DIRITTO DI SCIOPERO

APPELLO ALLE REALTA’ DELL’AUTORGANIZZAZIONESOCIALE E SINDACALE, AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE :IL DIRITTO DI SCIOPERO NON SI TOCCA! Dopo le lotte che hanno interessato l’intero comparto nazionale della logistica culminate con gli scioperi generali del 22 marzo e del 15 maggio è arrivata la dura reazione padronale. In particolare, a seguito delle lotte che hanno investito la Granarolo e la Lega Cooperative, la Commissione di Garanzia sullo sciopero ha inserito tra i servizi pubblici essenziali la movimentazione e il trasporto di merci genericamente deperibili con conseguente applicazione delle procedure previste dai codici di autoregolamentazione e delle norme della legge […]
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APPELLO ALLE REALTA’ DELL’AUTORGANIZZAZIONESOCIALE E SINDACALE, AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE :IL DIRITTO DI SCIOPERO NON SI TOCCA!

Dopo le lotte che hanno interessato l’intero comparto nazionale della logistica culminate
con gli scioperi generali del 22 marzo e del 15 maggio è arrivata la dura reazione
padronale.
In particolare, a seguito delle lotte che hanno investito la Granarolo e la Lega
Cooperative, la Commissione di Garanzia sullo sciopero ha inserito tra i servizi pubblici
essenziali la movimentazione e il trasporto di merci genericamente deperibili con
conseguente applicazione delle procedure previste dai codici di autoregolamentazione e
delle norme della legge 146 del 1990 (la famigerata legge “anti-sciopero”). Per
sostanziare ancora di più questo attacco sono stati licenziati 40 lavoratori in appalto alla
Granarolo “colpevoli” di aver partecipato allo sciopero generale del 15 maggio.
Crediamo che questo sia un attacco frontale al diritto di sciopero che vuole rendere
inoffensive, riportandole a un livello di concertazione, lotte caratterizzate da una forte
spinta unitaria autorganizzata che negli anni sono riuscite, da una parte, a portare
miglioramenti reali per i salari e i diritti degli operai, per la gran parte immigrati, e dall’altra,
hanno fatto emergere con la pratica del conflitto un punto di vista di classe, scoperchiando
nel contempo un sistema consolidato di potere e di commistione istituzionale, politica e
sindacale sulla pelle dei lavoratori.
Pensiamo che questo attacco non sia diretto esclusivamente nei confronti dei
lavoratori del comparto specifico della logistica, ma che sia una misura fortemente
repressiva generalizzabile nei confronti di chiunque si ponga sul terreno del
conflitto di classe.
I lavoratori delle cooperative oggi non chiedono semplice solidarietà, ma la condivisione di
un percorso collettivo e unitario che sia in grado di rispondere complessivamente alla
portata dell’attacco in corso.
Non siamo nuovi a doverci confrontare con la repressione padronale. Ogni strumento a
disposizione è stato utilizzato: non si contano infatti le sospensioni cautelari e i
licenziamenti politici, le pratiche di isolamento dei lavoratori più attivi, le minacce e le
aggressioni, le violente cariche di polizia contro gli scioperanti e i solidali, le denunce
contro l’intero movimento, i fogli di via comminati contro il responsabile nazionale del S.I.
Cobas e di due compagni solidali.
Citiamo a questo proposito anche il processo di Origgio, nel quale sono imputati
numerosi lavoratori e compagni/e del sindacato e del coordinamento di solidarietà,
orchestrato per criminalizzare direttamente le forme concrete con cui vengono organizzati
gli scioperi.
Ma questo è un attacco più generale che riguarda tutti contro il quale chiediamo a tutti di
schierarsi. L’attacco al diritto di sciopero riguarda infatti i lavoratori nel loro
complesso e non solo i lavoratori della logistica in quanto riproducibile dal
padronato in ogni contesto sociale e produttivo nel quale i propri interessi di classe
vengono messi in discussione dalla lotta.
Chiediamo una chiara scelta di campo non come semplice ma importante difesa dei
lavoratori, bensì quale scelta consapevole e condivisa che abbia una valenza
ricompositiva in termini di solidarietà di classe.
Come dimostrato in più occasioni da questo movimento è solo con l’unità e la solidarietà
tra lavoratori che è possibile avanzare, conquistare e difendere i propri diritti. Occorre
ancora un passo: la risposta alla scontata repressione e riorganizzazione padronale non
può che essere politica. Dal diritto a un salario e ad un lavoro dignitoso e dalla
riconquista dei diritti sociali (casa, lavoro, sanità…) occorre passare alla
ricostruzione di un immaginario di società antagonista all’attuale come proposta
reale da far vivere nella quotidianità del conflitto.
Per questo occorre invertire i giochi: riteniamo infatti che vi siano le condizioni perché
questo attacco possa essere volto a elemento positivo per lo sviluppo della lotta di classe
se saprà aprire un confronto dialettico e una messa in relazione di tutti quei settori oggi in
lotta in un’ottica di ricomposizione sociale e di classe per un allargamento del fronte di
lotta rifuggendo ogni ipotesi concertativa o di subordinazione agli interessi padronali.
Solo così si potrà avere una reale possibilità di vittoria respingendo al mittente questo
ennesimo attacco padronale!
Invitiamo tutti alle prossime scadenze di lotta e di confronto:
sabato 1° giugno corteo a Bologna ore 16,00 piazza del Nettuno contro la repressione
padronale in difesa dei lavoratori licenziati
sabato 15 giugno vogliamo costruire un’assemblea nazionale per confrontarsi e
organizzare una difesa unitaria e collettiva da questo attacco.
Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative

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