I LADRONI RIVA HANNO NASCOSTO LA “ROBA”

I padroni i soldi ce li hanno sempre, più o meno ben nascosti. Lo sfruttamento degli operai, alla fine dei conti, si sostanzia in milioni e miliardi di euro detenuti per i propri privilegi, per il miserabile piacere di roba finanziaria. Moderni discendenti del Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga, accaparratore di “roba” per antonomasia, sono i Riva, proprietari, fra l’altro, dello stabilimento Ilva di Taranto. L’ultima notizia sulla loro miseria umana è il sequestro da parte della Guardia di Finanza di Milano di beni per il valore di un miliardo e duecentomilioni di euro detenuti dalla famiglia Riva. […]
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I padroni i soldi ce li hanno sempre, più o meno ben nascosti. Lo sfruttamento degli operai, alla fine dei conti, si sostanzia in milioni e miliardi di euro detenuti per i propri privilegi, per il miserabile piacere di roba finanziaria. Moderni discendenti del Mastro Don Gesualdo di Giovanni Verga, accaparratore di “roba” per antonomasia, sono i Riva, proprietari, fra l’altro, dello stabilimento Ilva di Taranto.

L’ultima notizia sulla loro miseria umana è il sequestro da parte della Guardia di Finanza di Milano di beni per il valore di un miliardo e duecentomilioni di euro detenuti dalla famiglia Riva. Emilio e Adriano Riva sono stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Milano per truffa aggravata ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. Il sequestro è avvenuto in Jersey dove i soldi, sottratti alle casse della società, erano arrivati attraverso operazioni finanziarie in otto trust gestiti da una fiduciaria, dopo essere passati per il Lussemburgo.

I ladroni Riva, dopo aver distrutto la vita degli operai dell’Ilva e l’intera città di Taranto, hanno pensato bene di nascondere parte del loro immenso malloppo. E dire che avevano lamentato di non possedere il denaro necessario per la bonifica delle aree inquinate dell’Ilva di Taranto e avevano messo a disposizione una minima parte del denaro necessario. Ora emerge che avevano “svuotato” il patrimonio familiare, un’operazione di ridimensionamento della capacità finanziaria con l’intento di sottrarre il dovuto al fisco e “impoverirsi” per non contribuire in maniera significativa alla bonifica.

Per tutti i crimini che hanno commesso destinarli al carcere duro a vita sarebbe il minimo. Un tribunale popolare non ci penserebbe due volte!

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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