ILVA, CASSA INTEGRAZIONE

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di FULVIO COLUCCI
TARANTO – Ballano ancora i numeri della cassa integrazione all[k]Ilva. Ieri son partite 1100 lettere destinate ai lavoratori dichiarati in esubero. Un po[k] meno della cifra annunciata due giorni fa: 1400. Ma oggi l[k]azienda e le segreterie sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm, incontrandosi alle 8,30, faranno il punto. A tranquillizzare il Gruppo Riva l[k]emendamento al decreto legge presentato in Parlamento dal ministro dell[k]Ambiente Clini: una volta approvato spieghera’ i suoi effetti sbloccando la vendita del prodotto sequestrato dalla magistratura tarantina.

L[k]Ilva, secondo la tesi della dirigenza, esposta a sindacati e media, tornera’ cosi a respirare trovandosi in cassa quel miliardo che mancava all[k]appello. Niente rischi occupazionali e di liquidita’ che parevano essersi di nuovo materializzati all[k]improvviso. e’ pensabile, quindi, che l[k]azienda riduca il numero del personale da dichiarare in cassa integrazione o da mettere in ferie forzate, comunicandolo ai sindacati. In cassa, per ragioni di crisi o maltempo (la tromba d[k]aria), ci sono gia’ circa 1200 lavoratori. Ed e’ aperta anche la questione relativa al destino del personale dell[k]altoforno 1 e delle batterie 5-6 del reparto cokeria, chiusi per adempiere alle prescrizioni dell[k]Aia, l[k]Autorizzazione integrata ambientale.

Rischioso, pero’, cucire addosso agli emendamenti il destino di una fabbrica. Se qualcosa andasse storto – non succede, ma se succede con l[k]aria di crisi? – tornerebbero gli effetti dirompenti preannunciati in note stampa come quella che, qualche giorno fa, comunicava la chiusura dell[k]area a freddo e la messa in liberta’ di 5mila lavoratori. I sindacati temono anche la situazione complessiva in cui versa lo stabilimento siderurgico. Ieri le gru del porto hanno scaricato a singhiozzo le materie prime che ormai mancano dai parchi minerali. I giorni di autonomia della fabbrica sono quattro. Dopodiche’ il rischio della chiusura sara’ incombente.

I gruisti, dopo la morte del loro collega, Francesco Zaccaria, il 28 novembre, non sono ancora convinti del tutto di salire sui mezzi senza la certificazione di sicurezza rilasciata da un organismo esterno come l[k]Arpa. Anche su questo si misureranno oggi il Gruppo Riva e i sindacati Fim, Fiom e Uilm nell[k]incontro mattutino. Si cerchera’ di arrivare a una soluzione. C[k]e’ chi predica coesione come il sindacato Uilm perche’ [k]L[k]Aia e’ un punto fermo pone paletti inconfutabili e – spiega il segretario generale Antonio Talo’ – soprattutto ineludibili. Non bisogna sprecare tempo ne’ per la nomina del commissario del decreto legge e di quello delle bonifiche. Basta – conclude Talo’ – con la strategia del [k]tutti contro tutti[k]. Politica e societa’ civile abbiano uno scatto unitario di dignita’ e autorevolezza se veramente si vuole il bene di Taranto[k].

D[k]altro canto ci sono voci dissonanti come quella della cellula di fabbrica Ilva di Rifondazione comunista: [k]Taranto non morira’ per decreto[k] scrivono gli operai di Prc e aggiungono: [k]Si facciano le primarie dei cittadini per scegliere il garante previsto dal decreto che vigilera’ sul percorso dell[k]Aia, perche’ restituisca fiducia e speranza che l[k]attuale governo non puo’ garantire[k]. Un atto di sfiducia verso la politica, ma di fatto c[k]e’ il rischio di un commissariamento della citta’. Gli operai Ilva di Rifondazione annunciano che il 15 dicembre manifesteranno insieme a tutte le associazioni nel corteo per la citta’ e per l[k]ambiente.

A proposito di ambiente e sicurezza, il presidente del Fondo antidiossina, Fabio Matacchier a, ha chiesto alla magistratura il sequestro immediato della discarica [k]Mater Gratiae[k] dell[k]Ilva. Matacchiera ha depositato un esposto presso gli uffici della Digos. Il pericolo, secondo Matacchiera, deriverebbe dal passaggio sulla discarica del tornado lo scorso 28 novembre. [k]Ci potrebbe essere un danno sanitario oltre quelli materiali prodotti dal vento[k] scrive Matacchiera, aggiungendo: [k]La discarica e’ a pochissima distanza dal popolso Comune di Statte[k]. Sul problema amianto interviene Sinistra critica: [k]L[k]amianto all[k]Ilva, negli anni, non si e’ lesinato. E basta inalare una sola, invisibile fibra, per patire, dopo u n[k]incubazione trentennale, del mesotelioma pleurico. Che fare? Bonificare i siti, controllando, per esempio, l[k]altoforno 3 fermo da anni. Si puo’ creare una task force con tecnici Arpa e Asl per verificare le bonifiche fatte e realizzarle nelle aree industriali dismesse. Ci sarebbe lavoro per centinaia di occupati, ma a bonificare dovrebbero essere le aziende che hanno sfruttato le aree arricchendosi sui lavoratori e sui cittadini[k].

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