PADRONI E SINDACALISTI ASSERVITI

Il nostro volantino sulla inutilità (o meglio, la dannosità) per gli operai dell’attuale rappresentanza sindacale UILM FIM FISMIC UGL, presente nello stabilimento Fiat di Pomigliano, ha scatenato la reazione di Gerardo Giannone. Chiariamo subito che Giannone non è una controparte importante. Anche nel campo padronale non è tenuto in molta considerazione. Lo abbiamo citato come rappresentante di quella “aristocrazia operaia” (nel senso di operai a cui il padrone concede privilegi), perché nell’immaginario collettivo degli operai che mordono il freno, tra quelli che sono fuori per discriminazione sindacale e quelli che sono dentro e si spaccano la schiena sulle catene […]
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Il nostro volantino sulla inutilità (o meglio, la dannosità) per gli operai dell’attuale rappresentanza sindacale UILM FIM FISMIC UGL, presente nello stabilimento Fiat di Pomigliano, ha scatenato la reazione di Gerardo Giannone.

Chiariamo subito che Giannone non è una controparte importante. Anche nel campo padronale non è tenuto in molta considerazione.

Lo abbiamo citato come rappresentante di quella “aristocrazia operaia” (nel senso di operai a cui il padrone concede privilegi), perché nell’immaginario collettivo degli operai che mordono il freno, tra quelli che sono fuori per discriminazione sindacale e quelli che sono dentro e si spaccano la schiena sulle catene di montaggio, è il più conosciuto, vuole o non vuole il nostro Giannone, tra i sindacalisti filo padronali.

E’ stato rappresentante FIM e delegato per una vita. E’ quello che ha abbracciato in modo entusiasta il “piano Marchionne” dall’inizio. E’ uno dei pochi che è entrato subito mentre gli altri, con il “piano Marchionne”, sono fuori da anni, e la Fiat per premiarlo non l’ha mandato sulle linee di montaggio.

Ora è in cassa integrazione anche lui. Lui dice per scelta sua. E per questo si sente uguale agli altri cassintegrati? Vediamo un po’ meglio la questione. Giannone è coinvolto nella cassa integrazione a rotazione. La sua posizione è completamente diversa dai 1400 cassintegrati dello stabilimento, come è diversa dalla situazione degli ex Ergom e dei 316 di Nola. Giannone è uscito ora e alla fine della sua rotazione rientrerà. I pochi coinvolti nella rotazione tra i 1400, sono entrati ora e lavoreranno per poco. Tutti gli altri continueranno a rimanere fuori.

Perché Giannone è in cassa integrazione? Non per scelta sua. E’ l’azienda che ha cominciato a metterlo in purgatorio. Perché? Perché Marchionne si tiene gente come Giannone finchè serve, poi se ne libera. Al padrone serve avere sindacalisti asserviti, ma l’ideale è non avere nessun sindacato in fabbrica. Fino a quando gli operai devono essere messi sotto, allora la propaganda, l’organizzazione, la presenza di gente come Giannone è indispensabile. La storia della stessa FIOM ne è un esempio. Per anni primo sindacato in fabbrica. Non c’è stato accordo senza la sua firma. Ancora adesso in altri stabilimenti succede. Mentre alla FIAT di Pomigliano fa opposizione, alla Fincantieri di Castellammare, la stessa dirigenza FIOM firma un accordo di svendita. Ad un certo punto il padrone FIAT ha avuto la possibilità di liberarsene. Ha rotto con decenni di concertazione, compromessi, commissioni inutili, privilegi consolidati, e ha azzerato la presenza della FIOM in fabbrica. Un sindacato che aveva la sua forza nella capacità di gestire e controllare la conflittualità degli operai, che da un lato per questo era più permeabile alle spinte degli operai e per questo annoverava e annovera al suo interno un cospicuo numero di operai combattivi, e dall’altro poggiava i privilegi della sua dirigenza di fabbrica corrotta sulla liturgia di scioperi inutili e trattative perdenti, questo sindacato non era più compatibile con i brutali livelli di sottomissione che Marchionne ha imposto agli operai. Non gli serviva più ed è stato estromesso con la forza dalla fabbrica.

Il padrone, in cambio dei loro servigi premia sindacalisti compiacenti con posti di lavoro “comodi”, oppure li paga senza farli lavorare. Ma una volta che ha raggiunto lo scopo, o crede di averlo raggiunto, comincia a manifestare segni di insofferenza rispetto a questa “aristocrazia operaia”.

Un esempio storico è stato il fascismo. I padroni e Mussolini utilizzarono i sindacalisti compiacenti per eliminare l’opposizione in fabbrica e poi, con le corporazioni, liquidarono anche loro.

Marchionne vede che gli operai non si ribellano, è convinto che ormai sono piegati e allora sta maturando l’idea di non aver più bisogno almeno di quei sindacalisti asserviti che finora con le loro chiacchiere hanno tentato di “coprire” a sinistra le scelte dei sindacati firmaioli.

 

Il nostro Giannone ama presentarsi come difensore della “fabbrica”, del “lavoro”. Ha appoggiato Marchionne e ha accettato le sue porcate discriminatorie in nome di questi “ideali”. Ebbene, anche seguendo la sua logica, la conclusione a cui arriviamo è che la sua linea ha perso, è stata un fallimento. Cosa ha portato il “piano Marchionne” agli operai? Una galera industriale per 2100 persone e 3000 disoccupati. Il “piano Marchionne” per gli operai è un fallimento. Non per Marchionne e gli azionisti FIAT che sulla Panda stanno guadagnando, ma per gli operai è un fallimento.

Giannone dice che l’occupazione arriverà con il terzo turno di lavoro. Per ora la FIAT fa le “comandate” il sabato, e il terzo turno lo ha rifiutato. Ma anche se il terzo turno si facesse, quanta gente impiegherebbe? 600, 700 e gli altri 2300, 2400 che fine farebbero?

Giannone ha una grande considerazione di sé. E’ convinto che con la mobilitazione di qualche politicante suo amico che fa un po’ di passerella alle sue “conferenze”, si possa aprire una nuova strada per la produzione automobilistica in Italia, le auto ecologiche, a basso consumo, ecc. E’ un esempio classico del sindacalismo filo padronale. Il servo che vuole insegnare al padrone come si gestisce l’impresa. Gli imprenditori producono tutto quello che si vende e che assicura loro la realizzazione di un profitto. Se ci saranno nuove possibilità per farlo, non servirà certamente la spinta di gente come Giannone. Come non serve mobilitare qualche parlamentare per organizzare una “politica” a favore della FIAT. Giannone crede che i politici siano indipendenti dai padroni e siano al servizio dei “cittadini”? Si sbaglia. I politici sono funzionari del padrone, sono al suo completo servizio. La FIAT può mobilitare tutto il parlamento italiano per le sue politiche, se vuole. Lo ha sempre fatto in passato, lo può fare adesso.

 

Gli operai stanno cominciando a capire che per loro in questo sistema non c’è scampo. Nella crisi il padrone concede solo due alternative: o essere sfiancato da un lavoro bestiale per pochi soldi, o la miseria della disoccupazione. Dalla presa di coscienza degli operai sulla loro reale condizione alla creazione di una organizzazione seria che permetta loro di battersi per la difesa dei loro interessi e per l’eliminazione dello sfruttamento, il passo sarà breve.

Quando questo avverrà, gente come Giannone non avrà più nessun ruolo e verrà spazzata via.

 

La Sezione AsLO – Operai Contro di Napoli

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