OPERAI PEUGEOT-CITROEN IN FRANCIA

La situazione degli operai in Francia è molto simile a quella italiana. In particolare per quanto riguarda la produzione di auto. Cinque sindacati su sei hanno accettato il piano proposto dalla PSA (PEUGEOT – CITROEN ) , compreso quello maggiormente rappresentativo all’interno dello stabilimento di Aulnay-sous-Bois, il SIA, coordinato dalla stessa Tania Sussest che neanche un anno fa incalzava il presidente Hollande per delle “contromisure concrete” al piano di tagli. Proprio il presidente socialista, anche per bocca del primo ministro Aulnay, dichiarava “inaccettabili” le condizioni poste da PSA; l’esecutivo ha poi promosso uno studio ed una relazione (rapporto Sartorius) […]
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La situazione degli operai in Francia è molto simile a quella italiana.
In particolare per quanto riguarda la produzione di auto.

Cinque sindacati su sei hanno accettato il piano proposto dalla PSA
(PEUGEOT – CITROEN ) , compreso quello maggiormente rappresentativo
all’interno dello stabilimento di Aulnay-sous-Bois, il SIA, coordinato
dalla stessa Tania Sussest che neanche un anno fa incalzava il
presidente Hollande per delle “contromisure concrete” al piano di tagli.

Proprio il presidente socialista, anche per bocca del primo ministro
Aulnay, dichiarava “inaccettabili” le condizioni poste da PSA;
l’esecutivo ha poi promosso uno studio ed una relazione (rapporto
Sartorius) parallelamente ad uno commissionato dai sindacati al SECAFI,
uno studio di consulenza sul lavoro accreditato al Ministero del Lavoro
francese.

In tutto, il secondo colosso europeo per la produzione di auto intende
lasciare a casa 11.200 persone, per un risparmio complessivo di 600
milioni l’anno; 500 persone circa hanno già abbandonato lo stabilimento
a Poissy, in sciopero da oltre tre mesi, usufruendo della mobilità
interna. Per lo stabilimento di Rennes è prevista la riduzione di un
quarto della forza lavoro.

E questo sarebbe solo l’inizio. La seconda fase della ristrutturazione
prevederebbe un rilancio basato sulla “competitività” con un accordo
simile a quello raggiunto alla SEVELNORD, dove gli operai hanno dovuto
ingoiare un congelamento dei salari e la rinuncia alle giornate di
riposo per mantenere i livelli occupazionali ed avere nuove commesse
grazie ad una partnership con TOYOTA.

I dati del primo trimestre 2013 indicano un calo delle vendite nel
mercato occidentale del 6,5% a 13,03 miliardi di euro. Il gruppo
intenderebbe inseguire le misure di rientro messe in campo dalla
concorrente RENAULT, battuta sulle cifre soltanto sui mercati orientali,
Cina in particolare. Ciò convince ulteriormente PSA a puntare
progressivamente sui Paesi emergenti come il Brasile abbandonando a poco
a poco la madrepatria ed il vecchio continente, dove il gruppo registra
ancora il 57% delle vendite complessive, crollate quest’anno del 17%.

Solo lo scorso mese di dicembre la situazione sembrava più complicata,
con la maggior parte dei sindacati schierati contro il piano così come
era stato presentato; a PSA è bastato rivedere al rialzo le indennità e
gli accompagnamenti, oltre ad estendere il periodo di cassa integrazione
per la riconversione industriale per incassare il sì di 5 sigle su 6.

Il direttore finanziario di PSA, Jean-Baptiste de Chatillon aveva fatto
terrore psicologico dichiarando solo pochi giorni fa di dovere “chiudere
in anticipo lo stabilimento di Aulnay a causa di una minoranza di operai
che continua a perturbare il lavoro in fabbrica”. In seguito il gruppo
ha fatto marcia indietro rilasciando un comunicato stampa con il quale
si conferma la scadenza del 2014 per il fermo dell’impianto, al quale ha
dovuto fare da eco anche il Ministro delle Attività Produttive Arnaud
Montebourg.

Più si avvicina la scadenza per Aulnay, più l’esecutivo socialista di
Hollande appare risolutamente sterile, dopo i grandi botti delle
dichiarazioni della scorsa estate; la CGT continua a temporeggiare
proseguendo gli scioperi e le manifestazioni, confermando il suo NO
ormai solitario ad un accordo e comunicando di volere continuare la
battaglia legale pe tribunali, nonostante ancora venerdì scorso sia
arrivato l’ennesimo diniego della magistratura.

Alla FIAT come in PEUGEOT-CITROEN, le stesse ricette e gli stessi
copioni recitati da attori diversi.

A cura di M.L.

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