gruppi e collettivi che portano avanti lotte giustissime, ma appunto sono mille e ciò non permette lo sviluppo di una strategia comune ne il radicamento tra la popolazione ne menchemeno una prassi unitaria contro il sistema ma a favore della cistruzione di una nuova società. Le forze reazionarie, che sembrano le uniche, abituate come sono da sempre al mascheramento, capaci di sovvertire il sistema liberale vogliono solo potersi affidare a un qualche ‘uomo della provvidenza’ che prenda le decisioni in loro vece ma rappresentando ovviamente i loro, e solo i loro, interessi. Insomma, alla fine di tutto questo sproloquio vorrei dire solo che spero con tutte le mie forze che le nostre idee tornino a radicarsi tra il proletariato scavalcando le barriere della propaganda colonizzatrice e ritrovando se stessa e la propria teoria e prassi rivoluzionaria. Saluti comunisti e scusate se sono stato così lungo. La concisione non è una delle mie virtù :D…