NO TAV A Lione, cronache di ordinaria democrazia

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NO TAV

A Lione, cronache di ordinaria democrazia

Domenica 2 dicembre 2012

Secondo la Prefettura della Savoia noi “rappresentiamo una minaccia per l’ordine pubblico in Francia, per esserci opposti in maniera reiterata e illegale alle autorita’ del nostro paese, in occasione delle manifestazioni connesse alla lotta e all’opposizione alla costruzione del collegamento ad alta velocita’ tra Torino e Lyon” Questo e’ l’incipit del decreto che ci e’ stato consegnato oggi al commissariato di Modane dal capitano Ste’fane Queval. Piu’ sotto c’e’ un lungo elenco di reati che avremmo commesso tra il 2009 e il 2012. Entrambi avremmo piu’ volte turbato l’ordine pubblico, occupato terreni, fatto danneggiamenti, bloccato pubblici servizi. Uno di noi avrebbe anche rubato e fatto violenza privata. Bastano tanta fantasia e due righe su un fax ed il gioco e’ fatto. Due righe inviate dalla polizia italiana, che bonta’ sua, il capitano Queval ci mostra, bastano a decretare la nostra espulsione. Il governo francese non vuole permetterci di manifestare domani a Lyon. Sul foglio che ci danno e’ scritto a chiare lettere “siccome la nostra venuta coincide con l’incontro tra Monti e Hollande” e visti i “gravi eventi” accaduti in occasione delle “manifestazioni violente e non autorizzate del movimento No Tav italiano”, quali “incendio di furgoni della polizia, occupazione illegale del cantiere, il blocco di autostrade e ferrovie” noi rappresentiamo una minaccia “grave, chiara ed imminente per l’ordine pubblico. Il nostro “comportamento e’ suscettibile di attentare agli interessi fondamentali dello Stato francese” e decidono quindi di espellerci.

Nevica forte quando usciamo dal commissariato scortati dalla polizia all’imbocco del tunnel autostradale dal quale eravamo usciti qualche ora prima con la prospettiva di una cena francese e della manifestazione del giorno dopo. Solo li ci ridanno i documenti. Prima di partire nel nostro francese un po’ cosi gli diciamo “arrivederci, la lotta continua, ci rivedremo ancora”. Eravamo stati fermati all’uscita del Tunnel del Frejus dalla polizia in assetto antisommossa, 130 uomini e donne in armi chiamati a blindare la frontiera, per impedire che venga attraversata dal vento di liberta’ che spira su quest’Europa di soldi, banche e filo spinato. Fermavano e controllavano i documenti di tutti.

Abbiamo capito che qualcosa non andava, quando ci hanno fatto accostare e poi ci hanno invitato a seguirli al commissariato di Modane. Li siamo rimasti per quasi tre ore su una panca, mentre frotte di uomini dell’antisommossa andavano e venivano. Uno piu’ anziano camminava su e giu’ dettando i turni per l’indomani. Dall’alta stanza si sentivano i nomi e le targhe dettate al telefono e poi la sentenza “ne’gatif, ne’gatif”. Hanno riempito la camera di sicurezza di gente schiumata sul treno, sinti e rumeni. Il momento peggiore e’ quando arriva un ragazzino africano magro, magro, con un giubbottino leggero e niente documenti. La sua disperazione traspare da ogni gesto. Come un pesciolino inatteso che si e’ impigliato nella rete tesa per i No Tav, questo ragazzo la paghera’ piu’ cara di tutti. Nell’Europa fortezza i gendarmi non guardano per il sottile e si compiacciono di questa pesca fortunata. Noi siamo No Tav, siamo “un pericolo per l’ordine pubblico” ma siamo nati nella fortezza, al di la’ del tunnel abbiamo una casa che ci aspetta. Siamo dei privilegiati. Questo non ci esime tuttavia dal venire fotografati, davanti, di profilo, di tre quarti. Ci misurano e ci prendono le impronte poi ci portano dal capitano che ci fa sentire al telefono un traduttore che legge in italiano le ragioni della nostra espulsione, ma si rifiuta di tradurre per noi. Proviamo a chiedere la ragione di un provvedimento preventivo, che impedisce di manifestare.

Ci dicono esplicitamente che ci buttano fuori perche’ siamo No Tav. Ci dicono che e’ la legge e loro sono solo esecutori. Gia’. e’ sempre la stessa storia, ovunque la si scriva, in qualsiasi epoca: i poliziotti obbediscono agli ordini. Quando diciamo che sono le stesse parole dei nazisti al processo di Norimberga, si arrabbiano e ci cacciano via. Questo ci costa un’altra mezz’ora di attesa. Dicono che la nostra lotta “attenta agli interessi fondamentali dello Stato francese”. Ci auguriamo sinceramente di si, perche’ siamo gente di parte. Stiamo dalla parte del torto, perche’ stiamo con quelli che non hanno i documenti in regola, perche’ tagliamo le reti e blocchiamo le strade, perche’ non accettiamo ordini e leggi imposte, perche’ siamo uomini e donne liberi. E vogliamo diventare sempre di piu’ un pericolo per quest’ordine. Fatto di filo spinato, frontiere, espulsioni, guerra ai poveri e a chi non ci sta.

Maria Matteo ed Emilio Penna, espulsi dallo Stato francese perche’ No Tav.

http://anarresinfo.noblogs.org

Lunedi 3 dicembre 2012

Liberte’, Egalite, Fraternite’ – In diretta da Lyon

Cronaca di oggi aggiornata alle 18. La situazione e’ in stallo, perche’ la polizia non fa ripartire gli italiani (quelli in pullman e i nostri sulle auto).

Ore 8,30. Il buongiorno si vede dal mattino. Dopo le espulsioni di venerdi e sabato circa 130 gendarmi e CRS attendono i No Tav all’uscita del tunnel autostradale del Frejus. Partono controlli lunghissimi ed estenuanti. Man mano che i pullman vengono lasciati andare, attendono gli altri poco dopo la frontiera. Solo intorno a mezzogiorno partono i primi dieci alla volta di Lyon. Quando minacciano di bloccare tutto anche gli ultimi due pullman vengono fatti partire da Modane. Un’auto viene fermata e gli occupanti vengono espulsi. Diversi No Tav passano dal Monginevro dove vengono controllati ma riescono a passare.

Ore 11. Lyon e’ blindata per il vertice, la zona rossa e’ guardata da entinaia di uomini in armi. Numerosi No Tav francesi vengono fermati e portati in questura.

Ore 13. Alla prefettura di Lyon dove si sono incontrati Monti e Hollande sono stati firmati sei accordi, tra cui uno sui trasporti sottoscritto dai ministri italiano e francese. Pare tuttavia che si tratti del tunnel autostradale del Frejus.

Ore 14,30. Gli autobus provenienti dall’Italia sono fermati nuovamente alla barriera di Lyon. Li attende la polizia in assetto antisommossa. La misura e’ colma: i No Tav scendono dai mezzi ed affrontano la polizia, ma vengono subito circondati. Gli avvocati mediano e i pullman possono ripartire. Arriveranno a Lyon quando il vertice tra Monti e Hollande e’ terminato da un pezzo.

Ore 15,30. In Place Brotteaux circa 400 No Tav francesi e italiani accolgono la gente che scende dai pullman dopo un’odissea durata 11 ore. La piazza e’ blindata: uomini in assetto antisommossa la circondano. Intorno all’area ci sono anche reti mobili e cannoni ad acqua.

Ore 16. Secondo quanto riferiscono i mezzi di informazione francesi il governo italiano hanno firmato accordi sulla cooperazione tra le polizie, sulla difesa e sull’istruzione. Per quanto riguarda la Torino Lyon l’enfasi che caratterizza i media italiani non trova conferme. Non e’ stato firmato alcun nuovo accordo se non un impegno alla realizzazione dell’opera che deve essere approvato dai due parlamenti. L’impegno a quanto pare e’ subordinato alla richiesta all’UE di finanziare per il 40% il tunnel di base di 62 km tra Susa e S. Jean de Maurienne. Di nuova linea non si parla piu’. Per il “momento”, il nuovo tunnel monstre – fine lavori 2025 – si colleghera’ con le linee esistenti. Quasi un bluff.

Ore 16,40. I No Tav si riuniscono in assemblea. La polizia nega, nonostante il vertice sia finito da ore, ogni possibilita’ di muoversi in corteo. Armati di striscione i No Tav fanno un micro corteo per la piazza. La polizia impiega spray al peperoncino contro alcuni ragazzi che provano a forzare le reti.

Ore 17,30. dopo un’assemblea i No Tav arrivati dall’Italia in pullman si accingono a ripartire, ma la polizia non vuole lasciar partire italiani (in pullman e in auto) e francesi (a piedi). La situazione e’ di stallo.

Ore 18. I pullman ancora bloccati in place Brotteaux

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