LA LOTTA DI CLASSE DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA

Dal Friuli a Torino, dall’Emilia alla Lombardia e poi Roma e Veneto: ovunque è stato sciopero vero. Si perché venerdì 22 marzo (con delle code sabato e domenica in alcuni hub), una grande mobilitazione ha attraversato l’Italia  e ha avuto come protagonisti diretti i lavoratori della logistica in una corale lotta di classe per la riconquista della dignità e dei diritti nei posti di lavoro. Una giornata caratterizzata da decine di blocchi e da tantissime astensioni dal lavoro e che ha provocato un ingente danno economico alle committenze e alle cooperative responsabili di schiavismo, di ricatti mafiosi di caporali, […]
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Dal Friuli a Torino, dall’Emilia alla Lombardia e poi Roma e Veneto: ovunque è stato sciopero vero. Si perché venerdì 22 marzo (con delle code sabato e domenica in alcuni hub), una grande mobilitazione ha attraversato l’Italia  e ha avuto come protagonisti diretti i lavoratori della logistica in una corale lotta di classe per la riconquista della dignità e dei diritti nei posti di lavoro. Una giornata caratterizzata da decine di blocchi e da tantissime astensioni dal lavoro e che ha provocato un ingente danno economico alle committenze e alle cooperative responsabili di schiavismo, di ricatti mafiosi di caporali, di connivenze con istituzioni e con sindacati confederali.

Un importante prova e un importante segnale di grande compattezza e di grandissima solidarietà tra lavoratori del settore: una solidarietà reale nella quale gli uni si sono mossi a sostegno degli altri. Al loro fianco l’importante sostegno delle strutture sindacali di base (si cobas, adl) che da anni hanno creduto e sostenuto la battaglia insieme ai tanti militanti e alle realtà antagoniste che hanno portato il proprio sostegno concreto nella mobilitazione.

Un grande risultato frutto di una crescita collettiva consapevole che ogni passo vada fatto senza forzature. Un metodo assimilato negli anni, dopo tante importanti vittorie e qualche sconfitta, costruito attraverso un confronto continuo, utilizzando l’approccio dell’inchiesta operaia,  con la preparazione di assemblea reali, con le lotte e i picchetti davanti ai cancelli e con la costruzioni di reti e strumenti di sostegno che possano consentire la reale estensione della lotta.

Venerdì è stato un ulteriore passaggio di questo percorso. Un grande successo che non deve essere considerato un punto di arrivo, ma una tappa di una lotta che ancora deve crescere. Infatti, occorre essere consapevoli che, per continuare ad essere incisivi, serve l’allargamento del fronte di lotta sia nel campo della logistica che oltre il settore specifico. Occorre raggiungere i tanti lavoratori che vivono un contesto di frammentazione che impedisce loro di lottare o di ottenere risultati significativi.  Occorre che la battaglia diventi la più ampia possibile con una visione generale in grado di mettere in discussione l’insieme di questo sistema di sfruttamento basato sul profitto. Anche perché è proprio in questi ultimi decenni che il capitale si è espresso nelle sue più viscerali forme di lotta di classe dall’alto portando un violento attacco ai diritti, in ciò proprio facilitato dall’assenza di una concreta resistenza operaia e sociale.

Ma un’altra considerazione emerge dalla lotta: lo sciopero del 22 mette in luce in modo definitivo chi sono gli amici e chi sono i nemici. Perché la mobilitazioni era anche contro coloro (sindacati confederali) da tempo siedono,  agendo in assoluta clandestinità, al tavolo della trattativa nazionale del comparto logistica senza legittimità nascondendo ai lavoratori l’ulteriore svendita dei diritti. Si conferma, in tal modo, il ruolo di cgil cisl uil come strumenti padronali e quindi di strutture anti operaie funzionali all’annullamento e alla repressione di ogni tipo di rivendicazione dei lavoratori.

Contro tutto ciò i lavoratori, insieme a Si cobas e Adl, in queste settimane hanno costruito e  approvato, attraverso le tante assemblee, una piattaforma che prova a ripristinare diritti base come la malattia e come quelle voci retributive che per troppo tempo sono state occultate o annullate senza motivo se non per il profitto di committenti e cooperative. Una piattaforma che, attraverso la riuscita dello sciopero, oramai dovrà per forza essere considerata un punto di riferimento per la stipula del ccnl.

Ovviamente l’insieme del risultato della mobilitazione, della proposta rivendicativa, del metodo di lotta praticato, della rete di solidarietà e della visione generale ha anche un aspetto di grande rilevanza politica. Ed è per questo che fa paura.  Per questo le reazioni immediate della controparte si sono manifestate anche venerdì attraverso le provocazioni dei crumiri (organizzati da caporali e cgil) e i manganelli delle forze dell’ordine (casualmente a difesa degli interessi della democratica Coop ad Anzola) che hanno causato il ferimento di tre compagni ai quali va la nostra vicinanza e solidarietà.

Provocazioni prontamente respinte e gestite con intelligenza dai tanti lavoratori e dai tanti militanti consapevoli che si stava costruendo qualcosa di importante e che non bisognava assolutamente spostarsi dagli obbiettivi da raggiungere.

 

Si porta a casa dunque, in questa giornata,  un risultato politico importante e non sarà l’ultima perché la battaglia, per il contratto e per la costruzione di fronte più ampio, non è finita. E se anche i media fanno finta che non sia successo nulla e se anche i padroni e le istituzioni da domani si riorganizzeranno per recuperare quanto perduto in termini di controllo e comando, prossimamente i lavoratori e i solidali proveranno nuovamente a mettere in campo altri momenti di conflitto che siano in grado di continuare di mettere in discussione profitto e sfruttamento e quindi lo stato di cose presenti.

Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative.

 

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