Rosarno, braccianti ‘sequestrati’ dal lavoro nero

È finita la raccolta delle arance e i migranti lasciano Rosarno e la Calabria. Si spostano in direzione di località dove il lavoro nei campi ha ancora bisogno di loro. In Italia pensavano di trovare un po’ di fortuna, di costruirsi un futuro. Sfruttati e costretti a vivere in ghetti, scoprono invece di essere stati ‘sequestrati’ dalla miseria del lavoro nero. Molti vorrebbero lasciare l’Italia, tornare al paese d’origine. Ma un biglietto per il Burkina Faso, il Ghana o la Somalia non se lo possono permettere. Così, le valigie in mano, migrano da una regione all’altra alla ricerca di un ‘caporale’ che li sfrutti per 20 euro al giorno. […]
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È finita la raccolta delle arance e i migranti lasciano Rosarno e la Calabria.

Si spostano in direzione di località dove il lavoro nei campi ha ancora bisogno di loro. In Italia pensavano di trovare un po’ di fortuna, di costruirsi un futuro. Sfruttati e costretti a vivere in ghetti, scoprono invece di essere stati ‘sequestrati’ dalla miseria del lavoro nero.

Molti vorrebbero lasciare l’Italia, tornare al paese d’origine. Ma un biglietto per il Burkina Faso, il Ghana o la Somalia non se lo possono permettere. Così, le valigie in mano, migrano da una regione all’altra alla ricerca di un ‘caporale’ che li sfrutti per 20 euro al giorno.

Sono pentito di essere venuto in Italia“, confessa il somalo Jakite,dopo tre mesi passati nella tendopoli di Rosarno. E prima di salire sul pullman che lo porterà a Foggia: “Tante persone guardano noi stranieri come animali”

http://www.youtube.com/watch?v=y4j-qs7hKT0

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