LE MENZOGNE DI LETTA: LA CRISI E’ FINITA GRAZIE AL MIO GOVERNO

Redazione di Operai Contro, hai ragione Enrico Letta ha imparato a mentire  da Gianni Letta, il maggiordomo del pluripregiudicato Berlusconi. Tra il 2010 e il 2013 e’ crollato il numero degli under 35 al lavoro, passati da 6,3 a 5,3 milioni (-1 milione): e’ quanto si legge sulle tabelle dell’Istat riferite al secondo trimestre dalle quali emerge la difficolta’ nella quale si trova soprattutto la fascia tra i 25 e i 34 anni per la quale si e’ registrato un calo di 750.000 unita’. La situazione e’ particolarmente difficile nella fascia tra i 25 e i 34 anni, ovvero […]
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Redazione di Operai Contro,

hai ragione Enrico Letta ha imparato a mentire  da Gianni Letta, il maggiordomo del pluripregiudicato Berlusconi.

Tra il 2010 e il 2013 e’ crollato il numero degli under 35 al lavoro, passati da 6,3 a 5,3 milioni (-1 milione): e’ quanto si legge sulle tabelle dell’Istat riferite al secondo trimestre dalle quali emerge la difficolta’ nella quale si trova soprattutto la fascia tra i 25 e i 34 anni per la quale si e’ registrato un calo di 750.000 unita’.

La situazione e’ particolarmente difficile nella fascia tra i 25 e i 34 anni, ovvero l’eta’ nella quale ha terminato gli studi anche chi si e’ laureato e nella quale negli anni scorsi si cominciava a lavorare e in molti casi ci si formava una famiglia. Nel secondo trimestre 2013 nella fascia tra i 25 e i 34 anni lavoravano appena 4,329 milioni di persone contro i 5,089 milioni di solo tre anni prima. Il tasso di occupazione ha subito un crollo dal 65,9 al 60,2 (era al 70,1% nella media 2007), con quindi appena 6 persone su 10 al lavoro nell’eta’ attiva per eccellenza.

E se per i maschi del Nord la situazione e’ ancora accettabile con l’81,4% al lavoro (dall’86,6% del secondo trimestre 2010) al Sud la situazione e’ drammatica con appena il 51% degli uomini della fascia 25-34 anni che lavora (e solo il 33,3% delle donne). L’imbuto davanti al quale si e’ trovata la generazione dei ”giovani adulti” e’ dovuto in parte alla stretta sull’accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro i piu’ anziani (il tasso di occupazione nella fascia tra i 55 e i 64 anni e’ passato nel triennio considerato dal 36,6% al 42,1%), in parte alla crisi economica e al generale calo dell’occupazione nelle imprese private insieme al blocco del turn over nella pubblica amministrazione che di fatto ha ridotto al lumicino le assunzioni nel pubblico.

Il tasso di occupazione e’ calato soprattutto tra i giovani uomini del Sud (dal 60,5% al 51% con quasi 10 punti) mentre per gli uomini del Nord il calo si e’ limitato a 5 punti (dall’86,6% all’81,4%). Per le giovani donne del Sud il calo percentuale e’ stato meno consistente partendo da un dato basso (dal 34,2% al 33,3%). Se si guarda al complesso degli under 35 (quindi anche ai giovanissimi) il tasso di occupazione a livello nazionale risulta in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni e’ cresciuto dall’11,7% del secondo trimestre 2010 al 17,8% dello stesso periodo del 2013 con oltre sei punti in piu’. I disoccupati tra i giovani adulti sono passati da 670.000 a 935.000. Al Sud il tasso di disoccupazione in questa fascia di eta’ e’ ormai al 30% (molto simile tra uomini al 29,1% a donne al 31,5%) dal 20,6% di appena tre anni prima. Al Nord la disoccupazione tra i giovani adulti e’ passata dal 7,3% del secondo trimestre 2010 al 10,9%.

un lettore

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