Con in mano un pugno di mosche … e molte recriminazioni.

Riceviamo e diffondiamo i due testi allegati per il dibattito 1. Il primo testo: Anzola è il mondo. A proposito della lotta alla Coop Adriatica di Anzola dell’Emilia, delle lotte operaie nel settore della logistica e di molto altro ancora, è un saggio diffuso dalla rivista «Il Lato Cattivo». È un po’ lungo per i miei gusti (48 pagine), però vale la pena di leggerlo, se non oggi domani o anche dopodomani … Il saggio traccia un bilancio critico sulle lotte dei facchini, cercando di inquadrarle nell’attuale congiuntura sociale, coinvolgendo chi, queste lotte, le ha organizzate e sostenute, il […]
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Riceviamo e diffondiamo i due testi allegati per il dibattito

1. Il primo testo: Anzola è il mondo. A proposito della lotta alla Coop Adriatica di Anzola dell’Emilia, delle lotte operaie nel settore della logistica e di molto altro ancora, è un saggio diffuso dalla rivista «Il Lato Cattivo». È un po’ lungo per i miei gusti (48 pagine), però vale la pena di leggerlo, se non oggi domani o anche dopodomani … Il saggio traccia un bilancio critico sulle lotte dei facchini, cercando di inquadrarle nell’attuale congiuntura sociale, coinvolgendo chi, queste lotte, le ha organizzate e sostenute, il SICobas in primis. Come si suol dire: meglio la critica senza l’errore che l’errore senza la critica, ma non è questo il caso, visto che di errori ne sono stati fatti, ed è inevitabile, quando si «fa».

Le lotte dei facchini sono una piccola cosa nel complessivo panorama delle lotte sociali, ma concentrano una serie di questioni che, in questo momento storico, sono assai significative nella realtà proletaria italiana. Motivo per cui, una riflessione sarebbe quanto mai importante per metterne in luce i limiti e le difficoltà e, possibilmente, per preparare risposte all’altezza della situazione. Uscendo da quel deleterio circolo vizioso che oscilla tra i facili entusiasmi per gli effimeri successi e gli scoramenti per le prevedibili sconfitte.

2. Il secondo testo: Come mosche sulla merda, è una replica del SICobas al saggio Anzola è il mondo. Una replica molto breve, i cui toni, a onor del vero, sono alquanto supponenti e insultanti. Non ho nulla in contrario all’invettiva nella polemica, ma all’invettiva devono far seguito gli argomenti, se ci sono, e in questo caso ci sarebbero, ma non vengono detti. Il saggio del «Lato Cattivo» non è certo il vangelo!

Piuttosto che lanciare invettive fini a se stesse, sarebbe allora meglio tacere, per non rendere pubblica la propria impotenza. Soprattutto quando sul tappeto ci sono questioni spinose che sarebbe bene affrontare sul nascere, prima che degenerino. Senza sperare che qualche evento miracoloso possa ristabilire le cose a proprio favore … finendo con in mano un pugno di mosche. E molte recriminazioni.

d.

ILC – Anzola è il mondo (3)                       Come mosche sulla merda    

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2 Comments

  1. Fabio

    Forse sarebbe più utile indicare una strada che perdersi nelle polemiche sull’avvenuto. La critica ci sta. E nel caso di Anzola ci sta tutta, come anche in altre occasioni; forse ancor di più laddove “si è vinto”. Ma poi: che significa vincere? Portare a casa dei risultati economici (certo che non fanno schifo di questi tempi)? O allargare l’unità degli operai in chiave anticapitalista o, per lo meno, capace di contribuire a far crollare le possibili (e mai morte) illusioni riformiste?
    Se la lotta di classe è una cosa seria (e non certo esercizio di stile, come qualcuno potrebbe intenderla), anche i bilanci lo sono. Non entro nel merito della gestione dello sciopero di Anzola (io stesso vi ho partecipato, anche se con un ruolo tangenziale e a giochi ormai fatti), e di chi può aver commesso il maggior numero di errori. Ma sono i bilanci politici delle battaglie quelli su cui si costruisce (oppure no) una qualche alternativa di prospettiva. In tempi in cui il vuoto di tali prospettive riesce a tenere a galla persino i nostalgici dello stalinismo mi si permetta una citazione di Rosa L che più o meno recitava “solo di sconfitta in sconfitta il proletariato potrà conquistare la sua vittoria storica” (mi perdonino i prof, del marxismo se la citazione non è letterale e finisca per mostrare come il mio vero mestiere sia quello del netturbino). Bene allora perchè scandalizzarsi? O ancora: perchè non collocare l’episodio di Anzola all’interno di un quadro che, in quanto a episodi, ne mette in evidenza una serie piuttosto lunga che vanno in direzione opposta?
    io non ho una risposta così precisa e contundente. Mi limito a dire che se fossimo di più, un po’ tutti, “tifosi” delle battaglie ingaggiate dagli operai in carne ed ossa, forse avremmo un’altra visuale dell’unità che intorno ad esse varrebbe la pena costruire.

    FZ – militante del SI.Cobas (per nulla animato dalla voglia di scrivere per onorare una bandiera transitoria come quella che impugno attualmente)

  2. Dino

    Caro netturbino,
    La critica ci sta? Vorrei sapere dove. Appena mi sono fatto cauto portavoce di una critica relativa alle vicende di Anzola, apriti cielo! In poche parole mi è stato detto di non disturbare il manovratore.
    Ma non è questo il problema, e non è neppure fare il bilancio delle sconfitte, ovvero chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Il problema è «criticare» le vittorie, o presunte tali. Vedere il senso di marcia, vedere se si va in una direzione favorevole o meno allo sviluppo delle lotte proletarie, in questa crisi. Bisogna ragionare sul significato delle lotte in questa crisi, che vede il movimento operaio e proletario, in Italia e nel mondo, passare di sconfitta in sconfitta. Le presunte vittorie non sono altro che piccoli momenti di tregua tra un attacco e l’altro. Questo bisogna capirlo, e non certo per abbandonare baracca e burattini, che è impossibile, ma per preparare risposte all’altezza di questa situazione.
    Ora, dalle polemiche che mi hanno coinvolto con comp. del SiCobas, è emersa una bizzarra visione delle lotte dei facchini. Mi è stato detto che è vero che la crisi macina, ma visto che i facchini stanno peggio degli altri, qualche possibilità di successo ce l’hanno … senza capire che oggi la condizione dei facchini è il modello delle nuove «relazioni industriali», basate sulla massima flessibilità, usa e getta. E non il contrario, come poteva essere 30/40 anni fa.
    In questa situazione, ben vengano le lotte, ci mancherebbe! Ma è assai pericoloso alimentare illusioni che ci sia ancora trippa per gatti. Concezione espressa chiaramente nel comunicato del SinBase riguardo alle lotte dei tranvieri di Genova. In poche parole si lega il successo delle lotte a presunti margini di manovra, ovvero alle compatibilità, radicalizzando quello che dicono i sindacati concertativi.
    Da parte mia di soluzioni non ne ho. Penso che le soluzioni possano venire solo dalle esperienze e dalla critica sul campo delle recenti lotte.
    In quanto a tifare, ho tifato e tifo, ma se la mia squadra fa un autogol, consentimi, mi incazzo.
    Dino, professore (fuori corso) di marxismo