QUALE VIA DÌ USCITA

PER IL DIBATTITO Su questa pagina online, su diversi articoli molto interessanti e condivisibili, si sta svolgendo un dibattito su aspetti teorici, tattici e strategici, riconducibili alla costruzione del partito operaio. Leggendo i vari articoli, però, ho ritenuto opportuno inserirmi nel dibattito, per analizzare alcuni aspetti, a mio avviso, non affrontati direttamente da nessuno degli autori, ma prima vorrei fare delle premesse: –          Il dibattere di aspetti teorici non è tempo sprecato perché viviamo in un periodo di transizione e non bisogna dare nulla per scontato. –          Non bisogna cadere nella tentazione del dogmatismo, il marxismo è uno strumento […]
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PER IL DIBATTITO

Su questa pagina online, su diversi articoli molto interessanti e condivisibili, si sta svolgendo un dibattito su aspetti teorici, tattici e strategici, riconducibili alla costruzione del partito operaio. Leggendo i vari articoli, però, ho ritenuto opportuno inserirmi nel dibattito, per analizzare alcuni aspetti, a mio avviso, non affrontati direttamente da nessuno degli autori, ma prima vorrei fare delle premesse:

–          Il dibattere di aspetti teorici non è tempo sprecato perché viviamo in un periodo di transizione e non bisogna dare nulla per scontato.

–          Non bisogna cadere nella tentazione del dogmatismo, il marxismo è uno strumento per interpretare la realtà, ma la visione materialistica e scientifica impone sempre di basarsi SOLO sui dati di fatto, non si farebbe in buon servizio al Partito Operaio se si utilizzassero sempre le stesse chiavi di lettura della realtà odierna, bisogna essere in grado di saper cogliere le peculiarità dell’epoca attuale ripudiando facili schematismi.

–          Non bisogna farsi scrupoli nell’attingere da altre culture, per esempio da quella ambientalista, le soluzioni per uscire da questa situazione, ma è necessario saper individuare i loro limiti, sempre figlie di questo sistema economico e sociale.

Fatte queste necessarie premesse, vorrei, però, ripetere che non è mia intenzione riprendere le analisi compiute da altri, non sono un economista né un sociologo né tantomeno un politico, ma vorrei parlare di ricerca scientifica, perché ritengo che solo la scienza possa permettere di uscire dal tunnel in cui ci siamo cacciati. La scienza è l’unica disciplina umana che si basa sul dubbio e sulla mancanza di certezze e prevede la possibilità di sbagliare, correggere gli errori, solo basandosi sull’analisi dei fatti, senza pregiudizi. Purtroppo anche la ricerca scientifica è al servizio del capitale e subisce retaggi culturali e filosofici che affondano le loro radici nella cultura occidentale, ben espresse anche nella Bibbia, che ritiene“l’uomo destinato a plasmare a suo piacimento la Natura per ottenere ciò di cui ha bisogno”. Tutto lo sviluppo umano si è basato su questo principio, anche il marxismo e il movimento socialista e comunista ne sono stati influenzati, col risultato di aver sviluppato, nei fatti, un unico tipo di sistema produttivo, il metodo di produzione lineare. Come ho detto in altre occasioni, l’esperienza fallimentare del “socialismo” è stata determinata dall’adozione dello stesso schema produttivo del capitalismo, nel modo di coltivare la terra, di organizzare le industrie manifatturiere, di produrre energia elettrica, sempre seguendo il principio di dominare la Natura e non di imitarla. Bisogna dire, però, che con la globalizzazione si è avuta la massima espansione del sistema di produzione lineare e i suoi principi fondanti interessano tutti i settori produttivi: la borghesia mondiale, da qualche tempo, ritiene l’intero pianeta, un unico mercato da dove prelevare le risorse naturali primarie, la forza lavoro, ma anche riversare l’enorme mole di rifiuti prodotti. Il settore economico che ha subito, negli ultimi tempi, i maggiori cambiamenti è la produzione degli alimenti: ormai poche multinazionali controllano l’intero ciclo produttivo e in tutto il mondo, la filiera del cibo destinato al popolo, segue lo stesso percorso e si basa su due colture chiavi, il mais e la soia, naturalmente transgeniche! Così i cibi transgenici sono usciti dalla porta ma rientrano dalla finestra poiché tutti i mangimi con cui si nutrono gli animali di tutto il mondo, contengono soia e mais transgenico coltivati su immense distese, controllate dalle multinazionali del cibo, ma anche dalle industrie dell’agro farmaci! È un caso, l’incremento esponenziale delle allergie e delle intolleranze alimentari? Parallelamente  si è avuta la massima specializzazione dell’industrie delle carni, anch’esse nelle mani di poche multinazionali: gli allevamenti, senza terra, di animali possono raggiungere  anche svariati milioni di capi, immense distese di terra sterile che produce più gas serra di una grande città! È stato calcolato che, solo negli USA, se si destinassero i terreni che producono i mangimi per gli allevamenti animali direttamente per l’alimentazione umana, si potrebbero nutrire più di un miliardo di persone, in pratica sparirebbe la malnutrizione dal pianeta Terra; mentre se si aggiungono i suoli del Brasile, dell’Argentina, ma anche dell’Africa, destinati per lo stesso scopo, ma anche per produrre biocarburanti, si potrebbero nutrire un altro miliardo di persone! Il nostro sistema alimentare che produce cibi spazzatura ipercalorici, invece, genera un miliardo di obesi, ma anche un miliardo di denutriti. E che dire della produzione del cotone, dove il massiccio uso di fitofarmaci e fertilizzanti sta provocando delle devastazioni ambientali inimmaginabili, nelle aree interessate da questa coltura, inquinanti che si ritrovano sui vestiti che indossiamo, ma anche nei prodotti ittici provenienti dai mari tropicali?   Quanti sono a conoscenza che l’attuale sistema agricolo ha superato, per impatto sull’ambiente il settore industriale, perché interagisce massicciamente con il ciclo dell’acqua, e sconvolge gli ecosistemi naturali?

Allora pongo una domanda ai tanti, lettori del giornale: è sufficiente il controllo dei mezzi di produzione, se non è finalizzato al radicale cambiamento dei sistemi produttivi? Inoltre, com’è possibile liberare dalla dipendenza economica i paesi in via di sviluppo, se sono costretti a produrre non per le loro necessità, ma solo per fornire materie prime utilizzate nelle economie industriali? Per questo è necessario conoscere le basi del sistema di produzione lineare e comprenderne i punti deboli da sovvertire; allo stesso tempo bisogna rendere evidente delle valide soluzioni, basate sull’analisi oggettiva della realtà. Chi può fornire queste risposte, non certo l’economia, scollegata con la realtà fisica, neanche la politica, ma solo la ricerca scientifica al servizio del popolo e non del capitale. Purtroppo, allo stato attuale, la maggiore censura avviene a livello di divulgazione delle tecnologie alternative, il capitale accantona le applicazioni tecniche scientifiche che potrebbero migliorare, nell’immediato, la vita di tutti.

 Voglio raccontare un episodio esplicativo: a Monopoli, in provincia di Bari, c’è l’Università dell’idrogeno che ha preparato delle tecniche per produrre idrogeno dall’acqua utilizzando le energie rinnovabili. I ricercatori hanno ideato anche una tecnica per mescolare l’idrogeno con il metano e il GPL ottenendo degli efficaci risparmi di combustibile e riduzione delle emissioni nocive. Non solo, l’idrogeno mescolato con il diesel nelle giuste proporzioni, apporterebbe a efficaci miglioramenti nella combustione e quindi riduzione di consumi e rilevante abbattimento delle polveri sottili. Perché non c’è stata nessuna applicazione su larga scala di una tecnica che avrebbe apportato dei benefici per tutti senza eccessivi costi? Chi è a conoscenza di questi fatti? Oppure chi sa che si potrebbero riscaldare e raffreddare le case per sempre, senza utilizzare alcun tipo di combustibile, semplicemente immettendo il calore proveniente del suolo, in tubature collocate sotto il pavimento delle singole abitazioni? Chi conosce le infinite applicazioni delle nanotecnologie nella modificazione dei materiali che potrebbero sostituire i metalli? Perché queste conoscenze non sono rese pubbliche? Perché in questo sistema economico le sole ricerche e innovazioni prese in considerazione sono quelle che conducono alla produzione di una merce.

 Si capisce, così, che il controllo della ricerca scientifica è di fondamentale importanza per cambiare la società, il sistema di produzione lineare e la ricerca del profitto ad ogni costo, riescono a produrre dei danni anche nell’utilizzo delle energie alternative, vedi quello che è avvenuto in Puglia con pannelli solari, o in Sicilia dove i boss mafiosi si sono arricchiti speculando con le pale eoliche! Allora è chiaro che solo in un ambiente socio economico differente le tecnologie alternative troverebbero la giusta applicazione, in questa situazione non è possibile. A questo punto qualche lettore spazientito potrebbe dibattere: “Ma insomma noi vogliamo sapere come deve essere organizzata la società ideale che prospetti”, per questo vi rimando ad altro articolo.

PIERO DEMARCO

    

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3 Comments

  1. Ercole2

    Il commento e quasi tutto condivisibile ,ma secondo me ci sono due aspetti da chiarire :a quale “socialismo” o” comunismo” ti riferisci quando parli di produzione lineare dal momento che in nessun paese è stato realizzato il socialismo ,a meno che non confondi il capitalismo di stato ( paesi dell’est) e lo Stalinismo (russia) fatto passare per comunismo forse sarai in buona fede ma noto che non hai analizzato fino in fondo ciò che ha prodotto la rivoluzione bolscevica in quanto non può esistere il comunismo in solo paese ed una volta terminato quel passaggio storico dal momento che in nessun’altro paese gli operai non rovesciarono i loro governi per andare in aiuto al proletariato russo quella esperienza rimase isolata ed inevitabilmente anche in russia già con la N.E.P. ripartirono i rapporti di produzione capitalistici , questo è stato un inganno storico ,in quando il comunismo è una prospettiva storica che dovrà ancora realizzarsi l’altro aspetto che va focalizzato è che per far sì che la scienza sia al servizio dell’umanità bisognerà prima abbattere il capitalismo poichè chi detiene i mezzi di produzione(la borghesia) per i propri privilegi non è disposto a cederli ” democraticamente “da qui nasce l’esigenza della costruzione del partito internazionale operaio che attraverso una rivoluzione internazionale dovra abbattere le rispettive borghesie instaurando la dittatura del proletariato come fase transitoria, anche perchè con la presa del potere politico non è che la borghesia si dissolve il giono dopo ma cercherà in tutti i modi di riprendersi il potere . E questa la strada da percorrere far sì che possa realizzarsi il socialismo .P.S. QUESTA è LA MIA VISIONE DELLA SOCIETA’ CHE PROSPETTO :POI CI FARAI SAPERE LA TUA.

    • piero

      Caro ercole2 condivido su tutta la linea il tuo coomento all’articolo, ma ho dovuto fare delle semplificazioni concettuali. Concordo sul fatto che il socialismo, non è stato mai realizzato,nei fatti, per questo ho usato le virgolette, ed è chiaro che non è possibile un uso sociale della scienza nel capitalismo, l’episodio raccontato lo dimostra, ma spero che convieni con me nel ritenere il marxismo uno scienza e per sua natura adogmatico. Spero di dibattere con te sulla continuazione dellarticolo

  2. alanza53

    Per i padroni produrre caramelle, cioccolatini, o qualsiasi altra merce non fa nessuna differenza, quello che a loro interessa e il profitto quinti lo sfruttamento del uomo sul uomo. siamo circa 7 miliardi di persone sulla terra ma si produce come ne fossimo 25 miliardi. Di fatto ci fanno morire di fame con le vetrine piene, i padroni ricavano profitto anche da inquinamento da loro prodotto . capitalisti non sono disposti per una distribuzione piu’ equa delle risorse del pianeta riconoscendo una semplice realtà sei nato hai diritto alla vita chiaramente non in senso pietistico e cattolico . I padroni per mantenere i loro privilegi sono disposti a fare delle guerre , deviare il dibattito su argomenti che non mettono in discussione il loro dominio tipo : decrescita , cosi con la crescita si sono arricchiti e con la decrescita ci fanno morire di fame , cosa che si è allargata nel cuore del impero capitalista , i famosi paesi a capitalismo avanzato “Che fare” solo l’unita degli sfruttati può invertire questa tendenza ; con questa crisi storica del capitale siamo arrivati allo scontro finale o noi o loro . Noi per un monto di fratelli e senza sfruttati. Loro per un mondo di guerre fame e macerie . Compagni “UN PASSO AVANTI DUE INDIETRO”. E poi vedremo come va a finire.