ILVA, SCOPERTO UN ALTRO NASCONDIGLIO DEL TESORO DELL’ASSASSINO RIVA

Redazione di Operai Contro, l’assassino Riva, padrone dell’ILVA e amico e finanziatore di tutti i partiti dal Pd al Pdl aveva nascosto all’estero un  vero tesoro. Noi operai a lavorare per un tozzo di pane con la morte sulle spalle e lui a godersi i miliardi. Ti invio un articolo del fatto quoridiano Sale a quasi due miliardi di euro il tesoro della famiglia Riva ritrovato dalla Guardia di finanza di Milano nell’isola di Jersey, in Inghilterra. Dopo il sequestro da 1,2 miliardi di euro del 22 maggio scorso, infatti, secondo Il Sole 24 ore gli investigatori sarebbero riusciti a scovare altri 700 milioni di euro […]
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Redazione di Operai Contro,

l’assassino Riva, padrone dell’ILVA e amico e finanziatore di tutti i partiti dal Pd al Pdl aveva nascosto all’estero un  vero tesoro.

Noi operai a lavorare per un tozzo di pane con la morte sulle spalle e lui a godersi i miliardi.

Ti invio un articolo del fatto quoridiano

Sale a quasi due miliardi di euro il tesoro della famiglia Riva ritrovato dalla Guardia di finanza di Milano nell’isola di Jersey, in Inghilterra. Dopo il sequestro da 1,2 miliardi di euro del 22 maggio scorso, infatti, secondo Il Sole 24 ore gli investigatori sarebbero riusciti a scovare altri 700 milioni di euro nel paradiso fiscale nel Canale della Manica. Il tesoro sarebbe stato scoperto in una nuova rete di società (trust) che farebbero capo ad Emilio Riva, al fratello Adriano, entrambi indagati dalla procura di Milano, e ai loro otto figli. Denaro che secondo i magistrati i Riva avrebbero sottratto all’Ilva spa e alla holding di famiglia Riva Fire e sui quali i Riva si apprestavano, secondo quanto emerso dalle indagini, a nuovi spostamenti per sfuggire ai provvedimenti della magistratura diTaranto. Il gip Fabrizio D’Arcangelo, infatti, nella sua ordinanza di sequestro preventivo scrisse che l’obiettivo era “modificare la giurisdizione dei trust per effetto delle iniziative dell’autorità giudiziaria di Taranto” che infatti giunse una settimana dopo il sequestro milanese. Fu il gip Patrizia Todisco, su richiesta del pool guidato dal procuratore Franco Sebastio, il 24 maggio a disporre un sequestro per equivalente da oltre 8 miliardi di euro, ma gli accertamenti delle fiamme gialle ioniche, però, hanno rivelato che nelle casse delle società Riva Fire e Riva Forni Elettrici vi erano poco più di 250mila euro.

Ma i nuovi accertamenti dei finanzieri lombardi, coordinati dai pm Mauro Clerici e Stefano Civardi, hanno anche ricostruito l’esistenza della Master Trust, una nuova società che si aggiungerebbe alla complessa struttura con la quale i proprietari dell’Ilva hanno occultato il denaro necessario per rendere ecocompatibile la fabbrica di Taranto, dalla quale, secondo i periti, si diffondono “malattie e morte”. Le indagini degli inquirenti milanesi, intanto, proseguono: in questi giorni, infatti, dovrebbe tenersi un incontro tra i magistrati italiani e quelli inglesi per approfondire gli elementi raccolti fino a questo momento. L’incontro dovrebbe svolgersi a Londra, la stessa città nella quale si trova Fabio Riva, uno dei figli di dell’87enne Emilio, che attende la decisione della magistratura inglese sulla richiesta di estradizione formulata dall’autorità giudiziaria tarantina che lo ha indagato per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Un’indagine che oramai punta alla chiusura. Sul tavolo degli inquirenti ionici pendono ancora le posizioni del “governo ombra” scoperto in fabbrica e quelle dei tanti – politici, funzionari e non – che sono comparsi nell’indagine denominata “ambiente svenduto”.

un operaio dell’ILVA

ILVAOPERAIO

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