LA FIAT IN INDIA

Dovrebbe essere chiaro il concetto che i due fucilieri di marina, oggetto di dispute giudiziarie e scaramucce politiche, sono solo due burattini manovrati e sventolati a piacere per minacciare ben altri affari, molto più economicamente corposi. Sono circa un centinaio le imprese italiane in India. L’Italia è il quarto partner commerciale con il Paese asiatico ed il dodicesimo investitore su scala globale. Tra le multinazionali nostrane spicca il nome di FIAT. Vediamo, in via esemplare, che volume di affari rischia di ridimensionarsi in caso di rapporti incrinati tra Roma e Nuova Delhi. FIAT investe in India con la produzione […]
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Dovrebbe essere chiaro il concetto che i due fucilieri di marina,
oggetto di dispute giudiziarie e scaramucce politiche, sono solo due
burattini manovrati e sventolati a piacere per minacciare ben altri
affari, molto più economicamente corposi.

Sono circa un centinaio le imprese italiane in India. L’Italia è il
quarto partner commerciale con il Paese asiatico ed il dodicesimo
investitore su scala globale.

Tra le multinazionali nostrane spicca il nome di FIAT. Vediamo, in via
esemplare, che volume di affari rischia di ridimensionarsi in caso di
rapporti incrinati tra Roma e Nuova Delhi.

FIAT investe in India con la produzione ed il commercio di automobili e
macchine agricole. Da marzo 2006, e poi in maniera più articolata dal
gennaio 2007, Torino inizia una “joint venture” con il colosso indiano
TATA, leader indiscusso nel settore; dopo 6 anni di stretta
collaborazione le vendite delle auto di Marchionne non sono decollate in
Asia. Dunque nel 2012 è l’amministratore delegato di FIAT, con il logico
assenso di Ratan Tata, a decidere di scorporare le attività, separando
quella commerciale da quella produttiva: la casa di Torino ne instaurerà
una propria, non appoggiandosi più a TATA e puntando quindi sull’appeal
“occidentale” del solo nome FIAT-CHRYSLER.

FIAT produce autonomamente decine di migliaia di vetture nel Paese, tra
cui la berlina di lusso “FIAT LINEA” già ampiamente conosciuta tra le
produzioni del Lingotto nel continente, oltre ai motori. Secondo stime
ufficiali di FIAT INDIA, gruppo locale guidato da Rajeev Kapoor, lo
stabilimento di Ranjangaon nell’India occidentale è capace di produrre
sino a 100.000 vetture (1 auto ogni 112 secondi, dichiarava il
responsabile produzione Giorgio Bollato) e 300.000 unità tra motori ed
organi di trasmissione.

Per questi ultimi, è stata stretta collaborazione tra FIAT ed il gruppo
indo-nipponico MARUTI-SUZUKI già da novembre 2011: 100.000 motori diesel
per tre anni.

Nuovi sviluppi sugli investimenti  del Lingotto a Nuova Delhi sono
proprio di questi giorni: ad inizio marzo 2013 viene inaugurato dal
partner logistico di FIAT “MERCURIO PALLIA” il “cortile” di casa FIAT
nei pressi dello stabilimento: 12 ettari di territorio e la capacità di
ospitare 2000 vetture; inizialmente utilizzato per i due modelli
prodotti su larga scala, PUNTO e LINEA, sarà poi adeguato insieme alla
fabbrica per accogliere tutta la gamma del Lingotto prevista per il
mercato indiano: FIAT, JEEP ed ABARTH.

Il responsabile commerciale di FIAT INDIA AUTOMOBILES Enrico Atanasio,
proprio in occasione dell’inaugurazione ha parlato di “India come
mercato strategico” e “quello che si stabilirà presto tra i primi cinque
mercati automobilistici del mondo”.

Robert DeCrick, uno degli uomini di punta di CHRYSLER, ha indicato
Ranjangaon come “fondamentale per le strategie globali dell’azienda” e
che “FIAT-CHRYSLER punta a svilupparsi in India individuandola come hub
di produzione ed esportazione globale”.

Tra gli obiettivi dichiarati, è prevista entro l’inizio dell’estate
l’apertura di altri 110 concessionari “a marchio” che diventerebbero 170
al termine  del 2013. A livello produttivo inoltre il gruppo intende
espandersi anche nel settore dei SUV, dichiarando di volere sviluppare
un nuovo modello di WRANGLER e CHEROKEE entro ottobre 2013.

A cura di M.L.

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