IL 2014 DEGLI OPERAI E LAVORATORI

Redazione di Operai Contro, C’è ogni genere di prodotto nel novero dei settori maggiormente interessati dai “tavoli” aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico e che riguardano imprese in crisi. Il 2014 si apre infatti con 159 tavoli di confronto instaurati, ai quali nel corso dell’anno ormai passato si sono seduti per almeno due volte tutte le parti in causa: proprietà, lavoratori e istituzioni. In totale il problema riguarda 120mila lavoratori, con un numero di esuberi che ammonta in media al 15% della forza lavoro delle singole imprese, diciotto delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di […]
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Redazione di Operai Contro,

C’è ogni genere di prodotto nel novero dei settori maggiormente interessati dai “tavoli” aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico e che riguardano imprese in crisi.

Il 2014 si apre infatti con 159 tavoli di confronto instaurati, ai quali nel corso dell’anno ormai passato si sono seduti per almeno due volte tutte le parti in causa: proprietà, lavoratori e istituzioni. In totale il problema riguarda 120mila lavoratori, con un numero di esuberi che ammonta in media al 15% della forza lavoro delle singole imprese, diciotto delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attività.

Nel 2013, ricorda il Ministero, sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12mila riduzioni di organico. I più conosciuti hanno riguardato: Natuzzi, Indesit, Bridgestone, Novelli, Richard Ginori, Micron (unità di Avezzano), Vestas, Alcoa, Sixty, Candy, Ies-mol (Raffineria di Mantova), A C C, Berco, Valtur, Marangoni, Simpe, Plasmon, Filanto, Wind, Meraklon, Eurallumina. Tra gennaio e novembre sono state richieste 990 milioni di ore di cassa integrazione e l’industria è il ramo di attività che assorbe il maggior numero (a novembre su 110 milioni, 76 erano per l’industria).

Tra i tavoli di crisi che da gennaio vedranno impegnati ministero e sindacati vi sono aziende di grande rilievo e marchi

storici per il Paese, in tutti i settori produttivi: dall’elettronica di Alcatel a Italtel, alle ceramiche di Ideal Standard; dal tessile di I Ti Erre alle energie rinnovabili di Marcegaglia (stabilimento di Taranto); dalla chimica di Akzo Nobel alla cantieristica di Fincantieri (stabilimenti di Palermo e Castellammare di Stabia). Maggiormente interessati sono i settori nei quali hanno particolare incidenza sul costo totale di produzione, il costo del lavoro ed il costo per l’approvvigionamento di energia.

Ecco di seguito le principali vertenze in corso.

SIDERURGIA

Ilva. E’ in attesa dell’applicazione dell’Aia e del piano industriale; nel mentre, sono in contratto di solidarietà 1.700 lavoratori. “Quello che ci preoccupa è che lo stabilimento ha prodotto 2 milioni di tonnellate di acciaio in meno di quanto previsto dall’Aia – afferma il segretario generale Uilm Rocco Palombella – Inoltre, Comune e provincia non hanno autorizzato i lavori per i parchi minerari e non sappiamo quando inizieranno”. “L’azienda è chiamata a fare investimenti e le banche non sono in grado di fornire le risorse necessarie – sottolinea Rosario Rappa della Fiom – intanto il piano industriale è slittato da dicembre a febbraio-marzo”.

Alcoa. La società dell’alluminio è’ appesa alla verifica del piano industriale per la vendita a Klesh; il Mise ha fissato come data il 15 febbraio. L’attività produttiva è ferma da due anni circa e i 490 lavoratori sono in cassa integrazione dal 22 dicembre scorso e hanno ottenuto la proroga fino al 31 dicembre 2014. A fine gennaio è fissato un incontro con i sindacati al Mise.

Lucchini. Lo storico gruppo siderurgico, passato alla Severstal di Alexei Mordashov, ha 4.500 lavoratori in vari stabilimenti di cui il principale è a Piombino, dove i dipendenti hanno contratti di solidarietà fino a febbraio. A Trieste, dove è in corso una trattativa per l’affitto del ramo di attività, 485 persone rischiano la cassa integrazione da gennaio. Attesa per l’accordo di programma su Piombino e dell’apertura del bando di vendita. In ballo vi è l’ipotesi di costruire un cantiere di demolizioni (che potrebbe smaltire la Costa Concordia) ma i tempi sono stretti. A gennaio dovrebbe tenersi un incontro al Mise.

Ast di Terni. Ha 2.850 dipendenti che vanno in cassa integrazione a seconda dell’andamento del mercato. A gennaio dovrà tenersi un incontro azienda-sindacati per capire quale sarà il destino dello stabilimento, visto anche che deve ancora arrivare l’approvazione Ue al passaggio a Thyssenkrupp (che ha riacquistato da Outokumpu).

Pittini Trafilerie. Ha inviato 78 lettere di licenziamento alla vigilia di Natale ai dipendenti dello stabilimento di Celano.

ELETTRODOMESTICI

Electrolux. Ha deciso 500 esuberi che si aggiungono ai 1000 che derivano da precedenti accordi, affrontati con contratti di solidarietà. La società ha avviato “un’investigazione” su tutti gli stabilimenti italiani, dove lavorano circa 4.000 persone, per verificare la sostenibilità della produzione. Il governo ha convocato l’azienda e le regioni interessate per il 24 gennaio ma i sindacati chiedono un incontro prima di questa data.

Jp. Parte della ex Merloni, è bloccata in una complicata situazione giudiziaria: il Tribunale di Ancona ha annullato un ricorso presentato dalle banche sulla vendita ed essendoci un commissario straordinario la vicenda vede coinvolto il Mise.

Acc di Belluno. E’ in amministrazione controllata e rischiano il posto 600 persone, che in parte sono in cassa integrazione.

ELETTRONICA, TLC E INFORMATICA

Italtel. Ha 1.300 dipendenti circa in tutta Italia ma la maggioranza è nello stabilimento di Castelletto; 330 gli esuberi indicati dalla società, che vuole anche tagliare i costi del lavoro rivedendo il contratto aziendale. La azienda – riferiscono i sindacati – vuole arrivare ad un’intesa al Mise per uscite volontarie. L’8 gennaio è previsto un incontro presso l’Assolombarda.

Alcatel. Ha la cassa integrazione da tanti anni e il 17 gennaio è previsto un incontro al Mise; su circa 2.000 addetti sono stati dichiarati 585 esuberi. In ballo c’è il trasferimento negli Usa delle attività di ricerca e sviluppo svolte da 350 addetti a Vimercate.

Micron. Ha annunciato 2-300 esuberi su 700 lavoratori di Catania e Agrate; a gennaio è previsto un incontro.

LFoundry. Ha 1400 lavoratori ex Micron in contratti di solidarietà fino all’agosto 2014 ma secondo i sindacati non ha liquidità e rischia di non avere le risorse per anticipare le competenze

Ciet. E’ in amministrazione controllata e rischia il fallimento; i lavoratori a rischio sono più di 300.

Aziende Appalti Telefonici. La principale è Sirti, dove si è già chiusa la trattativa sugli esuberi con i contratti di solidarietà ma resta aperta la partita sui contratti aziendali. Ad Alpitel sono a rischio di licenziamento collettivo 110 lavoratori.

Stm. La società italo-francese, quotata in Borsa, vive una forte incertezza per l’ipotesi privatizzazione da parte del Tesoro dopo una serie di risultati economici negativi.

Jabil di Caserta. Ha intenzione di licenziare la metà dei lavoratori, cioè 350, che già sono in cassa integrazione; è stato aperto un tavolo al Mise ma ancora non si intravedono soluzioni.

Schneider di Rieti. E’ a rischio chiusura per la decisione della proprietà di spostare la produzione in Bulgaria; nei primi mesi dell’anno i dipendenti dovrebbero lavorare dai 2 ai 3 giorni al mese.

FERROVIE

Ansaldo Breda. Ha forti perdite di bilancio e a rischio sono oltre 2.000 addetti dei quattro stabilimenti di Pistoia, Pomigliano, Reggio Calabria e Palermo (questi ultimi in cassa integrazione). I sindacati – spiega Enrico Azzaro della Uilm – si oppongono alle ipotesi di smembramento e chiedono la costituzione di una joint venture con Sts per l’acquisizione delle commesse.

Officine Ferroviarie Veronesi. Hanno avviato la procedura di amministrazione straordinaria; un commissario deve mettere l’azienda sul mercato. Oltre duecento i lavoratori a rischio.

Ferrosud, Firema, Keller. Sono altre aziende del settore che utilizzano gli ammortizzatori sociali.

AUTOMOTIVE E MOTOCICLI

Irisbus. Ha chiuso l’attività nel 2011 e ha ottenuto una proroga fino al 30 giugno 2014 della cassa integrazione in deroga per 400 lavoratori; è in corso una trattativa al Mise con un operatore economico nazionale in collaborazione con un gruppo straniero. Previsto un incontro a gennaio.

Termini Imerese. Ha chiuso l’attività nel 2011 e fino al 30 giugno 2014 i circa mille lavoratori avranno la Cigs in deroga; i sindacati sono in attesa di un incontro al Mise a gennaio per definire l’interesse di alcune società per la reindustrializzazione del sito; dovranno essere definiti i piani industriali che dovrebbero coprire l’occupazione per circa 500 lavoratori.

De Tomaso. Ha sottoscritto l’accordo per quattro mesi di cassa integrazione straordinaria, in scadenza il 4 gennaio, per i circa mille dipendenti, fra i quali i 129 lavoratori ex Delphi di Livorno; l’obiettivo è traghettare l’azienda verso i potenziali acquirenti.

Non sono stati aperti tavoli al Mise, ma i sindacati sono preoccupati per la situazione dei lavoratori di Piaggio (che ha firmato alla vigilia di Natale l’accordo per 1.000 contratti di solidarietà); di Aprilia (che ha avviato la discussione sul piano industriale alla luce della scadenza dei contratti di solidarietà negli stabilimenti di Scorzè (a febbraio) e Noale e di Fiat (che ha utilizzato la Cig in tutti gli stabilimenti ad eccezione di Maserati Modena; la Cig scade il 31 gennaio a Cassino, il 23 febbraio a Mirafiori presse e il 31 marzo a Pomigliano).

MECCANICA

Franco Tosi. Ha un commissario straordinario che sta cercando una società che prenda in affitto prima ed acquisti poi l’azienda; 250 dei 396 lavoratori della storica fabbrica di turbine legnanese sono in cassa integrazione.

Om Bari. E’ ferma da oltre due anni, con i lavoratori in cig; a metà gennaio si dovrebbe sapere se esiste un nuovo soggetto industriale interessato a rilevare lo stabilimento.

Miroglio di Ginosa. E’ alla ricerca di un nuovo proprietario e il ministero dovrebbe presto far sapere se le manifestazioni di interesse pervenute sono concrete.

Ritel di Rieti. E’ in attesa di conoscere le decisioni del gruppo Elco; dopo l’arrivo delle lettere di licenziamento e le mancate risposte sulla cassa integrazione gli ex dipendenti sperano che il ministero trovi una soluzione.

ENERGIE RINNOVABILI

Marcegaglia Buildtech di Taranto. Dal 2011 è impegnata nella costruzione di pannelli fotovoltaici, settore in profonda crisi e la proprietà ha annunciato la cessazione dell’attività; la cassa integrazione, in essere da un anno, è stata prorogata per i 132 lavoratori.

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