Ilva: il cancro stronca operaio dell’ILVA di Taranto

Redazione di Operai Contro, Si chiama Stefano Delli Ponti l’ultima vittima di una lista lunghissima, quasi impossibile da quantificare, di morti per cancro a Taranto, una delle città più inquinate d’Italia e alla cui situazione ambientale sono legate decine di decessi, come indicato nell’ultimo Rapporto Sentieri diffuso un anno fa. Stefano è morto questa mattina e aveva solo 39 anni. Operaio dell’Ilva dal 1999, aveva contratto un tumore al collo per due volte nel giro di un anno (nel 2011) e stava sostenendo costosissime spese per la cura della malattia. Nel maggio scorso circa tremila dipendenti del Siderurgico, su […]
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Redazione di Operai Contro,

Si chiama Stefano Delli Ponti l’ultima vittima di una lista lunghissima, quasi impossibile da quantificare, di morti per cancro a Taranto, una delle città più inquinate d’Italia e alla cui situazione ambientale sono legate decine di decessi, come indicato nell’ultimo Rapporto Sentieri diffuso un anno fa.

Stefano è morto questa mattina e aveva solo 39 anni. Operaio dell’Ilva dal 1999, aveva contratto un tumore al collo per due volte nel giro di un anno (nel 2011) e stava sostenendo costosissime spese per la cura della malattia. Nel maggio scorso circa tremila dipendenti del Siderurgico, su iniziativa dell’Unione sindacale di base (Usb) e di altre organizzazioni, avevano sottoscritto un documento per devolvere il corrispettivo di novemila ore lavorate o di ferie in favore del collega, dopo che un gruppo di lavoratori aveva occupato una saletta della direzione dello stabilimento per sollecitare l’azienda ad autorizzare la colletta. I soldi sarebbero dovuti servire anche per consentire a Stefano di sottoporsi ad un intervento chirurgico all’estero. L’azienda dopo pochi giorni gli aveva accreditato una prima tranche di 20 mila euro.

Delli Ponti per undici anni era stato impiegato nel reparto manutenzione refrattaria in Acciaieria 2. Poi aveva svolto la mansione di macchinista nel reparto Mof (Movimentazione ferroviaria) e infine era passato nel magazzino ‘Carri pontì. Nel giugno del 2011 aveva scoperto di avere un tumore alla ghiandola salivare della bocca, la parotide. Dopo qualche mese era stato operato a Taranto iniziando la chemioterapia. Lascia la moglie e due figli di otto e tre anni.

Difficile dire al momento quanto l’ambiente di lavoro abbia potuto incidere sulla salute e sulla morte dell’operaio. Ma sono i dati dell’ultimo Rapporto Sentieri del ministero della Salute a ricordare che Taranto, con i suoi decessi per cancro, convive da tempo con una situazione drammatica. Dal 2003 al 2009, è scritto in quelle carte, a Taranto si è registrato un incremento del 14% per tutti i tumori negli uomini e del 13% nelle donne. E ancora, negli uomini, +17% per le malattie respiratorie, +33% per i tumori polmonari, +419% per i mesoteliomi pleurici; nelle donne, i casi di tumore polmonare sono aumentati del 30% e i mesoteliomi pleurici del 211%. Forse non si saprà mai se Stefano è da registrare tra i ‘morti da Ilvà. Ma il timore innanzitutto dei suoi colleghi di lavoro è che la sua morte non serva da monito per rendere la città più vivibile.

Un operaio dell’ILVA

ILVAOPERAIO

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