IL MIRACOLO DELL’ONESTO VENDOLA OVVERO I LADRI E IMBROGLIONI

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI BARI – Avevano giurato: i vitalizi spariranno dal 1° gennaio. E avevano approvato una legge, il 30 novembre, proprio per eliminare quel privilegio, sulla base del sentimento anticasta che si respira ormai in Italia. Beh, dopo 4 mesi ci hanno ripensato: al vitalizio rinunceranno, eventualmente, i prossimi consiglieri regionali della Puglia. Perché quelli che ci sono oggi – e anche molti dei loro ex colleghi che hanno salutato e sono andati in Parlamento – si terranno stretti la pensioncina. Che poi non è nemmeno tanto «ina». Il 3 aprile al Consiglio regionale sono bastati un minuto e […]
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di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI – Avevano giurato: i vitalizi spariranno dal 1° gennaio. E avevano approvato una legge, il 30 novembre, proprio per eliminare quel privilegio, sulla base del sentimento anticasta che si respira ormai in Italia. Beh, dopo 4 mesi ci hanno ripensato: al vitalizio rinunceranno, eventualmente, i prossimi consiglieri regionali della Puglia. Perché quelli che ci sono oggi – e anche molti dei loro ex colleghi che hanno salutato e sono andati in Parlamento – si terranno stretti la pensioncina. Che poi non è nemmeno tanto «ina».
Il 3 aprile al Consiglio regionale sono bastati un minuto e 20 secondi per approvare – all’unanimità, ca va sans dire – una normetta di sette righe e mezzo, sapientemente infrattata in un innocuo disegno di legge sui referendum.

Sette righe e mezzo bipartisan (i firmatari dell’emendamento sono Maniglio, Decaro, Romano, Damone, Losappio, Zullo, Lanzilotta, Buccoliero e Brigante) che fanno rientrare dalla finestra ciò che a novembre era uscito dalla porta con tanto di dichiarazioni encomiastiche ed autocelebrative, quando promisero che mai più – mai più – sarebbero stati erogati i vitalizi. La legge 34 del 2012 aveva stabilito che dal 1° gennaio i vitalizi sono semplicemente «aboliti», e che i consiglieri regionali «non sono più assoggettati» alla relativa trattenuta del 15% mensile dell’indennità: insomma, fermo restando i diritti acquisiti fino a quel momento, ciò che non accantonano più per il vitalizio gli finisce dritto in tasca e, se vogliono, i consiglieri regionali possono stipulare un’assicurazione privata.

Ma nessuna assicurazione privata garantisce una rendita pari a quella prevista dal mitologico Alberto De Cristofaro, autore della legge 8 del 2003: un assegno che – a seconda del numero di anni trascorsi in via Capruzzi – varia dal 35 al 70% dell’indennità mensile lorda e peraltro viene indicizzato annualmente all’in – flazione. Con la legge 34 è stato tutto cancellato. Chi a quel giorno aveva già maturato il minimo di 5 anni previsti, poteva tenersi il vitalizio. Gli altri, ciccia.

E allora è scattato l’emendamento: «I consiglieri regionali eletti nella IX legislatura», cioè loro stessi, «hanno facoltà di versare le somme corrispondenti ai contributi previdenziali mensili di cui alla legge regionale 27 giugno 2003, n. 8 (Testo unico sulle norme in materia di trattamento economico e previdenziale dei Consiglieri regionali della Puglia), occorrenti per completare il quinquennio contributivo della legislatura in corso, purché abbiano maturato un’anzianità contributiva non inferiore a trenta mesi».

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