OLIVETTI LA FABBRICA DEL PADRONE RIVOLUZIONARIO

Redazione di Operai Contro, nelle ultime settimane siamo stati bersagliati da uno sceneggiato televisivo che presentava la fabbrica d’Ivrea come il paradiso degli operai. Dopo l’Eternit di Casale Monferrato tocca all’Olivetti di Ivrea. La Procura ha aperto un’inchiesta per 20 morti sospette a causa del contatto con l’asbesto. Operai che avevano lavorato in alcuni stabilimenti dell’azienda – inquinati da sostanze cancerogene è l’ipotesi dei magistrati – dove si fabbricavano telescriventi e personal computer. Uomini e donne che dopo la pensione si sono ammalati di mesotelioma pleurico. Tutti deceduti tra il 2003 e i primi mesi di quest’anno, ma che […]
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Redazione di Operai Contro,

nelle ultime settimane siamo stati bersagliati da uno sceneggiato televisivo che presentava la fabbrica d’Ivrea come il paradiso degli operai.

Dopo l’Eternit di Casale Monferrato tocca all’Olivetti di Ivrea.

La Procura ha aperto un’inchiesta per 20 morti sospette a causa del contatto con l’asbesto. Operai che avevano lavorato in alcuni stabilimenti dell’azienda – inquinati da sostanze cancerogene è l’ipotesi dei magistrati – dove si fabbricavano telescriventi e personal computer. Uomini e donne che dopo la pensione si sono ammalati di mesotelioma pleurico. Tutti deceduti tra il 2003 e i primi mesi di quest’anno, ma che tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta avevano lavorato in reparti contaminati da fibre di amianto, inalando polveri nocive che anno dopo anno li hanno consumati fino ad ucciderli.

 

E’ questo il sospetto dei magistrati .

Le persone indagate sono più di 20. Ci sono nomi pesanti. C’è Carlo De Benedetti, che fu presidente dell’azienda dal 1978 al 1996 e suo fratello Franco, che all’Olivetti aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato. Nella lista anche il nome di Corrado Passera. Il banchiere ed ex ministro del governo Monti, infatti, era stato co amministratore delegato tra il 1992 e il 1996. L’accusa per tutti è omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Il sospetto è che non fossero state adottate le contromisure necessarie per evitare che gli operai venissero a contatto con le fibre di amianto.«Chiediamo giustizia» dicono adesso le famiglie delle vittime e coloro che, malati ma ancora vivi, oggi lottano contro il cancro. Molti annunciano che, in caso di processo, si costituiranno parte civile.

 

La conferma dell’apertura di un’inchiesta arriva direttamente dai pm: «Il caso è delicato – ammette il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando -. Le parti lese sono numerose e ci sono degli indagati». Fonti legali vicine a uno degli indagati puntualizzano che per il momento è stato ricevuto soltanto un avviso di garanzia e che i dettagli dell’inchiesta non si conoscono ancora.

 

Tutto era cominciato dopo una denuncia presentata 6 anni fa dai famigliari di una ex dipendente dell’azienda. La donna aveva lavorato nello stabilimento di San Bernardo, a Ivrea, dal 1965 al 1980: morì il 27 dicembre del 2007 a causa di un mesotelioma pleurico maligno. Le perizie avevano dimostrato che quella dipendente si era ammalata per aver inalato talco contaminato con amianto. E per quella storia, grazie anche all’avvocato Enrico Scolari che difendeva la famiglia, fu rinviato a giudizio Ottorino Beltrami, fino al 1978 amministratore delegato della Olivetti. Il processo, però, non si farà, perché Beltrami nel frattempo è morto. Parallelamente, però, erano usciti allo scoperto altri casi. Tutti finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’azienda sanitaria Torino 4, che aveva incrociato i casi di decesso con i nomi delle vittime. Si era così scoperto che tutti avevano la stessa malattia per contatto con l’asbesto, e che tutti avevano lavorato fino ai primi Anni 90 negli stabilimenti Olivetti: alle Officine Ico, nei capannoni di San Bernardo e nel comprensorio industriale di Scarmagno. Gli atti erano poi stati trasmessi in Procura e erano arrivate le prime denunce. Molte di queste le aveva presentate la Fiom Cgil del Canavese, che attraverso il legale Laura D’Amico oggi sta seguendo decine di casi. L’impressione è che questa storia sia soltanto all’inizio.

Forse l’Olivetti d’Ivrea non era il paradiso degli operai?

Un ex operaio dell’Olivetti

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